 La
via è dedicata a Carlo Porro, nobile milanese, fu uno degli ostaggi
trascinati a Melegnano dall’esercito austriaco di Giovanni Radetzky durante
la ritirata per la sollevazione patriottica di Milano nelle storiche Cinque
Giornate (18-23 marzo 1848). Il gruppo degli ostaggi, rapiti la mattina
del giorno 24 quando l’armata si mise in movimento verso Lodi, legati a
due a due con manette, furono a Melegnano introdotti in una casa che serviva
da corpo di guardia della gendarmeria del presidio, ma che in quel momento
era sfornita di gendarmi, e furono alloggiati in una camera al piano superiore,
in compagnia di una spia che aveva il compito di riferire i loro discorsi,
secondo il vecchio stile poliziesco austriaco. Il timore che qualcuno di
quegli ostaggi avesse a fuggire si accrebbe quando si udì nella strada
un grande tumulto, che però era un falso allarme fra i soldati
in ritirata, i quali temevano l’inseguimento da parte dei Milanesi insorti.
Si dice che alcuni ufficiali austriaci, amministratori delle paghe, si erano
messi all’Osteria San Giorgio
(che era nell’attuale via San Martino, oggi Barracuda Club) e che al rumore
tumultuante si erano messi a correre al riparo, lasciando aperto sulla tavola
un bel sacchetto di monete dette “napoleoni” d’oro. Quel primo luogo
degli ostaggi non venne più considerato dai carcerieri un luogo sicuro,
anche perché minacciava di essere attaccato dalle fiamme degli incendi
appiccati nelle case il giorno prima. Perciò gli ostaggi furono
trasferiti nella casa del Mastro di Posta, di cognome Tensali, una casa
situata all’estremità del Borgo Lambro, dove oggi è l’angolo
della via Dezza con la via
San Martino. Qui, durante la notte, venne ferito a morte Carlo Porro,
uno dei 19 ostaggi, per una circostanza rimasta oscura e forse anche per
un tragico errore. La via Carlo Porro congiunge la via
Vittorio Veneto con la via Giuseppe Castelli,
tracciata in seguito alla costruzione di villette e di edifici nella zona
destra tra la via Vittorio Veneto e il monumento
Ossario. Essa è lunga metri 70 per 8 di larghezza, là
dove da tempi antichi vi era campagna coltivata. All’inizio della via
S. Martino vi è una lapide commemorativa della tragedia di Carlo
Porro. |