Il Comune
Dall'interno del mondo feudale sorse
una diversa realtà sociale, economica e politica: il Comune, da commune
= la comunità e il patrimonio comune. Fu
un nuovo movimento di vita; un centro più dinamico e maggiormente
attivo, anche se ancora il popolo povero ed analfabeta ne era praticamente
escluso. Lo stesso vocabolo comune, usato storicamente, indicava un patto
comune accettato e condiviso da tutti per salvare i beni; per l'utilità;
per la sicurezza; per gli interessi. Fu una necessità, un unico sentimento,
uno stato d'animo che legava le persone più potenti, talvolta attorno
al vescovo, con la partecipazione dei mercanti più forti, dei giudici
e dei professionisti più quotati. Si venne formando una comunità
politica, prima nelle città, poi in campagna, come associazione corporativa
di determinati ceti sociali (professionisti, mercanti, artigiani) con proprie
leggi, regole e costituzioni. Poi, gradualmente, furono inclusi nella organizzazione
altri ceti che formavano il popolo minuto che esercitava un lavoro. E tutto
questo movimento sociale avvenne entro il territorio dove quotidianamente
si viveva, si nasceva e si moriva; e si agì con una certa autonomia,
cioè con una indipendenza dal re, dai principi, dai grandi funzionari
o feudatari e addirittura dall'imperatore, il quale riteneva indiscussa
la sua autorità ed il suo potere, derivati da diritti secolari sulla
Germania e sull'Italia settentrionale. Il regno d'Italia faceva capo all'imperatore,
a lui si dovevano dare le regalie o diritti del re: riconoscere la sua autorità;
riconoscere o accettare le sue leggi; versare soldi per gabelle, tasse,
tributi; accettare i suoi rappresentanti, considerandoli come l'imperatore
stesso. Il Comune sorse come un fatto privato, per interessi privati, ma
in breve tempo divenne l'autorità suprema, e si presentò come
vero interprete dei voleri di tutto il popolo. I Comuni
presero a usurpare le regalie, espandere la loro autorità nel contado,
tenersi gli introiti delle gabelle, delle tasse e dei tributi. I Comuni
presero ad esercitare ogni tipo di autorità e si ritennero i veri
rappresentanti di tutta la cittadinanza di fronte all'imperatore ed ai grandi
feudatari. Ma già le grandi famiglie e le potenti casate feudali
da tempo avevano praticamente rinunciato al controllo dei centri urbani,
delle città e dei più importanti dintorni, perchè erano
stati travolti nella lotta aspra per le investiture, scoppiata tra il potere
papale ed il potere politico laico dell'impero; una questione che poneva
al centro l'elezione dei vescovi come feudatari dell'impero, conseguentemente
creava conflitti tra il papato, da cui dipendevano i vescovi come gerarchia
ecclesiastica, e l'impero che invece pretendeva di tenere sotto il suo stretto
controllo i vescovi. I Comuni, intanto, avevano rafforzato i loro
poteri, sganciandosi progressivamente da ogni legame centrale e governandosi
in modo del tutto autonomo. Essi non intendevano umiliare o misconoscere
il potere e l'istituzione imperiale, ma neppure volevano sottomettersi per
ogni caso ai messi imperiali. Il tentativo urgente ed inderogabile di farsi
restituire le regalie con la diplomazia o con le armi era nell'intenzione
degli imperatori che avevano la sede in Germania, ma si ritenevano padroni
anche dell'Italia settentrionale, in modo particolare della Lombardia e
del Veneto. A questo si aggiunge la rivalità che esisteva tra Comune
e Comune, in Italia la rivalità tra i Campanili era piuttosto diffusa,
ma era in Lombardia che raggiungeva la massima espressione, fino a veri
e propri odii. Per quello che ci riguarda, cioè per Melegnano,
rimangono famose le continue lotte tra Milano e Lodi: Melegnano era al centro
delle guerre fratricide, essendo a metà strada tra le due città
ed essendo l'ultima terra di confine dello Stato milanese. Al di là
del Lambro già Calvenzano e Fizzolo erano sotto la giurisdizione
politica e religiosa di Lodi. Quindi il ponte del Lambro era l'ultimo confine
milanese. Negli anni più esagitati della lotta tra Milano e Lodi
(la Lodivecchio di oggi e poi la Lodi nuova fondata da Barbarossa nel 1158)
vi era un continuo passaggio attraverso Melegnano di armati che andavano
per scontrarsi, per attaccare, per vendicarsi: diverse volte i Milanesi
arrivarono sotto le mura di Lodi (l'attuale Lodivecchio) e parecchie volte
i Lodigiani saccheggiavano per rappresaglia le terre dei Milanesi nella
nostra zona. |