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Lettera del Presidente per il centenario
Fondazione Casa di Riposo di Melegnano ONLUS
Il 21 maggio del 1894 il primo ospite veniva accolto in quella che allora si chiamava “Casa della divina Provvidenza”, frutto della generosa intuizione di poche persone, rinsaldata dalla fervida adesione della popolazione di Mele-gnano che offrì quanto necessitava alla vita quotidiana di quei primi ospiti. Dunque un frutto spontaneo; non raro in questa nostra generosa terra, ottenuto dalla fertile compo-sizione degli intenti di una vivace e facoltosa borghesia imprenditoriale, di un clero attento e sensibile e della generalità della popolazione in cui erano assai radicati i valori dei solidarismo cristiano.
La storia di quei primi anni è tutta un susseguirsi di nomi che si affollano alla memoria collettiva dei melegnanesi ad evocare un’epoca che fu rigogliosa di iniziative in campo economico e sociale ed ha lasciato segni incancellabili, facendosi eredi di un patrimonio di ideali che ha ancora oggi i suoi segni tangibili nella Casa di Riposo, nell’Ospe-dale Predabissi, negli asili Trombini e Sociale. Opere consorelle, nate nel giro di pochi lustri, messe al servizio di un’umanità dolente, stremata da una vita dura ed intensa. I nomi di Giacomo Frassi, di Clateo Castellini, di Pellegrino Origoni, dei Trombini, dei Sangregorio sono rimasti nella toponomastica cittadina che, purtroppo, forse per un ec-cesso di laicismo, ha trascurato don Orsenigo e don Pescò. Da anni così intensi, in cui il volontariato la faceva da padrone anche nel disbrigo delle pratiche amministrative, da queste radici ben salde nella realtà della Melegnano di allora, prende le mosse il nostro viaggio nel tempo e nella storia di tanti uomini, con sempre presente l’imperativo di modellare l’accoglienza, seppure fra difficoltà ed umani ritardi, sulle aspettative dell’ospite. Abbiamo così compiu-to un cammino che è già lungo ma il passo non è rallentato; il ripercorrere con lo sguardo la strada già fatta stimola nuove energie per cercare di essere oggi all’altezza di quanto significò allora, per lungimiranza di vedute e per dedizione agli altri, la realizzazione di una simile opera e che trovò puntuale riconferma in tante e tante occasioni. Ecco allora il bisogno di aggiornare, rinnovare, pensare nuovi modelli di assistenza più consoni ai tempi: così nascono i soggiorni ad ogni piano, la palestra, la nuova cucina, i bagni assistiti, il progetto esecutivo del nuovo padiglione, l’applicazione di orientamenti dì innovativa efficacia all’assistenza. Tutte cose che, pur fra le lentezze e le incertezze connesse anche alle difficoltà di operare in quest’epoca travagliata, sono state già completate o stanno passando dalla fase progettuale a quella realizzativa, com-pensando così l’impegno dei molti che con spirito di servizio perseguono l’obiettivo del bene comune. Fortunatamente ai frutti di un’amministrazione tradizionalmente oculata si è aggiunta, soprattutto negli ultimi anni, una maggiore sensibilità sociale dello Stato e della Regione Lombardia: l’attenzione ai problemi dell’anziano si concretizza oggi nella formulazione di piani e nella realiz-zazione di studi che inquadrano il problema di una pro-spettiva generale e contribuiscono a risolverlo con normative precise ed uniformi. A tutto ciò si aggiunge l’erogazione di un contributo significativo al pagamento della retta degli ospiti non autosufficienti e la partecipazio-ne, talvolta rilevante, agli investimenti tesi a migliorare la qualità del ricovero.
A centanni da quel giorno di maggio facciamo una doverosa sosta per uno sguardo retrospettivo, per un esame ed una riflessione, per radunare le energie, per chiamare ancora a raccolta Melegnano e riprendere la strada. Durante questa breve pausa sfogliamo assieme quest’album di famiglia: svelta rassegna dei principali avvenimenti che formano la vita stessa, intensa e dinamica, dell’istituzione dai suoi primi giorni ad oggi. Qui sono riportati, a colpi di obiettivo, alcuni eventi fra i più significativi senza la pretesa di essere esaurienti e di dar conto della assai più vasta azione quotidiana che è stata compiuta da quanti hanno operato nel consiglio direttivo e nella segreteria, dalle suore, dal personale medico, infermieristico ed ausi-liario, dagli addetti agli uffici amministrativi, dai cappellani ecclesiastici, dagli operai ed operaie dei multiformi servizi di manutenzione, di cucina, di lavanderia, di guardaroba e di portineria; mansioni di responsabilità o di umile sempli-cità, ma sempre preziose presenze di servizio, di sollecitu-dine, di fedeltà verso un solo scopo: l’attenzione agli anziani più bisognosi, più abbandonati, più mancanti di affetto e di cure. 
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