Si entra nel terzo salone, che oggi è detto salone
di Ercole, perchè in alto sono raffigurate molte fasi e vicende
della vita dell’eroe mitico Ercole; il salone è lungo metri 14,40
per una larghezza di metri 7,30, ed era un salone di passaggio piuttosto
che di permanenza: difatti da questo salone si entra in due stanze sulla
sinistra, la sala degli Argonauti e la sala degli Stemmi; inoltre, in fondo
a sinistra, vi è una porticina che conduce sulla torre di sinistra
del castello; a destra si apre la porta verso una piccola saletta ed un’altra
porta verso gli appartamenti privati, oggi però senza abitanti.
Il salone, piuttosto oscuro per la sua stessa posizione chiusa, in alto
porta una serie di 18 affreschi tutti sulla vita di Ercole che i Greci
antichi chiamavano Eracle, figlio di Zeus e di Alcmena, alla quale il dio
si era presentato sotto le finte sembianze del marito Anfitrione.
Protagonista di numerosissime imprese eroiche, oggetto di leggende popolari,
Ercole era l’eroe nazionale greco, e personificava la vigoria e la robustezza
fisica, unite a non comuni doti di generosità ed altruismo, offuscate
però a tratti da quegli impeti violentissimi d’ira che sono caratteristici
negli uomini molto robusti, il cui ingegno non brilla eccessivamente e
che non sanno prevedere le conseguenze dei loro atti. Ci sfuggono
i motivi che indussero i marchesi Medici alla scelta di tale soggetto,
ed ogni ipotesi può risultare molto discutibile. E’ bene tuttavia
ricordare che gli altri due cicli di affreschi in castello di carattere
mitico, che sono gli Argonauti e la vita di Enea - non visibili, questi,
perchè separati con un basso soffitto in una stanza di abitazione
privata -‘ esprimono la vita di semidei che hanno dovuto affrontare molte
peripezie ed avventure per giungere a quelle conclusioni esistenziali volute
dagli dei. Due motivi, perciò, avrebbero potuto muovere i
marchesi Medici alla scelta di questi soggetti: il primo riguardante la
consapevolezza di trovarsi in una sfera privilegiata, quasi da semidei,
nonostante le origini modeste degli antenati; il secondo per riecheggiare
o ricordare la vita avventurosa dei primi marchesi capostipiti della loro
nobiltà: Gian Giacomo, Agosto, Gabriele, Clara, Margherita, tutti
uniti già a Musso tra pericoli e guerre e rapine ed uccisioni ed
assalti, terminando poi nella quiete di un castello della Bassa milanese,
con il titolo di marchese, con l’apparentamento alla Chiesa di Roma e con
una certa onorabilità in Europa: il destino degli dei voleva che
gli eroi greci soffrissero e lottassero per raggiungere la loro apoteosi.
Comunque ci inoltriamo in un’altra estetica, in una diversa atmosfera artistica
più raffinata, maggiormente controllata nelle proporzioni e nel
decoro, meno carica di risvolti grezzi che si riscontrano nei primi due
saloni: qui si avverte la linea nobilitata da maggior capacità,
e si ritorna ai moduli degli affreschi della biblioteca, dove le divinità
vivono in un’atmosfera superiore alla terra, e dove tutto è presentato
con movimento misurato talvolta quasi decadentistico, per atteggiamenti
ricercati e morbidi. Siamo, cioè, sulla scia di una vera scuola
pittorica, quella che si rifà a Bernardino Campi ed ai suoi seguaci.
Passiamo ora a descrivere gli affreschi di questo salone detto di Ercole.
Entrando dalla porta fissiamo lo sguardo sulla lunga parete di destra,
e scorgeremo Ercole allattato da una dama; il mito di lole, di Eurito,
di Ifilo e la lite con Apollo; Ercole uccide il mostro marino che stava
per divorare Esione, figlia di Laomedonte re di Troia; l’uccisione del
centauro Nesso, che si offrì di portare Deianira, moglie di Ercole
attraverso il fiume Eveno, tentando di rapirla: ed Ercole lo uccise con
una freccia avvelenata, ma prima di morire il centauro consegnò
alla donna la tunica che fu causa della morte dell’eroe, come si vedrà
in un altro quadro affresco di questo salone; la lotta con il leone di
Nemea, mostruosa belva che terrorizzava gli uomini; l’incendio del bosco
per bruciare le teste dell’Idra, e con il suo sangue bagna le frecce che
daranno ferite inguaribili. Sulla parete di fondo, iniziando da destra
in continuità a quanto visto finora: l’uccisione del l’idra di Lerna
con Iolao: l’Idra era un serpente con tante teste che rinascevano dopo
che si erano tagliate, e seminava strage e distruzione nei campi della
Grecia; l’uccisione di Orto ,un cane mostruoso bicipite che custodiva le
mandrie di Gerione, unitamente alla uccisione di Gerione per poter rubare
le mandrie; l’ultimo affresco di sinistra è illeggibile. Sulla
lunga parte di sinistra, incominciando dal fondo accanto all’affresco illeggibile
di poco fa: uccisione di Anteo, un gigante che aveva fatto voto di elevare
al padre Posidone un tempio formato di crani umani e perciò assassinava
chiunque incontrava, ed Ercole lottò con lui e riuscì per
tre volte ad atterrarlo, ma Anteo, dopo il contatto con la terra, si rialzava
sempre più forte, ed infine Ercole riuscì a strangolarlo
tenendolo sospeso a mezz’aria, per togliere il contatto con la terra, perchè
la Terra era sua madre; Ercole porta le colonne, dette “colonne d’Ercole”
e che per gli antichi erano lo Stretto di Gibilterra; Ercole dà
sepoltura al corpo di Icaro sulla riva del mare; Ercole appena nato strozza
i serpenti mandati dalla moglie di Zeus verso la culla per uccidere il
bambino, frutto di tradimento coniugale. Ercole sta mettendo la camicia
di Nesso che gli darà la morte tra dolori strazianti; una divinità
sottrae Ercole dalla persecuzione di Giunone. Nella parete
di destra Ercole prende a sassate una lupa; la lotta per il cinto di Ippolita;
un ulteriore episodio di Ercole bambino. |