I Lümagh
Il consumo delle chiocciole era abbastanza comune in tutta la Lombardia,
particolarmente nell’area subalpina, per l’abbondanza naturale di questo
mollusco, soprattutto in primavera e in autunno. Insieme alle rane, ai
gamberi d’acqua dolce e ad altri animali minori (gatto selvatico, ghiri,
scoiattoli, ricci), che un tempo erano oggetto di caccia o di raccolta
occasionale, le lumache sono oggi sovente oggetto di forte preferenza o
forte avversione sul piano gastronomico. Ormai diffusamente allevate, nel
nostro Paese sono proposte ovunque, sebbene nessuna preparazione abbia
raggiunto la notorietà dei modelli gastronomici francesi (lumache
alla borgognona). Quelle più piccole si fanno infatti saltare in
padella con olio (o burro) e vino bianco; quelle di taglia più grande
vengono trifolate (le lumache alla comacina sono una variante su questo
modello) oppure cotte in un umido di pomodori, spesso con funghi prataioli.
Oggi sono commercializzate anche già pulite, precotte e/o surgelate.
Rispetto alla preparazione di questo saporito mollusco, infatti, l’operazione
più complessa è la pulitura. Esistono diverse tecniche per
effettuare questa operazione, in funzione anche del periodo di raccolta.
Le lumache in letargo (usate nella cucina francese) possono essere semplicemente
lavate e lessate, in quanto sono già purgate. L’impiego delle lumache
corridore, cioè catturate in primavera o in autunno, tipiche nella
nostra cucina, richiede invece un preventivo spurgo per eliminare residui
di vegetali amari (e talvolta tossici per l’uomo) di cui i molluschi si
nutrono. A tal fine, le lumache vive vanno tenute a digiuno per 3-4 giorni
in un cesto con foglie di lattuga e la mollica di due panini, o con foglie
di timo. In Brianza questa operazione era effettuata anche con farina gialla
e crusca. Dopo questo spurgo (e comunque se si usano anche i molluschi
in letargo), occorre lavare le lumache, rinnovando l’acqua, per almeno
3 volte, spazzolandone il guscio, e poi farle marinare per un’ora in una
catinella colma d’acqua con un pugno di sale grosso e un bicchiere d’aceto.
Successivamente si lessano per 10 minuti, sempre in acqua salata e acidulata
con aceto. Per le preparazioni tipiche della tradizione lombarda, i molluschi
vanno asportati dai gusci tagliando longitudinalmente, con le forbici o
con uno spillone, la parte terminale dell’intestino. Infine si asportano
i residui di sostanze viscide che li ricoprono, strofinandoli con farina
gialla grossolana, prima di un ultimo risciacquo.
La lumaca di terra è
il nome impropriamente assegnato alla chiocciola di uso alimentare (da
non confondersi con la lumaca vera e propria, senza guscio). Appartiene
alla specie helix pomatia ed è un mollusco gasteropode dotato di
carni tenere, ad alto contenuto proteico e vitaminico, povere in grassi.
Diverse sono le specie ad utilizzazione alimentare: si va dalla più
pregiata lumaca di vigna (quelle con guscio nocciola e di grandi dimensioni)
alle specie indigene più piccole. Impiegate nell’alimentazione già
nell’antica Roma, compaiono frequentemente sulle tavole del Medioevo.
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