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Computers Storia della Cina e .....
scritto inedito di: Prof. dottor Milost Edvino Mariano
La rivoluzione agricola e qualche divagazione
Una delle tappe fondamentali della storia dell'umanità fu la “rivoluzione agricola”, quando nel 8.000 a.C. in varie località, l'uomo da cacciatore e raccoglitore, diventò sedentario, imparò a seminare e poi a mangiare i cereali, cercando ogni tanto di catturare un coniglio perché sapeva che per rimanere sani e robusti, doveva ingerire anche proteine. (Queste cose Ippocrate, nella sua scuola nell'isola di Coo, nel 470 a.C., le aveva spiegate ai suoi allievi). Addomesticò il cane, il cavallo, le pecore, le capre e il cinghiale. Costruì prima casupole e recinzioni in legno dove viveva con gli animali, poi case in pietra con annessi locali per gli animali, cioè stalle. Più famiglie e più case vicine formarono i villaggi, dove ognuno aveva i suoi compiti, gli anziani, le donne, gli uomini e i cani, che dovevano fare la guardia anche a quella massa di gente che veniva da ovest per raggiungere lo stretto di Bering e conquistare l'America. Quando il sole non aveva ancora spento del tutto la sua luce, stanchi per la strada percorsa, si avvolgevano nelle loro pelli e si sdraiavano sull'erba, prima di chiudere gli occhi, scrutavano ammirati la volta stellata. Ritengo che in quei momenti nel loro cervello iniziavano a germogliare i grandi interrogativi del sacro. Stavano nascendo anche alcune forme di difesa, come le mura in terra battuta, che indicavano che la violenza era ormai un fenomeno comune, per cui, accanto al potere politico-religioso, stava nascendo anche la necessità di un esercito e comparvero le prime forme di organizzazione statale. Le notizie tra l'Asia e l'Europa, grazie alla via della seta, delle spezie, del the, delle perle e del legno di sandalo, volavano come il vento. Questa via era anche la strada che i Re Magi avevano in parte percorso, portando le foglioline del prezioso the, l'incenso caro agli dei, il prezioso oro e la mirra che cresceva e raccoglievano nel regno della regina di Saba. Se un giorno doveste passare per Samarcanda, ricordatevi di andare a vedere il monumento dei tre Re Magi in fila indiana sui loro cammelli. Ho ricordato il thè anzitutto perché a quei tempi era considerato talmente prezioso da avere una cittadina come avamposto specifico per il commercio di queste foglioline. Parlo di Kiakhta, piccola città sul confine russo-mongolo, per centocinquanta anni era stata l'avamposto più importante sulla via del thè. Qui portavano il thè dell'altipiano del Tibet fino alle corti europee. I cinesi avevano drogato gli europei con quella dolce e calda bevanda. I russi erano talmente ghiotti di questa bevanda che lo zar aveva vietato l'utilizzo dell'argento come mezzo di pagamento, per cui queste foglioline venivano barattate con pellicce e bestiame, come mezzo di pagamento. Il giornalista Luigi Barzini nel suo libro del 1907 “Da Pechino a Parigi in sessanta giorni” ricorda con piacere la sua folle corsa con la sferragliante Itala guidata dal principe Scipione Borghese e la loro sosta a Kiakhta, simpatica cittadina fondata e costruita dall'aristocratico Sava Vladislvich Raguzinskij, originario di Ragusa, l'odierna Dubrovnik croata. Barzini ricorda la “stranezza” di questa cittadina, dove si vedono, all'uscita da una fabbrica, ragazze croate con le trecce bionde girare a braccetto con operai buriati - mongoli con gli occhi a mandorla. Il mondo è bello perché è veramente vario. Questa storiella su Kiakhta mi ha fatto venire in mente il giorno in cui, con mia figlia Erica, sono entrato in un negozio di corso Garibaldi a Milano, il quale vende solo thè. Per me il thè è solo una bustina di carta da introdurre in una tazza di acqua calda con un filo per facilitare la manovra. Invece ho assistito ad un colloquio ad alto livello tra Erica e la negoziante, al quale avrebbe potuto partecipare anche Elisabetta II regina d'Inghilterra, la cui competenza in materia mi era nota. Per trenta minuti ho sentito parlare di thè cinese, di the verde, di the nero, di the primo e secondo taglio e così via, per cui mi sono ripromesso di bere al massimo una sana camomilla. Chiedo scusa per le divagazioni, ma le dinastie sono un po' noiose.
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