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Computers Lunga storia degli Asburgo e .....
scritto inedito di: Milost Della Grazia e Machì Venera Milost
Dove sono i Turchi
Alla fine di settembre del 1571 sia Don Giovanni sia Alì Pascià non sapevano ancora quello che il destino stava preparando per loro. La flotta turca era risalita fino a Lesina, l’attuale Hvar ed il Sultano Selim II ordinò ad Alì di tornare a Lepanto, un posto tranquillo nel golfo di Patrasso, dove l’ammiraglio turco sperava di passare un inverno tranquillo, dopo aver massacrato gli abitanti di Corfù e profanato le chiese dell’isola. Il 28 ottobre una barca di pescatori si avvicinò all’ ammiraglia di Don Giovanni con una notizia sicura, i turchi si erano rifugiati a Lepanto, con l’intenzione di passarvi l’inverno. Alì Pascià, giovane ambizioso, gran protetto della moglie del Sultano Selim, aveva appena ricevuto dal Sultano stesso un ordine preciso: « appena i cristiani sono ad una distanza ragionevole, attaccali » Discorso che lo mise di malumore, perché Selim era il Sutano, ma l’ammiraglio della flotta turca era lui ed i consigli degli altri lo infastidivano. Un capo dei corsari aveva dipinto di nero alcune sue navi e durante la notte era penetrato nella flotta cristiana, contando le galee, ma, per nostra fortuna, sbagliò sia il numero delle galee che quello dei cannoni di prua. All’alba del 7 ottobre il brutto tempo e la foschia aveva permesso alla flotta cristiana di avvicinarsi alla baia di Lepanto, dandole il vantaggio della sorpresa. Un brigantino proveniente da Candia e sfuggito ai turchi portò la notizia di quello che i turchi avevano fatto a Cipro e a Famagsta. Marcantonio Quirini, con trattamento di favore, fu prima ucciso, poi squartato, Marcantonio Bragadin fu prima scuoiato vivo ed il suo macellaio fu redarguito perché, arrivato all’ombelico, Bragadin era morto per lo shock. Poi riempirono la pelle con della paglia ed il macabro manichino fu issato sul più alto pennone della nave, accanto alle teste di Quirini e di Nestore Martinengo. Poi tutto fu mostrato al Sultano. Questa notizia corse da una nave all ‘altra provocando nei veneziani, specie in quelli che a Famagosta avevano perso un parente, una furia selvaggia contro i turchi, una voglia di ucciderli. Dato che un venticello aveva iniziato a gonfiare le vele della sua flotta, Alì Pascià, facendo quello che il Sultano Selim gli aveva ordinato, fece alzare tutte le vele. Don Giovanni nella sua cabina stava finendo la colazione del mattino insieme ad Alessandro Farnese. Pane biscottato ammollato con olio d’oliva, le solite gallette mangiate dai soldati di tutte le guerre. Alessandro era inquieto e chiese a Giovanni: « Cosa pensi, Alì Pascià avrà il coraggio o la voglia di abbandonare il suo sicuro ancoraggio ed uscire dal porto di Lepanto ? » Don Giovanni si stava vestendo, tranquillamente e replicò: « Molti secoli or sono, Giulio Cesare, mentre tornava vittorioso dalla Gallia dopo aveva sconfitto Vercingetorige, attraversò armato e con i suoi soldati un piccolo fiume, il Rubicone, pochi chilometri a nord di Roma, azione che per il Senato Romano voleva dire “ non riconosco le leggi del Senato”, per cui noi ti mettiamo in galera, anche se hai vinto la guerra. Ma lui era il più forte. aveva dalla sua parte le legioni romane e disse: da oggi comando io, l’imperatore, il Senato è sciolto, il che voleva dire, Roma è passata dalla democrazia di Socrate alla tirannia. Dopo qualche mese, un suo parente lo uccise con un pugnale ed a Roma tornò la democrazia. Ma questa è un’ altra storia. Ho sentito il bisogno di farti questo discorso in quanto, senza alcun merito, siamo entrambi figli naturali di Carlo V, io con qualche anno in più di te. Ti piaccia o non ti piaccia, siamo stati generati per comandare, per essere dei capi e un capo non può essere un individuo indeciso, ma deve avere sempre le idee chiare, non può permettersi tentennamenti, perché verrebbe eliminato immediatamente. Ti assicuro che Alì Pascià è un vero uomo e tra poche ore questo mare da blu diventerà rosso come questo manto che sto per indossare. Alì Pascià ha già capito che questa volta siamo più forti noi, Lui sicuramente ha già gonfiato le vele e tra poco saremo faccia a faccia, ha cioè già “gettato il dado”, può andare solo avanti, per vincere o per morire. Potremo anche noi nella vita essere nelle stesse condizioni, ma se vuoi essere un buon capo, devi accettare la sorte, vincere o morire, senza alternative. Quindi preparati, tra poco inizieranno le danze. » Don Giovanni finì di vestirsi, indossò prima la corazza e su questa la cotta di maglia, poi si avvolse in un manto riccamente drappeggiato con bottoni metallici. Si dirige verso la porta con un passo di danza, apre la porta e l’investe il fresco meltemi che lo sveglia del tutto. Aspira l’aria fresca del mattino, guarda l’orizzonte e rivolgendosi al marinaio più vicino gli chiede : « per piacere, chiamami Don Juan de Cadorna. » L’ufficiale arriva immediatamente ed ascolta gli ordini : « scelga otto delle migliori galee della squadra siciliana, chiedendo agli uomini ai remi il massimo sforzo per una trentina di minuti. Torni prima possibile, perché ho bisogno di un paio d’ore per assegnare ad ogni Galea il suo posto di combattimento e mi osservi, per cortesia il colore delle bandiere al vento. » Ormai tutto l‘equipaggio è in piedi e ben sveglio. ufficiali, marinai, balestrieri, archibugieri, artiglieri, spadaccini, soldati, il duca di Bracciano e i suoi esuberanti volontari romani, i soldati privati di Alessandro Farnese e 150 volontari Italiani. Le milizie da sbarco hanno sistemato le reti antiabbordaggio ed hanno spalmato con del grasso il pavimento dove i turchi potrebbero abbordare l’ammiraglia. Il destino della cristianità dipendeva ormai da Don Giovanni. Sulla sua Real erano saliti anche il principe Gianandrea Doria, il principe Colonna, Avevano fatto una rapida colazione tutti insieme, il solito pane biscottato .ammollato con olio d’oliva, Anche loro vogliono sapere se Don Giovanni ha dormito bene. Dicono che il principe di Conde, un nobile francese, si vantasse di aver dormito come un ghiro prima di una famosa battaglia, ma il discorso muore lì, nessuno si interessa del povero Conde, forse non è mai esistito, oppure dorme sempre come un ghiro e non è mai stato in guerra. Il principe Doria si informa dei turchi « I turchi sono in vista ? » Alessandro Farnese lo rassicura, « Noi intanto ci muoviamo lentamente in direzione del golfo di Patrasso e lì li troviamo. » Don Giovanni si era gia appartato con Don Juan de Corsero, che aveva raccontato all’ammiraglio quello che voleva sapere. Don Giovanni aveva la sensazione che i vari comandanti, principi e ammiragli fossero un po’ nervosi, anche se erano d’accordo sulla sistemazione escogitata da Don Giovanni, in base alla sua esperienze contro i turchi. Al fianco sinistro assegnò 63 galee con vessillo giallo, più le tre galee dei Mladineo dell’isola di Brac, sotto il diretto comando di Agostino Barbarico. Era il punto più pericoloso perché i turchi, guidati da Maometto Scirocco, vecchio lupo di mare così chiamato perché veniva dal sud-est come quel vento, avrebbero sicuramente tentato di aggirare tutta la flotta cristiana con la tecnica già da lui usata altre volte con i veneziani. All’ ala destra andavano le Galee dei Doria e quelle del Papa, sotto il comando di Gianandrea Doria che aveva come vecchio avversario Occhiali, un ex galeotto calabrese diventato il miglior combattente di mare del Sultano. Il duca di Bracciano, Paolo Giordano con i suoi volontari romani, Alessandro Farnese con la sua famiglia di 202 uomini e nobiluomini ed i 152 soldati italiani, avrebbero svolto il loro ruolo saltando nelle Galee più vicine cercando di uccidere e di buttare in mare più turchi possibile. Ad un dato punto il principe Gianandrea Doria, Sebastiano Venier e Marcantonio Colonna si rivolsero di nuovo a Don Giovanni:. « Don Giovanni, sei sicuro che stiamo facendo il meglio, questi turchi noi li stiamo cercando da molti giorni e non li abbiamo ancora trovati. » Don Giovanni, visibilmente infastidito seccamente rispose: « Ora sappiamo che sono nel golfo di Patrasso, davanti a noi, a Lepanto. Senores, ya no es hora de delibral, sino de combatir signori, non siamo qui per discutere, ma per combattere ». Il Duca di Bracciano, Paolo Giordano, si fregò le mani, diede una strizzatine d’occhio a Don Giovanni e, non potendo starsene tranquillo, disse: « Cominciavo ad annoiarmi, sono venuto da Roma con un bel numero di volontari per dare una lezione ai turchi. Se dovessi andare dal Papa Ghisleri senza aver combinato nulla, quello prima ci scomunica, poi ci prende a ceffoni », « Basta Paolo, urlò Don Giovanni, la discussione è chiusa! »
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