Due notizie sui galeotti, cioè gente destinata ai remi delle galee:
C'erano tre tipi di galeotti, i buonavoglia, per lo più volontari, spinti a
questo lavoro dai debiti e dalla miseria. I veri galeotti, cioè i falsari, i truffatori, gli assassini, gli omosessuali, i sacerdoti sconsacrati, gli adulteri ed i bestemmiatori, dato che la bestemmia, come la bigamia, era punita con dieci anni di remo. il terzo tipo erano gli schiavi, catturati nei villaggi dai pirati e venduti a quelli che avevano bisogno di manodopera a buon mercato.
Duecento o trecento persone costrette a vivere in pochi metri quadrati, a
mangiare e ad andare di corpo in queste condizioni, a dormire legati ai
remi, il tutto in un ambiente fetido e nauseante e frustati quando, in
un combattimento la galea deve manovrare con i remi, aumentando al
massimo la velocità, con la possibilità di morire affogati se colpiti in pieno da
cannonate.
La flotta turca lasciò le acque della Provenza dopo una permanenza di
alcuni anni passati a spese dei francesi. Per liberarsi da questi ospiti
ingombranti, Francesco I dovette pagare al Barbarossa una buona uscita di
ottocentomila scudi d'oro.
Quando il Barbarossa rientrò a Costantinopoli con le navi colme di bottino
e circa ventimila schiavi, venne accolto con entusiasmo dalla popolazione.
Barbarossa morì nel 1546, lasciando al sultano la supremazia del
mediterraneo e un ottimo seguace, il solito Dragut, chiamato "la spada
sguainata dell'islam" che si specializzò nella tratta degli schiavi, mestiere
meno pericoloso del saccheggio.
Il papa cercava di fare il possibile per organizzare crociate, ma era l'epoca
della riforma protestante ed i regnanti europei erano continuamente in
lotta tra di loro senza alcuna voglia di unirsi sotto un'unica bandiera.
Venezia, la cui potenza era legata ai commerci con l'oriente doveva
spesso scendere a compromessi, spesso umilianti con il sultano.
Quando una flotta di navi spagnole, siciliane e napoletane, comandate dal
principe Andrea Doria, nel 1535 tentò di aiutare Carlo V ad occupare
Tunisi, per liberare diecimila schiavi cristiani, Venezia non diede alcun
aiuto.
Per ripicco, quando nel 1538 Venezia chiese l'aiuto del principe Doria
per riconquistare l'isola greca di Prevesa, antica colonia veneziana, nel
corso della battaglia Andrea Doria ordinò alle sue navi di abbandonare la
lotta, con la conseguenza che i veneziani furono costretti ad arrendersi,
umiliandosi con i turchi e cedendo a loro la città di Nauplio.
Nel Mediterraneo circolavano ormai anche bande di pirati cristiani come
gli Euscocchi, che avevano la loro base a Senj sulla costa dalmata.
Mio nipote Iviza di Spalato, comandante di navi, mi ha raccontato che una
volta, dopo che avevano reagito duramente all'attacco di una galea turca,
un nostro antenato era riuscito ad impadronirsi della nave, sulla quale
stava viaggiando, come passeggera, una bellissima ragazza turca e tutto si
risolse con il matrimonio tra lui e la ragazza, per cui nelle nostre vene
circola sangue croato, sloveno ed un pizzico di sangue turco.
Agli occhi dell'Islam i pirati avevano una motivazione politico religiosa
valida, non si sentivano predatori ma valorosi soldati per l'accanimento
con il quale dopo il saccheggio si avventavano contro tutto quello che era
cristiano, le chiese, le immagini sacre, le campane e così via.
Le cianfrusaglie che trovavano nelle abitazioni della povera gente
valevano poco, mentre le prede umane, giovani donne, uomini robusti,
rendevano molti ducati, perchè gli armatori delle navi, i proprietari terrieri
e le imprese edili, avevano un continuo bisogno di mano d'opera a buon
mercato da mettere al remo o da impiegare nei lavori più pesanti.
In quegli anni la caccia agli infedeli era l'attività più diffusa e redditizia
ed il famoso corsaro Dragut si vantava di avere rastrellato più di seimila
schiavi in una sola scorreria in Italia.
Questi finivano in una sorta di lager , chiamati banos, cioè cortile. Le
condizioni di vita degli schiavi erano orribili, bagni sempre affollati di
gente lurida, coperta di stracci, viveva in un ambiente con un fetore
nauseante. Unica concessione era la libertà di religione.
Tripoli, Tunisi, Grano, ma sopratutto Algeri, erano diventate, da misero
agglomerato di baracche, bellissime città. Ai mercati molto apprezzate
arano le ragazze circasse, famose per la loro bellezza. Un commerciante
spagnolo nel 1403 riuscì a vendere una giovane bosniaca di ventisei anni
al prezzo di quarantotto ducati.
Il dramma dei poveri cristiani, strappati alle loro case, era indescrivibile.
Per pagare i riscatti la gente si riempiva di debiti. Chi era poi stato
prigioniero dei turchi, per quanto festeggiato al suo ritorno, si trovava al
centro di pettegolezzi e di sguardi interrogativi.
Come si era comportato durante la prigionia?
Anche il grande condottiero Solimano il Magnifico, aveva dei dubbi,
era meglio concludere in bellezza la marcia trionfale facendo bivaccare i
suoi giannizzeri nel ring di Vienna oppure togliersi quella spina nel fianco
che era l'arcipelago di Malta ? Doveva scegliere, perchè guerreggiare su
due fronti era impossibile come impegno, anche se a difendere Malta erano
rimasti soltanto i Cavalieri di Gerusalemme, chiamati poi, a secondo delle
tappe della loro forzata ritirata, Cavalieri di Rodi ed infine Cavalieri di
Malta.
Questi Cavalieri presentavano due svantaggi agli occhi dei sovrani
europei, in primo luogo, giuravano fedeltà non al monarca ma al Papa, in
secondo luogo, il voto impediva loro di guerreggiare contro altri cristiani.
Come ho già scritto il Mediterraneo era ormai infestato da pirati di tutti i
tipi, dagli spregevoli rinnegati come il Barbarossa e Dragut, agli eustocchi
ed altri pirati cristiani, che quando incrociavano una nave turca, se a loro
giudizio era abbordabile, non perdevano l'occasione di farle cambiare
bandiera. Dopo centoquindici giorni di lotta, i turchi a Malta avevano
perso trentomila uomini e sparato almeno centotrentamila colpi di cannoni
mentre le perdite dei Cavalieri non superavano i 2390 combattenti.
Vienna, sia per la sua importanza simbolica, sia per la ricchezza del
bottino, sarebbe stata la scelta di Solimano e dei sui generali, se quegli
insolenti" figli di Satana", che erano i Cavalieri di Malta, non avessero
insidiato le loro rotte ed il gran visir Sokolli ed altri ammiragli, non
avessero continuato a mettere in evidenza l'importanza di impadronirsi
anzitutto di Malta.
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