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Computers La mia vita
scritto inedito di: Milost Della Grazia
la mia serena terza età
Sono passati ormai più di settanta anni dalla fine della guerra e vivo in Friuli a Qualso, toponimo latino di Colles – > Cols – > Cuals -> Quals, piccolo agglomerato di antiche e nuove case costruite sulle macerie del terremoto del’76. Quals, piccolo paese adagiato sulle colline morenico-alluvionali del Torre in cui preistoria e storia convivono nei ricordi non ancora obliati. Un giardino con una ventina di alberi ad alto fusto, quasi un modesto parco, circonda tutta la casa e dal mio studio ho un’ampia visione delle Prealpi Giulie, delle Malghe di Porzus e della innevata cima del Canin. Il clima è mite ed anche in agosto una lieve brezza arriva dalle valli del Torre e del Cornappo. Potrei definirmi anche felice, se i vapori del monossido di etilene, aspirati in ospedale per sterilizzare i cistoscopi, non mi avessero lesionata quella parte di cervello chiamata Hipothalamus e più precisamente la “ substantia grisea centralis “, per cui sono un parkinsoniano che vive faticosamente, scrivendo con il computer, suonando il pianoforte e mettendo a posto i francobolli che ha raccolto per sessanta anni e mai sistemati. Quando l’aria è tiepida, passeggio per un paio d’ore nel mio giardino, che ormai chiamo il mio magico giardino di Klingsor, come disse Richard Wagner quando vide quello di Villa Rufolo a Ravello e osservo le piante ed i germogli, i vari tipi di uccelli che lo considerano un oasi di pace. Naturalmente i mass media nel frattempo mi tengono informato su quello che succede a questo mondo. Mentre nelle campagne abbiamo sempre trovato tanta brava gente disposta ad aiutarci, a darci una mano, nelle grandi metropoli come Milano la situazione non è delle migliori. Vanno allo stadio per divertirsi e tutto finisce con feriti, arresti e cariche della polizia. Tutte le città hanno problemi di traffico, ma non solo per i gas di scarico dei mezzi di trasporto, ma sopratutto per la tracotanza di chi guida, problema ormai di competenza degli psichiatri che stanno studiando perchè la guida di un auto alimenta l’aggressività di un uomo normalmente sano. Una buona parte dei giovani crescono senza valori, martellati in età sempre più verde, da messaggi che esaltano il successo, il denaro, le auto sempre più veloci per un mondo che avrebbe bisogno di rallentare, giovani convinti che tutto debba essere a loro portata di mano e lo pretendono senza pensare che tutto invece deve essere conquistato con il lavoro, con la fatica. Probabilmente i genitori non sono più in grado di educare i figli oppure non hanno più tempo per farlo, in un mondo inquinato dal sesso diventato materia commerciale per gli spot televisivi o per accelerare una carriera. Un mondo rumoroso e ammalato di traffico, in cui il silenzio è un bene in estinzione e la televisione, un disastro ecologico che si insinua nelle case, per non parlare della droga, dei divorzi, degli aborti e della prostituzione. Ma allora, cosa può fare un anziano come me ? Isolarsi sempre più nella sua casa e passeggiare nel suo magico giardino di Klingsor , osservando le margherite e le violette, i mughetti ed i narcisi, che stanno profumando l’aria, parlare con gli alberi, controllare le gemme che stanno spuntando sui vitigni, osservare tutte le varietà di uccelli che vengono a giocare nel nostro prato, sicuro rifugio per loro. Quando il sole sta per tramontare è il momento di mettersi comodi per godersi, in un tripudio di colori, l’ “ enrosadira “ , quei momenti in cui il sole già tramontato, illumina ancora, per riflesso, di rosso fuoco e viola tutte le montagne. E’ anche il momento di ringraziare Dio per la bella giornata e per lo spettacolo con il quale ho conclusa una giornata serena, come un giorno concluderò la mia vita. Ma, come è scritto nella Bhagavad-gita, non devo avere paura della morte, perchè la mia anima non ebbe mai un inizio e non avrà mai un fine, non muore quando il corpo si dissolve e torna nella terra. Quando sono solo ed il cielo è cupo perchè manca il sole, nel silenzio del mio studio medito e cerco di pregare, perchè ho capito che la preghiera mi libera dalla solitudine, mi apre al mistero della comunione con Dio ed è una via per arrivare alla fede. Il teologo francese Yves Marie Congar affermava che con la preghiera riceviamo l’ossigeno per respirare, ma quel respiro doveva abbracciare tutto quello che fa parte della nostra vita. Solo allora il frutto della preghiera potrà diventare per me pace assoluta. Reiner Maria Rilke, uno dei più grandi poeti tedeschi, visse a lungo a Trieste, ospite del principe Raimondo della Torre e Tasso nel castello di Duino. Durante un periodo di tormentosa ricerca della fede, scrisse una lettera ad un amico parlando della morte, della quale vedeva, nel silenzio del Sabato Santo quando anche Cristo è un muto cadavere, solo il lato oscuro, ma, al di la di questo aspetto drammatico c’è sempre Gesù, che fa balenare davanti ai nostri occhi l’altro aspetto della morte, un volto immerso nella luminosità divina, perchè Dio rassicura che per gli uomini giusti non ci sarà più né morte né dolore. “ Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena “ ( Apocalisse 21: 4 ) .
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