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Storia e Mitologia

scritto inedito di: Milost Della Grazia
il Natale: epilogo
Non mi ero mai posto il problema della data di nascita di Gesù e festeggiavo regolarmente il 25 dicembre, anche perchè, figlio unico, ero nato a mezzanotte tra il 24 ed il 25 dicembre, giorno di grande festa per il mio nucleo familiare, formato dalla nonna materna, la contessa croato-polacca Ottilia Pinsky e da zia Gemma, una delle sue quattro figlie, considerata l’intellettuale di famiglia. Si festeggiava sempre il ventiquattro sera con una liturgia particolare che avevo poi cercato di trasmettere ai miei figli e ai loro congiunti. Liturgia che prevedeva un abete con le candeline rosse e decorazioni, alcune ancora in uso dopo ottanta anni ed un menù tradizionale con dolci a me particolarmente graditi. Prima della cena si accendevano le candeline dell’abete, si distribuivano i doni, ascoltando “ Stille Nacht “. Questo era il mio Natale, poi venne la guerra che mi portò lontano. Attualmente il Natale è diventato il simbolo di un consumismo sfrenato, per il quale hanno anche scritto il manuale “ Come sopravvivere alle feste natalizie” Mia moglie Vera, nata in una famiglia siciliana con molti membri testimoni di Geova, una volta trasferita in Friuli, dopo un paio di incontri preliminari, aderì anche lei a quel gruppo religioso, diventando un membro integralista di quella congregazione. Al primo Natale mi resi conto che dovevo rinunciare a festeggiare sia il mio compleanno sia il Natale, da loro considerato una festa pagana, ma la cosa, tutto sommato, mi andava bene, perchè mi aveva semplificato la vita. Il mio scritto “Storia e Mitologia” è finito. Probabilmente alcuni argomenti non li ho sviluppati in modo adeguato, oppure molto spesso sono andato fuori tema. Talvolta mi chiedo se la mia vita è quella che ho realmente vissuto oppure quella che ricordo. L’aver affrontato certi argomenti ha fatto nascere dentro di me qualcosa di indefinibile, forse, come mi ha scritto l’amico Evandro, alcune parti del Vangelo, come il Sermone della Montagna, hanno pizzicato nel mio subcosciente una corda profonda, sempre esistita ma mai toccata prima. Molti anni or sono l’amico Evandro, mi aveva detto: Nella vita tu sei stato tutto ed il contrario di tutto, ma forse non gli avevo mai spiegato che il mio impegno nel socialismo e poi nella massoneria, era stato, dopo un’esperienza negativa con dei superiori, cattolici solo di nome, una via un po’ diversa, anche se sbagliata di cercare Dio. Tutto questo mi aveva portato ad una specie di apostasia e mi aveva convinto ad aderire a filosofie induistiche. Krishna era, infatti, il nome della loggia massonica, creata da Ugo Poli, che frequentai per anni, diventandone, alla fine, Maestro Venerabile. Ricordo il mio compagno Beppe Samaden, seconda liceo classico Giosuè Carducci di Milano, di famiglia svizzero valdese. Eravamo da un mese a Graz nella stessa pensione per studenti, per migliorare il nostro tedesco ed ora volevamo visitare Vienna e Praga. Partiti in bicicletta da Graz, ci eravamo fermati ad un Ostello della Gioventù sulla riva di un lago nei pressi di Leoben in Stiria. Invece di dormire nello stanzone insieme agli altri studenti-turisti, aspettammo l’alba, sdraiati sul fondo della barca in mezzo al lago. Sopra di noi luccicava un firmamento che avrebbe entusiasmato Pitagora e Kant ( Isaia 40:26 ). Al liceo avevamo, già da due anni, come insegnante di filosofia, il professor Bendiscioli, il miglior filosofo nella Milano di allora. Passammo tutta la notte a parlare di Dio, osservando il cielo stellato. Mi raccontò la storia dei valdesi, meno rigidi dei calvinisti, ma sempre protestanti, diffusi nelle vallate del Piemonte e di quella parte della Lombardia che si collega con l’Engadina. Questi Valdesi, da come me li aveva descritti quella notte Beppe Samaden, erano abbastanza simili ai Testimoni di Geova, con le medesime regole e con un rigido comportamento contro le trasfusioni di sangue.
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