Questa marcia durò quaranta anni e fu durissima sia per Mosè, che per il popolo di Israele che si lamentava continuamente per il cibo, per l’acqua e per il freddo notturno..
Quando in Egitto lavoravano come bestie a far mattoni, sembra che alla sera si consolassero con bistecche di carne, che nei vari deserti potevano solo sognarsi. La notte poi gli ebrei si lamentavano per il freddo che pativano nelle tende di pelle di capra, perchè è noto che con il tramonto la temperatura si abbassa molto. La prima sosta la fecero nell’oasi di Elim, dove si riposarono per vari giorni, lamentandosi per la poca acqua che trovarono. Fossimo morti in Egitto, dove mangiavamo pane e carne a volontà, era quello che continuavano a dire, facendo innervosire Mosè che li accusava di avere poca fede. e Geova fece piovere dal cielo la manna che li calmò un po’ di tempo. Quando furono vicini al deserto del Sinai si scontrarono con gli Amaleciti, un popolo feroce, che non voleva che gli ebrei occupassero le loro strade e Mosè radunò i suoi uomini più robusti e scelse Giosuè per guidarli. Mosè anche questa volta scelse gli uomini giusti, perchè gli ebrei vinsero decisamente la battaglia e quella sera vi fu grande esultanza nell’accampamento israelita, sacrificando un agnello in onore al Signore. Poi la marcia riprese fino al monte Horeb, che Mosè chiamava Sinai, sul quale salì e Dio gli parlò a lungo, mentre lui ascoltava con timore reverenziale che Dio gli rivelasse tutti i comandamenti e le leggi che erano le condizioni per la sua alleanza con Israele. Al mattino dopo Mosè costruì un altare ai piedi del monte e i giovani sacrificarono dei giovenchi in onore di Geova, che chiamò Mosè e gli disse che gli avrebbe dato delle tavole di pietra con le leggi ed i comandamenti e fu allora che Mosè ritornò sul Sinai dove rimase quaranta giorni e quaranta notti. Gli Israeliti si persero d’animo durante la lunga assenza di Mosè e finirono per costruirsi un vitello d’oro per poterlo adorare, danzando e cantando intorno a lui. Quando Mosè tornò, portando le tavole di pietra con le leggi ed i comandamenti, preso da furore scagliò con violenza le tavole che andarono in frantumi, Aronne prese il vitello d’0ro, lo polverizzo e lo buttò nell’acqua, facendola bere ai peccatori, ai quali Mosè
spiegò che sarebbe salito ancora sul Sinai, per chiedere perdono e nuove tavole delle leggi e dei comandamenti. Per punizione tutti dovevano collaborare per costruire un tabernacolo per pregare il Signore e così fecero per molte settimane. Mentre lavoravano, gli israeliti, come al solito si lamentavano che non avevano carne da mangiare, tanto che Mosè, perse le staffe, urlo: Perchè tratti così male il tuo servo ? E Geova fece arrivare
molte quaglie con le quali poterono saziarsi per molti giorni.
Finalmente, dopo quasi quaranta anni, la carovana aveva superato il Deserto di Paran e si era fermata, per riposarsi, nell’oasi di Kadesh.
Mosè scelse dodici esploratori, tra i quali vi era anche Giosuè, da inviare a raccogliere informazioni su come era il paese e le popolazioni.
Dopo alcune settimane gli uomini tornarono carichi d’uva, di fichi e di melagrane. Solo Giosuè e Caleb furono ottimisti ed erano convinti che Israele con la sua forza avrebbe potuto conquistare Canaan. Gli altri furono irremovibili, parlavano di gente molto alta che uccideva chi li infastidiva e poi li mangiava. Qualcuno chiedeva di poter tornare in Egitto. Geova si chiedeva fino a quando avrebbe dovuto sopportare questo popolo che si lamentava continuamente, nonostante tutti i miracoli che aveva fatto per loro, per cui li punì condannandoli a vagare nel deserto del Sinai per ancora una generazione. Un giorno che non avevano acqua sufficiente da bere Mosè e Aronne riunirono la comunità dirimpetto ad una roccia e Mosè colpì con il bastone due volte la roccia, dalla quale sgorgò immediatamente acqua per la gente e per il bestiame. Ma il Signore offeso disse a Mosè e ad Aronne: non sarete voi a portare questo popolo nel paese che io vi ho dato.
Mosè accettò la punizione senza protestare e questa volta gli ebrei cercarono di penetrare nella Terra Promessa puntando sul golfo di Akaba e da qui verso nord, ma tutti i vari re, nonostante la stretta parentela attraverso Lot, rifiutarono di lasciarli passare per cui gli israeliti dovettero spesso ricorrere alle armi, ma Geova li aveva già puniti a dover rimanere ancora per una generazione nel deserto, ma questo potrà essere un problema per il nuovo condottiero Giosuè.
Tra tutte le grandi personalità dell’ Antico Testamento emerge maestosa
quella di Mosè, l’uomo scelto da Dio per organizzare e mettere in atto la fuga dall’Egitto, per trasmettere la legge e guidare i figli di Israele alle porte della Terra Promessa. Pur essendo stato educato come un principe egiziano, non dimenticò mai le sue origini ebraiche e, seguendo le indicazioni di Geova, guidò il suo popolo dalla schiavitù al deserto del Sinai. L’ho definito il Grande Timoniere, perchè, dimostrando grande cultura ed esperienza in ogni momento del lungo viaggio durato quaranta anni, seppe sempre fare le giuste scelte, portando la barca in un porto sicuro. Fu profeta e legislatore e nel terzo mese dopo l’esodo dall’Egitto Geova dimostrò, di fronte a tutto il popolo d’Israele, la grandezza dell’autorità che aveva affidato al suo servitore Mosè, invitandolo a salire sul monte Horeb ( Sinai ) dove, tramite un angelo, Egli gli parlò e Gli
gli consegnò le leggi proposte agli uomini per la loro salvezza, quelle leggi chiamate “ I dieci comandamenti “, che poi Gesù Cristo portò ad undici: ama il tuo prossimo come te sesso.
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