Ogni giorno procedevano per circa 25 chilometri ed erano ormai in alta montagna, dovendo superare il monte Ermon, dagli arabi chiamato Gebel al Shaya. Da qui Abramo vide in lontananza le verdi colline di Canaan, la Terra Promessa. La marcia continuava, tenendosi sempre sull’altipiano centrale, perchè nella valle del Giordano c’erano parecchie roccaforti di cananei, che avevano armature più robuste delle loro. Abramo, nonostante che la zona fosse tranquilla, preferì continuare a seguire la strada montuosa fino a Sichen e da qui si diresse a sud verso Betel, dove piantò le tende su di un colle e costruì un altare per Geova, che gli apparve un’altra volta, rinnovandogli la promessa di dare alla sua discendenza questa fertile terra. Abramo, rassicurato, decise di rimanere in questo posto con tutta la tribù per qualche mese, per permettere alle sue greggi di ingrassarsi su quei ricchi pascoli.
Ma dopo qualche mese tutta Canaan fu colpita da una carestia ed Abramo con la sua famiglia si diresse in Egitto, alla ricerca di nuovi pascoli. Riuscì a vendere gran parte del suo gregge in cambio di oro ed argento. Tornato a Betel trovò che anche qui la situazione era molto migliorata, il bestiame era molto aumentato, come numero e come peso ed anche i membri della tribù erano molto aumentati come numero.
Gli uomini di Lot e quelli di Abramo iniziarono ad avere delle dispute per problemi di spazio in quanto sia il bestiame che le persone erano troppi per riuscire a dividersi equamente i pascoli per il bestiame ed allora Abramo decise che Lot era maturo per diventare autonomo e gli disse: tu vai a destra ed io andrò a sinistra, oppure viceversa, decidi tu. Abramo rimase in Canaan, Lot preferì andare nella zona di Sodoma, ma la sua fortuna declinò rapidamente.
Un esercito straniero saccheggiò i paesi sulle rive del Mar Morto, facendo prigioniero anche Lot. Abramo formò subito un piccolo esercito e sconfisse in una battaglia i rapitori di Lot, dimostrando grande coraggio e capacità nel guidare i suoi soldati.
La regione con Sodoma e Gomorra era abitata da gente brutale e peccaminosa. Geova intervenne, facendo cadere dal cielo su queste città zolfo e fuoco,
distruggendole completamente. Abramo, Lot, sua moglie e le figlie furono avvisati di allontanarsi rapidamente dalla zona, senza mai voltarsi indietro. La moglie di Lot, dispiaciuta per quello che si lasciava alle spalle, essendo attaccata alle cose materiali, trasgredì al comando divino di non voltarsi per alcuna ragione e fu trasformata in una statua di sale. La posizione esatta delle due città corrotte che Dio distrusse è stata per lungo tempo un problema per gli studiosi della Bibbia. Oggi si pensa che un cataclisma, forse un terremoto, abbia colpito la zona e l’acqua sommerse le rovine.
Alla fine Abramo si stabilì nei pressi di Hebron, a 30 chilometri da Gerusalemme.
Qui gli comparve ancora Geova, trasformando il suo nome da Abramo in Abraamo, che vuol dire “colui che cammina con Dio” e il nome di sua moglie da Sarai in Sara. Poi Geova istituì un segno dell’alleanza, per cui ogni maschio dovrà essere circonciso. Nonostante fossero sposati da più di trenta anni Abraamo e Sara erano senza figli. Sara gli aveva dato Agar, una serva egiziana con la quale Abraamo non tardò a generare Ismaele. Abraamo si preoccupò che Ismaele potesse ereditare il suo posto, ma il Signore lo rassicurò, dicendo: io lo benedirò e lo renderò fecondo, per cui dal suo seme nascerà una o più grandi nazioni, ma la mia alleanza farà sì che Sara partorisca un figlio. Allora Abraamo prese tutti gli uomini della sua casa e circoncise la carne del loro prepuzio. Dopo un anno Sara partorì Isacco e dopo otto giorni Abraamo lo circoncise.
Mentre Abraamo era in cerca di nuovi pascoli, Geova lo mise alla prova dicendogli:
prendi il tuo figliolo Isacco, che tu ami tanto e va sul territorio di Moria e offrilo
a me in olocausto. Abraamo rimase sbigottito perchè mai venivano fatti sacrifici umani. Pur straziato dal dolore Abraamo caricò su di un asino provviste per molti giorni e legna per l’olocausto. Il terzo giorno raggiunse il luogo che Geova aveva
scelto ed Isacco osservava con apprensione il padre che costruiva un rozzo altare di legna sul quale lo legò. Abraamo alzò il coltello che teneva nella mano destra, mentre con la sinistra copriva gli occhi di Isacco. Ma l’angelo di Geova lo chiamò: Abraamo, non fare del male a tuo figlio, ora so che tu temi Dio, perchè non mi hai rifiutato il tuo unico figlio. Abraamo alzò gli occhi e vide un ariete e lo offrì in olocausto. Abraamo ed Isacco tornarono a Beer-Seba e il padre insegnò al figlio le stesse cose che lui aveva imparato da suo padre.
Gerhard von Rad, un noto critico di testi sacri tedeschi, nel suo libro pubblicato nel 1977, “ Il sacrificio di Abramo”, esamina i diversi modi di interpretare il dramma,
quello di Martin Lutero, quello del filosofo polacco Leszlek Kolakowski e quello del filosofo danese Soeren Kierkegaard, il quale, vissuto in una famiglia di religiosi pietisti, impostò la sua filosofia su una base di religiosità senza compromessi.
Certo della vanità dell’esistenza e che solo l’angoscia poteva realizzare la salvezza, scelse come emblema della sua fede l’Abraamo che sta per sacrificare Isacco.
Già nel terzo secolo dell’era cristiana nelle catacombe romane della via Salaria , note come catacombe di Santa Priscilla , si può vedere la scena con Abramo ed Isacco. Enorme è il numero di scrittori, pittori che si sono occupati di Abraamo, Chagal nelle vetrate della Cattedrale di Mets, Thomas Mann, Kafka, persino il divertente Woody Allen parlano di Abraamo, che porta in se l’universalismo, essendo padre di Isacco, capostipite degli ebrei come padre di Ismaele e capostipite degli Arabi, in attesa di esserlo anche di Gesù Cristo.
Sara morì a 127 anni ed Abraamo, non avendo un proprio terreno per la sepoltura, chiese ad alcuni ittiti che vivevano nelle vicinanze di vendergli una grotta.
L’ittita chiese un prezzo molto alto , 400 sicli d’argento e Abraamo acquistò la grotta di Makpela ed il terreno che la circondava, trasferendo agli eredi la sua prima proprietà . Quando per Isacco giunse il momento di sposarsi Abraamo non volle che suo figlio sposasse una ragazza di Canaan e mandò un suo incaricato a Haran.
Costui era appena arrivato in città che Rebecca, una graziosa fanciulla, gli offrì da bere e lo condusse da suo padre e così Rebecca diventò la sposa di Isacco.
Abraamo morì a 175 anni e fu sepolto vicino a Sara.
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