La storia è una ricostruzione cronologica e critica di eventi umani, mentre il mito,
che esisteva prima della storia, delle religioni e della scienza, era soprattutto un racconto più o meno fantasioso ed ingenuo che spiegava l’origine dell’uomo e dei suoi usi e costumi. La parola mito deriva dal greco “mythos” che vuol dire racconto o favola. Platone lo considerava qualcosa che aveva la capacità di preparare la strada per raggiungere alcune verità alle quali la ragione non riusciva a pervenire.
Nella storia dell’umanità l’Asia costituiva un vasto vivaio di civilizzazione, basta pensare alla Mesopotamia, all’Egitto, la Grecia e all’India, continente per noi, popolo mediterraneo, ancora tutto da scoprire con il suo induismo, immensa sintesi di vari motivi religiosi. La vera grandezza dei greci è stata, come ha già rilevato Burckhardt, la loro mitologia che ha svolto per tutti i popoli un ruolo insostituibile nella storia dello spirito umano. Nel pensiero moderno, il filosofo Giambattista Vico (1668-1744)
considera il mito come un forma originaria dello spirito, anche se su base irrazionale.
Secondo la mitologia indiana il fiume Gange è il prolungamento della via lattea e le sue sorgenti sono in Paradiso. In Indonesia vi sono una settantina di vulcani, per lo più crateri lunari spenti. Tra gli attivi, il più importante è il Rinjani, alto 3276 s.l.m., che gli abitanti dell’isola di Lombok, per lo più musulmani ed induisti, nonostante le disastrose eruzioni che hanno distrutto numerosi villaggi, considerano montagna sacra. Ai turisti raccontano che, in condizioni atmosferiche particolari, è possibile intravedere, in una nube luminosa sopra il cratere, la dea Parvati. La faticosa visita al cratere, dal quale si ammira un favoloso panorama su tutto l’arcipelago della Sonda, va fatta con la stessa devozione con cui si visita una chiesa o una moschea, in silenzio, senza fumare, chiedendo il permesso alla guida per fare fotografie che potrebbero anche disturbare la dea.
Ho molti libri che parlano dei miti nelle varie etnie ed anche qui in Friuli sento parlare di miti, infatti, quando il lunedì mattina vado dal giornalaio a comperare il giornale, devo ascoltarmi, da bravo milanista antemarcia (1934), le lodi di quel giocatore della Juventus, il quale, sono parole del giornalaio: ma dottore, l’ha visto
quel gol domenica, un vero capolavoro e poi sa addomesticare anche gli uccellini, che fanno colazione insieme a lui al mattino. Quello è un vero mito.
Di miti e di leggende potrei raccontarvene a centinaia, la gente li sa apprezzare e li comprende, mentre la storia è spesso noiosa e incomprensibile.
A mio giudizio tra la storia e la mitologia non c’è un rapporto preciso, forse la mitologia può addolcire un evento storico. Esempio classico è la guerra di Troia, che oscilla tra il racconto storico e il mito. Le battaglie tra greci e troiani nella piana dell’Ellesponto è un fatto storico. L’amore tra Paride ed Elena che fugge dal marito Menelao è una leggenda. La drammatica conclusione della guerra è storia e gli scavi di Schliemann hanno dimostrato che Troia fu bruciata nel 1200 a.E.V.
Il fatto che i greci non volessero più pagare il pedaggio per le loro navi che transitavano per i Dardanelli e quindi la conseguente distruzione di Troia è un fatto storico, come pure la distruzione di Cartagine da parte di Roma nelle guerre puniche. La lotta tra Ettore, Achille e Paride è una leggenda e così pure la fuga di Enea da Troia in fiamme e la fondazione di Roma da parte dei suoi discendenti Romolo e Remo, anche se i romani amano molto questa versione, dalla quale Virgilio prese
lo spunto per scrivere l’Eneide. Qualche secolo dopo Dante ha trovato in Virgilio il compagno ideale per iniziare insieme il leggendario viaggio nei Canti della Divina Commedia.
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