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Computers Il Pensiero filosofico e religioso
Eraclito aveva ragione

scritto inedito di: Milost Della Grazia
la società aperta e i suoi nemici
Quella mattina  Bush era a Sarasote in Florida per una breve vacanza, ma soprattutto per seguire la sua campagna elettorale, perchè vuol essere rieletto presidente, sostenendo che è preferibile non cambiare lo “ skipper “ quando il mare sta diventando burrascoso. Alcuni terroristi vivevano ormai da tempo negli USA con la loro famiglia, altri erano arrivati negli Stati Uniti con un volo del mattino a Portland, con i documenti apparentemente in ordine, ma i loro nomi ed alcune facce erano state distribuite in tutto il paese, con allegato un bel “ wanted “ . Ma, grazie alla dabbenaggine del personale dell’aeroporto, passarono senza problemi. George Soros, profugo ebreo  ungherese, sfuggito prima alla persecuzione nazista e poi alla dittatura comunista, è un  importante personaggio americano, poco amato dai politici che lo definiscono uno speculatore perchè ha fatto aumentare di 8-12 dollari il prezzo del barile di petrolio con le sue operazioni. Secondo lui il presidente Bush ha commesso l’errore  di non aver letto il libro che il filosofo austriaco Karl Popper scrisse una sessantina di anni fa  “ La società aperta e i suoi nemici “, questo perchè un  presidente degli Usa non può permettersi di avere una propria filosofia, non può ignorare quello che gli USA hanno sempre rappresentato per il mondo, deve sapere che la Statua della Libertà non è sistemata all’ingresso del porto di New York  solo per essere fotografata. George Soros non nasconde i suoi timori per la politica di Bush e afferma che questo presidente costituisce una autentica  minaccia per il paese. Parlando agli allievi ufficiali di West Point, qualche mese prima della tragedia, aveva dichiarato che gli Stati Uniti devono fare tutto il possibile per mantenere la loro indiscussa supremazia militare nel mondo, per cui il presidente si arroga il diritto all’azione preventiva contro chiunque sia ritenuto un pericolo, ammantando di nobili ideali questi discutibili principi di politica internazionale. Discorso che si può sintetizzare così: noi abbiamo sempre ragione e gli altri sempre torto e, se lo riteniamo opportuno, attacchiamo chi  vogliamo noi.
Il Kuwait era un piccolo villaggio di pescatori e la sua relativa importanza era legata al fatto di essere sulla strada percorsa dai viaggiatori diretti in pellegrinaggio alla Mecca. Tutta la zona del  Kuwait, ai tempi dell’impero ottomano, faceva parte della provincia ottomana di Bassora e nel 1871 il governatore turco di Baghdad aveva riconfermato l’appartenenza del Kuwait  a questa provincia. Nello stesso anno lo sceicco Abdallah  Ibn Sabah, riconosciuta l’autorità ottomana, aveva accettato il titolo di caimacan, vice-prefetto, del Kuwait e questo dimostra che lo stato iracheno, come unico successore dell’impero ottomano, aveva pieno diritto di considerare il Kuwait una sua provincia
Le frontiere che attualmente dividono gli stati del Medio Oriente furono tracciate in modo arbitrario dalle potenze coloniali dopo la prima guerra mondiale e in particolare il Kuwait fu creato dall’imperialismo inglese con lo scopo di privare l’Iraq di un accesso praticabile al mare.
L’Iraq non ha mai nascosto le sue mire annessionistiche e nel giugno del 1961 il generale Kassem, a quei tempi capo dello stato iracheno, tentò di annettersi con la forza il piccolo stato, ma dovette ritirarsi di fronte all’intervento militare britannico. Il regime di Kassem fu rovesciato nel 1963 da un colpo di stato e il potere fu preso dal Partito Socialista Arabo Baath, che riconobbe in modo definitivo l’indipendenza del Kuwait. Tutta questa storia mette nella giusta luce l’imperialismo coloniale inglese e americano, che sono l’essenza del discorso di Bush agli allievi di West Point: noi abbiamo sempre ragione, anche quando abbiamo torto.
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