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Computers Il Pensiero filosofico e religioso
Eraclito aveva ragione

scritto inedito di: Milost Della Grazia
La mia giovinezza
La mia  non fu una vita adeguata ad un ragazzo di 18-19 anni, ma, come dice Eraclito, soltanto  un insieme di brevi periodi di pace tra varie guerre. Tornato a casa, dopo la laurea lavorai come medico per più di quaranta anni  e, una volta in pensione, mi aspettavo una vecchiaia tranquilla. Qualcuno ha scritto che della storia non si butta via niente e che c’è sempre un filo conduttore che lega il passato con il presente e ti segue finchè sei vivo. Ora si parla anche molto di “uso pubblico della storia”, cioè sfruttare la storia  per convalidare un argomento storico che stiamo elaborando ed è emersa una generazione di storici che si è autodefiniva “ nuovi storici” che mirano ad un revisionismo che mira ad una visione meno politica e più realistica del momento storico. Del resto lo stesso Benedetto Croce, citato da Sergio Romano nei suoi  “Volti della Storia”, afferma che la passione, il coinvolgimento  sono ingredienti necessari di ogni studio storico e ricorda, a questo proposito, Tucidide con la sua “Guerra del Peloponneso” e Guicciardini con la  “Storia d’Italia”.   A proposito dell’uso pubblico della storia consiglio di leggere il libro di Giovanni Codovini  “Storia del conflitto arabo palestinese” pubblicato nel 2002 da Bruno Mondadori, libro nel quale tra le  pagine 153 - 179 fa un’ampia disquisizione sull’uso pubblico della storia.
Cercherò pertanto di evidenziare quel filo conduttore, del quale ho parlato prima, che lega tutta la mia storia, dalla guerra 14-18 alla strage di Beslan dell’11 settembre 2004.  Ricordo perfettamente quel lontano 1948, quando il popolo, non ostante le minacce di Palmiro Togliatti,  il 18 aprile diede la maggioranza assoluta alla DC e il  ministro dell’interno, On. Scelba, quello delle squadre antibacio circolanti per i cinema, ci assicurò che nel paese regnava l’ordine e la tranquillità.  Nel luglio dello stesso anno lo studente Ballante feriva con quattro revolverate l’on. Palmiro Togliatti e qualcuno pensò che fosse giunto il momento di fare la rivoluzione.  I compagni dissotterrarono l’ascia di guerra, ma giunse la notizia che Bartali era maglia gialla e che aveva vinto il giro di Francia. La rivoluzione venne sospesa, anche perchè la Federazione Comunista disse “no”. Il Papa inviò a Bartali un telegramma con le congratulazioni per la vittoria e la Sua Benedizione per aver contribuito a calmare gli animi. Nel 1950 in Sicilia  venne ucciso il bandito Giuliano, nessuno seppe dove e da chi e a  Roma venne firmato il Patto Atlantico, embrione dell’unione europea. Nel 1964, insieme a Pisani, Ponticelli  e Redaelli avevamo creato a Milano il  padiglione Croff per la dialisi e per i trapianti di rene. Troppo occupati dal lavoro, ci era sfuggita la notizia che negli USA, mentre gli studenti dell’Università di Kent (California, Wa.) stavano manifestando contro l’intervento americano in Cambogia, la polizia aveva ucciso quattro studenti. Di rimbalzo a New York gli studenti avevano contestato la discriminazione razziale e l’intervento americano nel Vietnam, inventando il famoso slogan “ fate l’amore non la guerra “.  Non fu una rivoluzione perchè gli studenti, per quanto numerosi, non potevano farla da soli, dato che la classe operaia non mosse un dito per aiutarli, non avendo contestazioni economiche e contrattuali  da impugnare. Avevamo programmato per metà maggio a Parigi la solita Riunione Nefrologica del Necker con il prof. Hamburger ed il 15 maggio, ci stavamo dirigendo a piedi verso il Necker, che dista pochi passi dalla Sorbona, ma fummo circondati, da una parte alla polizia, dall’altra parte dagli studenti che lanciavano pietre e mi ricordo di aver intravisto Jean-Paul Sartre, mentre distribuiva volantini ai passanti. Con i colleghi del Necker, Crosnier e Funk Bentano, dopo l’incontro nefrologico, parlammo anche della contestazione studentesca.
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