Purtroppo non sono mai stato in Mesopotamia e quindi in Iraq, culla della nostra civiltà, però ho complessivamente vissuto qualche mese in alcuni paesi africani ed asiatici, nei quali la popolazione era per il 35 % musulmana, come in Tanzania e Kenia e del 94 % in Egitto.
Ho girato in largo ed in lungo tutta la Turchia europea ed asiatica e due volte Israele, lavorando la prima volta in un ospedale a Tel Aviv, la seconda volta all'Università Hadassah di Gerusalemme.
Quando al sabato ero libero, noleggiavo una macchina per raggiungere il Mar Morto oppure l'interessante mercato all'aperto nei pressi di Be'er Sheba. Quando avevo la compagnia di mia moglie attraversavamo tutto il deserto del Neghev, per visitare la valle di Timnà, con le colonne di Salomone, per poi raggiungere il golfo di Aqaba sul Mar Rosso a Eilat.
Mentre con Vera costeggiavo il Mar Morto per andare a visitare Gerico, un giovane arabo ci chiese un passaggio. Si accomodò sul sedile posteriore e dopo qualche minuto percepimmo lo scatto di un coltello a serramanico che si apriva. Dopo qualche minuto l'arabo ci offrì una arancia dolcissima che aveva appena sbucciata con il coltello. Arrivati a Gerico volle offrirci un caffè a casa sua e ci presentò a tutta la famiglia. Durante un soggiorno a Hurghada, sulla costa egiziana del Mar Rosso, organizzarono per noi ed altri turisti una serata nel deserto. Raggiungemmo con due grosse jeep il Deserto dell'Est, che si dilunga tra due catene montuose parallele alla valle del Nilo, dove ci stavano aspettando dei berberi con i loro dromedari. Dopo una quarantina di minuti di sofferenza, in groppa ai dromedari, raggiungemmo un accampamento di berberi, i quali, come ci spiegò la guida, vivevano da sempre nel deserto, autonomi con le loro leggi, divisi in tribù autosufficienti. Per noi fu una serata indimenticabile, illuminata dal chiarore della luna e da un cielo stellato.
Senza fare gli schizzinosi, accovacciati sulla sabbia, dividemmo con i berberi quello che la guida aveva portato, mangiando con le mani dai loro piatti e bevendo il the che ci offrivano nei loro recipienti, consci che nel deserto non esistevano lavastoviglie o lavandini e che l'acqua veniva recuperata in pozzi sabbiosi. Dopo aver mangiato, accesero dei fuochi, bruciando dello sterco secco di dromedario, il loro unico combustibile e la serata terminò con una danza sulla sabbia, alla quale presero parte alcune giovani signore, tra l'entusiasmo dei berberi che danzarono con loro fino a quando non si spensero i fuochi. Durante tutti questi nostri viaggi eravamo spesso soli in vari deserti, dove avrebbero potuto ucciderci o sequestrarci o solo derubarci, invece trovammo ovunque grande rispetto ed amicizia da parte di tutti. Quando lasciammo l'Africa o il Medio Oriente, il giorno della partenza, quelli che ci avevano aiutato, come guide o come autisti, al momento di lasciarci, piangevano e finimmo per abbracciarci.
E' vero che dopo due giorni una compagnia di turisti fu massacrata da terroristi, ma questi erano bene addestrati in campi speciali e non erano certamente quei negri, quegli arabi o berberi dolci e gentili che avevamo incontrato.
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