Computers | Trilogia dell'amore
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Trieste e l’impero |
Trieste crebbe rapidamente e diventò la quarta grande città
dell’impero austro-ungarico, dopo Vienna, Budapest Praga e
il suo unico grande porto. Per dare alloggio, laboratori e
negozi a tutti questi immigrati, inglobò lentamente tutti i paesi
circostanti, abitati ormai da anni da sloveni e croati. L’Austria,
grazie all’efficiente burocrazia voluta da Maria Teresa d’Asburgo,
mantenne un ordine perfetto. Tutti i residenti parlavano ormai il
triestino, il tedesco e lo sloveno per vivere insieme, comunicare, lavorare
e per divertirsi insieme, mantenendo ciascuno le proprie tradizioni.
Come disse Cergoly era la città del si, del ja e del da. Trieste è anche la città dove sono nato, qui sono le radici della mia “ Weltanschaung”, la. città dove ogni tanto mi propongo di tornare, anche se so benissimo che non tornerò mai perché per me sarebbe solo un angosciosa ricerca del tempo perduto, una ricerca di qualcosa che non mi appartiene o che non esiste più. Ricordo, il grande freddo, con la neve ed il ghiaccio sulle ripide salite, quando dovevo attaccarmi alle corde tese lungo i marciapiedi, per non essere trascinato via dalla bora gelida che soffia ad oltre cento chilometri all’ora, con il tram in piazza Unità rovesciato da un refolo violento e adagiato su di un fianco come un elefante colpito a morte. Ricordo le serate dolcissime in villa Perotti da mia nonna Ottilia, quando dopo cena uscivamo nella notte profumata dai pitosfori e seduti sulla scalinata guardavamo il cielo stellato, indicandoci le costellazioni. Italo Svevo scrisse: “Tu capisci poco, non perché sei vecchio, ma perché sei stato giovane e sei vissuto in un mondo che ora non riconosci, dove c’è un profondo anacronismo di gusti, un diverso modo di parlare e di comprendersi. Per noi uomini antichi le lucciole sono piccole goccioline di fuoco vivente,. effimere anime verdi, alate gemme notturne. Pier Paolo Pasolini aveva scoperto che soltanto tre bambini su cento avevano visto una lucciola e trasformò la scomparsa delle lucciole nel simbolo di una fase storica. Nel 1975 in un suo famoso articolo affermava che un uomo maturo che abbia il ricordo delle lucciole non può riconoscersi nei giovani d’oggi. |
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