Computers | Trilogia dell'amore
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Scuola di medicina |
Due anni prima della guerra ero iscritto al primo anno di medicina e frequentavo
l’Istituto di Anatomia, andando in bicicletta dalla Città degli
Studi all’Obitorio di via Francesco Sforza, per una ricerca sull‘area
di Brocà dell’encefalo di cadaveri di bambini. Frequentava l’Istituto
anche una giovane fanciulla molto simpatica. .Al mattino veniva in Istituto
in macchina con autista.. Una mattina bussò alla porta dello
stanzino dove stavo tagliando le solite fette di cervello con il microtomo
e mi chiese se poteva parlarmi. L’avevo già incontrata in
casa di amici ed era al corrente del mio desiderio di fare una carriera
universitaria, alla quale probabilmente avrei dovuto rinunciare perché
avevo bisogno di laurearmi e di guadagnare. Si sedette sullo sgabello vicino
a me, sotto al camice era elegantissima e profumata, sicuramente con quello
che spendeva per i profumi, sarei vissuto comodamente alla Casa dello Studente
per almeno un mese. Cominciò a parlarmi tranquillamente e con sicurezza:
ti sto osservando da tempo, tu diventerai un buon medico, hai la
possibilità di fare una brillante carriera universitaria, ma non
ne hai la possibilità.
Io sono figlia unica, mio padre è un ricco industriale, non abbiamo problemi di soldi, mi può comperare tutti gli appartamenti che voglio e mantenermi per tutta la vita. Mi sono iscritta a medicina tanto per fare qualcosa, non credo che riuscirò a finire gli studi. Tu mi piaci molto, perché non ci sposiamo? Era la prima proposta di matrimonio che ricevevo in vita mia; rimasi perplesso, qualcosa si era bloccato in me , non riuscivo a parlare e la guardavo con uno sguardo spaventato. Lei vide la mia faccia, mi venne vicina, mi sfiorò le labbra con un bacio e se ne andò tranquillamente augurandomi buona fortuna. Dopo qualche anno ci siamo rivisti in un noto ristorante nel centro di Milano, io stavo uscendo, mentre lei entrava. Indossava un visone da trenta milioni ed era ingioiellata come un ricco albero di Natale. Si era sposata con il padrone di un’industria farmaceutica. Io ero un assistente universitario ed entravo in un ristorante di lusso solo quando qualche ditta organizzava una così detta cena di lavoro. Ti è andata bene, le dissi sommessamente. Buona fortuna a te, mi rispose e mi sorrise un po’ tristemente, entrando con il marito. Per finire, una triste esperienza, l’amore di un mio anziano insegnante per una giovane studentessa. Durante le lezioni il professore si divertiva a sottolineare le differenze tra il reperto autoptico e le diagnosi delle cartelle cliniche del reparto dal quale proveniva il cadavere. Vedete, diceva, solo noi arriviamo a conoscere la verità, ma purtroppo troppo tardi. Morì anche lui in modo tragico, perché, innamorato follemente della mia collega, quando lei si stancò della relazione, preferì uccidersi che rinunciare all’amore. Non so quanto abbia influito in questa tragica storia la maledizione del faraone. Il professor Pepere, direttore dell’Istituto di Anatomia Patologica, per migliorare lo squallore dell’ambiente, aveva scovato in qualche magazzino dell’Università una mummia, sembra di un faraone, che qualcuno aveva donato all’ospedale per disfarsene. Dopo poche settimane il professor Pepere morì in un banale incidente mentre stava raggiungendo l’Istituto in bicicletta. Il suo successore, professor Bruni, scomparve durante la ritirata dal Don in Russia e il mio professore, che prese il suo posto, si suicidò. Finalmente il professor Giordano, un simpatico siciliano, come prima cosa, prendendo possesso della cattedra, rispedì la mummia al magazzino e raggiunse felicemente la pensione dopo molti anni di insegnamento. |
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