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Storia
degli Slavi
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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gli slavi nel quinto secolo | ![]() |
Procopio di Cesarea, storico greco, racconta che già nel secolo
V° tribù slave, che lui chiama sclaveni, venedi o anti,
occupavano la riva sinistra del Danubio, che ogni tanto attraversavano
per fare rapide scorrerie, ritirandosi carichi di prede. Secondo lui era
molto difficile combatterle, perché rifiutavano lo scontro diretto,
preferendo la tecnica della guerriglia, tendere agguati, assaltare e fuggire,
per cui i bizantini soltanto d’inverno, quando le paludi e i fiumi gelavano,
osavano inseguirli. Procopio riteneva che queste tribù,
che i greci chiamavano “sciti”, lo storico dei goti Giordane “venedi”,
localizzandoli nei Carpazi e lui chiamava “anti”, prima di arrivare sulla
riva del Danubio vivessero ai bordi del mar d’Azov e questa sua osservazione
collima perfettamente con quanto ho poi appreso da altre fonte. J.
Leo Seifert, nel suo libro “Le sette idee slave”, affermava che l’origine
degli slavi era misteriosa, ipotizzando dai toponimi che loro proto-patria
fossero le paludi del fiume Pripjat (Bielorussia). In conclusione
vi era una grande confusione di nomi e di ipotesi, finché ho trovato
una spiegazione soddisfacente in un libro di storia che ho trovato recentemente
a Spalato, “Hrvatski Povijesni Zemijovidi”, stampato nel 1998, secondo
il quale la zona d’origine degli slavi è un vasto territorio, grande
come circa l’Italia settentrionale, che confina ad est con l’Afghanistan,
a sud con l’Iran (6)
. Qui sono vissuti gli slavi nel VI°-V° secolo prima di Cristo,
slavi che questo libro definisce “Anti” , i quali sicuramente assorbirono
alcuni caratteri.degli Iraniani. Costeggiando il Mar Caspio, con
alla loro sinistra le montagne dell’Iran e dell’ Armenia, arrivarono nel
zona del Mar d’Azov nel secondo-terzo secolo dopo Cristo. Attraversato
il fiume Dnjepar, si fermarono per qualche tempo, nella zona delle paludi
del Pripjat
( Bieiorussia –Galizia ) e nel V secolo varcarono l’Oder e l’Elba occupando un enorme territorio quasi completamente disabitato dalle tribù germaniche, praticamente tutti i territori ad est di una linea immaginaria tra Amburgo e Trieste. |
(6)
Negli immensi spazi che vanno dal Mar Caspio, da Samarcanda, dalla Zungaria e dal deserto del Gobi fino alla Mongolia, si muovevano continuamente popoli e tribù e questa fu la strada attraverso la quale scesero ad ondate successive, per migliaia di anni, le genti della steppa. Qualche storico disse che tutto quello che accadeva nell’Asia Centrale si ripercuoteva sempre nel resto del mondo eurasico. Questa era la via della seta, la via che Marco Polo percorse per arrivare in Cina, la via dei popoli dei Kurgan, cioè della “Civiltà dei Tumuli”, che ricoprono i resti di un individuo che si suppose fossero dei capi, attorniati da tesori e da scheletri di fanciulle e di servi.E’ anche la zona dell’Afghanistan dove sono venute alla luce imponenti resti del mondo dei Sogdiani, un popolo la cui lingua è ritenuta una delle più grandi lingue iraniche. E’ indubbiamente qui che gli antenati degli slavi, gli Anti, hanno ricevuto qualche prestito dal mondo iranico e dalle sue grandi lingue, l’antico persiano e l’avestico, la lingua delle religioni di Zarathustra, la lingua dei sovrani le cui armate minacciarono la Grecia. |
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