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Computers Posso parlare ancora di Fascismo?
scritto inedito di: Milost Della Grazia
Cosa pensava il resto del mondo di Mussolini ?
La società e la cultura britannica aveva espresso tra gli anni venti e trenta  numerosi ed autorevoli voci di consenso per il nuovo modello di stato incarnato dall’Italia di Mussolini e molte persone si erano chieste come aveva fatto l’Italia, potenza di secondo ordine, a giungere, durante il periodo fascista, alla ribalta degli interessi internazionali. Potrei citare decine di personalità, ma forse la più importante è Winston Churchill, il quale affermava che si trattava di una eccezionale terapia d’urto adatta a deboli strutture di un paese mediterraneo con scarse radici democratiche. 
Comunque Churchill, in visita a Roma, confessò di avere subito il fascino personale di Mussolini del quale apprezzava 
la politica. Se fossi italiano, disse riprendendo il motivo del pericolo bolscevico, sono sicuro che sarei stato con lui dal principio alla fine della sua lotta vittoriosa contro i bestiali appetiti del leninismo. Il fascismo ha reso un servizio al mondo intero ed è assurdo sostenere che l’attuale governo italiano non sia sorretto dal consenso attivo delle grandi masse.
Ci fu dell’amicizia tra Mussolini e Churchill ? L’amicizia presuppone lealtà e il potere è troppo importante per diventare ostaggio dei sentimenti. C’è sempre da chiedersi che fine abbia fatto il famoso carteggio tra Mussolini e Churchill, non quello finito negli archivi del PCI, ma quello vero, sparito come neve al sole.
Altri personaggi incantati dallo spirito militarista e imperiale del fascismo furono Rudyard  Kipling e  Thomas Elliot, che auspicavano un ritorno a un sano autoritarismo.
Lo scrittore Evelyn Waugh, in visita  all’Etiopia prima e dopo l’occupazione italiana, affermava che
erano evidenti, dopo l’occupazione italiana,.la diffusione dell’ordine e della proprietà, dall’istruzione e dall’assistenza medica in una regione disgraziata.
Per gli americani il fascismo era stato un mito, dalla marcia su Roma alla conquista dell’Etiopia essi videro in Mussolni un grande uomo non soltanto del suo tempo ma di tutti i tempi.
Il fascismo era la giusta risposta che la classe media, con il suo senso di responsabilità aveva dato al comunismo e Mussolini era l’uomo che aveva restaurato gli antichi valori e le più solide virtù: dovere, obbedienza, lealtà, patriottismo e gli scrittori cattolici levarono osanna al convertito che aveva rimesso il crocefisso nelle aule scolastiche.
Mussolini veniva visto come il tipico self made man, figlio del fabbro, l’uomo d’azione, volitivo, pragmatico, l’uomo di frontiera che avanza in territorio sconosciuto, che  piega gli eventi, invece che sottomettersi ad essi. Non l’uomo dell’Italia stracciona,  produttrice di emigranti e di mano d’opera a basso costo e Mussolini diventa per l’americano un modello di capacità realizzativa,  vicino all’immagine che l’americano medio ha di se stesso.
Il famoso drammaturgo Henry Miller scrisse nel 1937: l’uomo che tiene le armi in pugno ha il mondo ai suoi piedi, preferisco mille volte Mussolini a tutto l’impero britannico.
La politica di Mussolini è real politik,  in un mondo di astuti bastardi, di sornioni felini e di fetidi ipocriti, questo è qualcosa.
Ezrapound, il grande poeta dei Cantos, esule volontario in Italia per disprezzo alla civiltà raffazzonata del suo paese d’origine, dimostra grande comprensione per quella che gli appare la nobile battaglia dell’Italia. La guerra, secondo lui, non è stata causata da Mussolini, ma è la guerra secolare che si combatte tra gli usurai e i contadini, tra l’aristocrazia e i lavoratori del braccio e della mente.  Persino Stalin, parlando di Mussolini, lo definì l’uomo giusto per governare un paese come l’Italia.
A Vienna Sigmund Freud, non ostante un tumore che lo stava distruggendo, continuava a lavorare e Gioacchino Forzano, l’uomo di teatro molto vicino a Mussolini, gli aveva chiesto un consulto per una sua giovane parente. Al momento di congedarsi dal grande psichiatra, Forzano gli chiese un libro da portare a Mussolini e Freud prese dalla sua grande libreria un libro che aveva pubblicato l’anno precedente “ Warum Krieg ?” e di suo pugno scrisse  la dedica in tedesco:  “A Benito Mussolini, con i rispettosi  saluti da un vecchio che riconosce nel Governante l’eroe della cultura “.
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