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Computers Posso parlare ancora di Fascismo?
scritto inedito di: Milost Della Grazia
 l'ideologia fascista
Ritengo che dal mio scritto risulti  evidente  perché in Italia l’ideologia fascista trovò  l’humus ideale per germogliare e svilupparsi. La sintetica carrellata sul ventennio serve a chiarire perché Mussolini mantenne questo consenso fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Non fu certamente un miracolo, come scrisse qualche giornalista straniero che ricordava un’ Italia stracciona,  produttrice di emigranti e di mano d’opera a basso costo, ma l’opera di un self made man, di Benito Mussolini, figlio di un fabbro, uomo ambizioso e pragmatico. Sul suo giornale, il Popolo d’Italia, aveva scritto che il  fascista, a secondo delle circostanze di tempo, di luogo e d’ambiente, poteva  essere conservatore, progressista, reazionario o rivoluzionario e che la porta del partito era aperta a tutti gli scontenti d’ Italia, che in quel periodo  erano numerosi,  soprattutto tra i reduci di guerra, che erano quelli che avevano sofferto di più ed erano delusi per le  promesse non mantenute.  Mussolini  con il suo fascino carismatico riuscì a farne un partito, ridando a loro quella dignità un tempo conquistata nelle trincee del Carso. 
Il fascismo quindi non aveva una  ideologia vera e propria e fu il filosofo Giovanni Gentile a scrivere il libro “ Mistica Fascista “che sicuramente poche persone ebbero la costanza di leggere ma che ad uno spiritoso servì  per inventarci sopra la battuta  benevolmente polemica “ chi non mistica non mastica “. L’italiano si fece un ‘idea del fascismo leggendo le frasi che Mussolini faceva  scrivere sui vari muri dove normalmente si attaccano i manifesti i elettorali, come: “chi si ferma è perduto”,  “meglio un giorno da leoni che cento da pecora” oppure quello scritto in vari locali pubblici : “ qui non si parla di politica , qui si lavora”. Forse per questo il regime in venti anni riuscì a fare più cose che poi la democrazia in sessanta. 
Scusatemi la divagazione, ma mi viene in mente Aristotele che è d’accordo con  Omero sull’arte del governare:  la forma di governo ideale sarebbe quella di dare tutto il potere nelle mani dell’uomo migliore perché il comando di molti è nocivo.  Naturalmente Omero non spiegava come si poteva trovare l’uomo migliore. 
Qual’era l’altra faccia della medaglia ?   Un governo senza polso che non sapeva governare, un partito socialista massimalista che, invece di democratizzarsi come avrebbe voluto Giolitti, continuava a scindersi in partitini socialisti e comunisti che litigavano tra di loro in attesa di una ipotetica  rivoluzione che avrebbe portato l’Italia all’immancabile  vittoria finale del proletariato, una errata politica sindacale, con scioperi continui e minacce di ostruzionismo nelle fabbriche che spaventava e danneggiava gli industriali, cortei di proletari con bandiere rosse  che spaventavano la borghesia, lanci di bombe come al  teatro Diana di Milano, capilega comunisti che terrorizzavano gli agrari, uccidendo ogni tanto qualche contadino che non obbediva ai loro ordini e lavorava durante gli scioperi, ma soprattutto l’opposizione parlamentare si comportò in modo irresponsabile quando un  imbecille uccise  Giacomo Matteotti. Invece di  urlare e lanciare accuse irrazionali a Mussolini, l’opposizione avrebbe dovuto discutere con il governo, cercando la verità. Invece, quando si resero conto che il loro gioco non funzionava, con un atteggiamento estremamente infantile trovarono più comodo andarsene dall’aula, lasciando carta bianca a Mussolini di fare quello che voleva
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