Molti
anni dopo, nel 1941, entrò in azione la nostra arma più
spericolata, non la vecchia mignatta, ma qualcosa di più moderno,
i siluri a lenta corsa (SLC), affettuosamente chiamati i “maiali”,
mezzi d’assalto pilotati da uomini coraggiosi. Erano una specialità
italiana, che gli ammiragli burocrati della marina italiana avevano, come
al solito, sottovalutato, mentre non c’era bisogno di un Nelson per capire
che un centinaio di “maiali” sarebbero stati sufficienti per evitare batoste
tipo Taranto e Genova. Il
principe Junio Valerio Borghese, con una flottiglia di sommergibili ed
un gruppo di sommozzatori bene addestrati sarebbe stato mille volte più
efficiente di tutti gli ammiragli messi insieme per dare una svolta
alla guerra nel Mediterraneo. Basta ricordare la lunga serie di quei
valorosi marinai, i quali, a cavallo dei “maiali”, riportarono le uniche
battaglie da noi vinte, ammirati dagli stessi avversari inglesi. L’attacco
alla base inglese di Gibilterra, l’azione del sommergibile Iride
al comando del tenente di vascello Francesco Brunetti, l’attacco alla base
di Suda (Creta) del 26 marzo 1941, quando il tenente di vascello Faggioni
riuscì ad affondare un incrociatore e una petroliera, per
arrivare all’attacco della base navale inglese di Alessandria, capolavoro
di Luigi Durand de la Penne e di Junio Valerio Borghese.
Quando passo vicino a Portofno è mia abitudine salire al cimitero
dove all’ ingresso, sulla destra, rivedo la tomba dello schermidore Nedo
Nadi, tre medaglie d’oro alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 e di
fronte a lui la tomba di Luigi Durand de la Penne, medaglia d’oro anche
lui. Mi fermo un attimo davanti la sua tomba, poi me ne vado pensando a
questo eroe e ai suoi cavallereschi avversari inglesi, i quali, dopo la
vittoria, lo proposero per la medaglia d’oro e trasformarono le sue eroiche
imprese in un dramma teatrale che ebbe un grandissimo successo a
Londra.La scena principale di questo dramma è il colloquio che si
svolge sul ponte di comando della corazzata inglese Valiant tra il
comandante sir Charles Morgan, che vuole salvare la sua nave e
De la Pen, che si rifiuta di dire il punto esatto dove ha applicato
la carica esplosiva e quanto tempo manca all’esplosione.Ma De la Pen
non parlò, neppure quando lo rinchiusero nella stiva per farlo
saltare in aria con la nave. De la Pen, due minuti prima dell’esplosione
avvisò Morgan, per dare all’equipaggio la possibilità di
mettersi in salvo.La corazzata affondò rapidamente e fu una grave
sconfitta per gli inglesi. Durand De la Pen si salvò e, finita la
guerra, fu lo stesso Morgan ad appuntare sul suo petto la medaglia
d’oro. |