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Computers Dalla Viribus Unitis a Capo Matapan
scritto inedito di: Milost Della Grazia
L’affondamento
L’ammiraglio Thaon de Revel, ignorando che le navi austriache dovevano  essere consegnate al nuovo stato, la  Jugoslavia, organizzò alla fine del 1918 un nuovo attacco alla base di Pola, per affondare la corazzata austriaca Viribus Unitis.Nella  notte del 1 novembre una torpediniera, comandata da Costanzo Ciano, portò due ufficiali di marina vicino la base austriaca.  Non c’era alcuna sorveglianza nella rada, perché  la nave non erano più austriaca e a bordo, oltre il comandante Vukov de Podkapelski e mio padre tenente di vascello
austriaco Emil Milost, c’erano soltanto pochi marinai, con una ben visibile scritta “ Jugoslavia “ sul cappello.
I due ufficiali scelti per l’azione erano il maggiore del genio navale Raffaele Rossetti  ed il tenente medico Raffaele Paolucci, il quale da molto tempo stava sperimentando nella laguna veneta  uno strano mezzo d’assalto, da lui ideato, chiamato “mignatta”, una specie di lungo siluro, che fungeva da propulsore, affiancato da ambo i lati da due torpedini con seicento chilogrammi di esplosivo. Questo strumento era in grado di viaggiare con motore elettrico  per sei ore alla velocità di 1.5 miglia all’ora. Si poteva usarla o stando a cavalcioni oppure appeso ad una maniglia fissata  ai suoi fianchi. Sia Rossetti che Paolucci si erano allenati per settimane su questa mignatta e partirono dal bacino di San Marco, con la mignatta caricata su una  torpediniera al comando di Costanzo Ciano, affiancata da un MAS. Alle ore venti erano in vista di Brioni. La mignatta fu calata in mare e il MAS la prese a rimorchio. Alle ore venti  attivarono il motore elettrico, il Mas si allontanò e loro si avvicinarono alla  Viribus Unitis, che era tutta illuminata. La intensa pioggia li aiutò, nessuno li vide, anche perchè non c’era alcuna sorveglianza e  Rossetti  fissò la carica sotto la chiglia della nave. Qualcuno li scorse e  diede l’allarme. Una barca con dei marinai jugoslavi li aiutò a salire sulla barca. Chiesero  di parlare con il comandante, informandolo che la nave era minata e stava per affondare. Von Voukovic diede subito l’ordine,  “Si salvi chi può”, generando sulla nave una grande confusione, con i marinai mezzi nudi che correvano da tutte le parti e  si buttavano in acqua. Il comandante Voukovic permise ai due italiani di mettersi in salvo e alle  6 e 29 la mignatta esplose, la nave si inclinò su un fianco ed alle 6 e 40 affondò,  insieme al suo comandante. In Italia l’azione fu definita eroica, con distribuzione di medaglie d’oro al valor militare e promozioni, mentre, in pratica, era stata soltanto una nuotata fuori stagione.Entrambi ricevettero anche una forte somma , in quanto agli affondatori di una nave nemica veniva dato un premio pari al 2 % del valore della nave e  in questo caso la cifra era veramente notevole. Nessuno dei due al momento accettò il regalo, mentre Costanzo Ciano, senza aver fatto nulla di particolare tentò, inutilmente, di averne una parte. Rossetti  reagì, rinunciando alla sua parte e dimettendosi dalla marina, in quanto era stato concesso  a Ciano “ l’ordine militare di Savoia “, altissima onorificenza,  con la motivazione “ ideò e perfezionò il congegno, che permise ai due ecc., mentre Ciano della famosa mignatta non si era mai interessato, consigliando soltanto di modificare un verricello, idea che poi si rivelò del tutto sbagliata. L’ingegner Rossetti  fece stampare un libro, nel quale, con civile sarcasmo, raccontava la verità, cioè che Ciano aveva solo guidato il MAS fino a un chilometro dalla corazzata, andandosene poi via tranquillamente. Ma Costanzo Ciano era un ministro di Mussolini, mentre  Rossetti, molto lealmente,  aveva ammesso  di non essere d’accordo con il fascismo, per cui fu radiato dai ruoli di complemento della marina.
Ero a Roma per un congresso medico ed  alla  stazione Termini, prima di salire sulla mia carrozza-letto per Milano, stavo chiacchierando con dei colleghi e sentì che uno di essi si chiamava  Paolucci. Chiesi se, per caso, era parente del famoso Paolucci medaglia d’oro. Sì,  mi rispose,  era mio padre e gli raccontai che mio padre era sulla corazzata quando affondò. Ora  ti presento il professor Voukovic, mi rispose Paolucci, anche lui urologo in Germania, figlio del comandante, che volle morire con la sua nave. Eravamo tutti  tre medici e il caso ci aveva riunito allo stesso  congresso di Roma.. Quando il treno si mise in moto, Paolucci rimase a Roma, dove abitava e rimasi  qualche minuto a parlare con Voukovic, che era diretto a Vienna. Mi raccontò che quando Paolucci e Rossetti vennero a sapere che la sua famiglia era in difficoltà economiche, donarono alla sua famiglia, che abitava a Vienna, tutta la somma  percepita  in premio dal governo, regalo che gli permise di finire il liceo, di laurearsi in medicina e poi di specializzarsi.
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