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Carrellata
storica sul Risorgimento italiano
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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L'Eroe dei due mondi |
Nell’inverno
del 1835 trovò un imbarco come “ secondo ufficiale” sul brigantino
Nautonier, in partenza per il Brasile e nella primavera del 1836
arrivò a Rio de Janeiro. Mentre la nave si avvicinava alla
riva, aveva notato, con sorpresa, che una folla di simpatizzanti, di mazziniani
e di connazionali emigrati lo stava aspettando. Si cambiò
d’abito, presentandosi con una camicia rossa fiammante e pantaloni
neri, camicia diventata per tutti un simbolo, come molto più
tardi divenne un simbolo la camicia nera, quella bruna dei nazisti
e quella verde di Umberto Bossi . Sceso dalla nave incontrò
decine di conoscenti, membri della Giovane Europa, proiezione
della Giovane Italia, compreso Gianbattista Cuneo , il Credente delle
sue memorie. Tutto quello che Peppino riuscì a fare
in dodici anni di sua permanenza in America l’ ha raccontato
in 160 pagine Indro Montanelli e Marco Nozza nel loro “Garibaldi”, pubblicato
dalla Rizzoli nel 1962..
Dopo essere passato da un salotto all’altro, un po’ discutendo dei problemi della patria lontana, un po’ flirtando con le annoiate signore, si rese conto che questa Rio era un mortorio e che si stava annoiando. Prima scrisse una lettera a Gianbattista Cuneo, che si era trasferito a Montevideo, nella quale, tra l’altro, affermava , ” Noi siamo destinati a cose maggiori “, poi lo raggiunse, quando apprese che avevano fondato un partito repubblicano, con il proposito di rendersi indipendenti dal Brasile. Forse gli vennero in mente le idee di Emile Barrault e non ebbe più pace fino a quando anche lui non fu in prima fila, a combattere per l’indipendenza di Montevideo. Ferito e fatto prigioniero, tentò di fuggire, ma venne ripreso e messo ad una specie di arresti domiciliari nella cittadina di Gualeguay. Doveva soltanto presentarsi all’ufficio di polizia ogni tanto e non allontanarsi oltre i venti chilometri dalla citta,.dove le signore gareggiavano nel riempirlo di dolci e di carezze, insegnandoli a fumare i sigari ed a bere il matè. Nella vicina Argentina il dittatore Juan Manuel Rosas s’era impadronito del potere e, in via del tutto precauzionale, aveva imprigionato Garibaldi, giudicandolo pericoloso per le sue idee rivoluzionarie. Dopo qualche settimana decise che era meglio rispedirlo a Montevideo, per evitare di farne un martire. Fu un errore, perché Garibaldi, nominato ammiraglio della marina da guerra uruguaiana, in lotta contro Rosas, compì sul fiume Paranà azioni memorabili con una ciurma di filibustieri, bucanieri e negri. Soltanto la sconfitta dell’esercito uruguaiano lo costrinse a ritirarsi per difendere Montevideo, distinguendosi nella battaglia del Salto e di Sant’ Antonio. Tra le varie battaglie aveva trovato il tempo di essere iniziato nella loggia massonica “ L’Asil de la Vertud” di Montevideo, posta all’obbedienza del grande Oriente di Parigi . Nello stesso periodo conobbe Anita e il primo incontro con la sua futura moglie fu un avvistamento da marinaio, perchè, mentre stava osservando con il binocolo la spiaggia di Montevideo, inquadrò nel obbiettivo una ragazza bellissima, con i capelli neri e forme procaci. Si informò subito chi era e dove abitava. Anita aveva allora solo diciotto anni e viveva miseramente con la madre vedova e due sorelle in una misera baracca, che la gente chiamava “ La casa de las tres ninas”. Dopo qualche ora era a casa di Anita e, senza incontrare alcuna resistenza, se la portò via e da allora Anita e Josè furono un corpo ed un’anima sola. Il primo figlio Menotti nacque in casa di poveri contadini e Peppino, per sopravvivere, fece anche il gaucho, . assoldando alcuni “capataz” del luogo, con i quali si avviò verso Montevideo, alla testa di una grande mandria di bovini che voleva vendere. Anita non si separò mai dal suo Josè e si spense a 28 anni tra le sue braccia, ammalata di malaria e gravida al quinto mese, durante la loro drammatica fuga nelle paludi del Comacchio, dopo la caduta della Repubblica romana. Una lettera di Mazzini aveva infatti avvisato Garibaldi che in Italia dei patrioti stavano facendo una colletta per inviargli una medaglia d’oro ed una spada d’onore, ma Peppino fece capire che in quel momento gli serviva solo una nave per tornare in Italia, dove i tempi stavano maturando. Dopo qualche mese arrivò un brigantino sardo che Peppino volle chiamare “Speranza”, sul quale si imbarcò con Anita e con un gruppo di Legionari. |
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