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Carrellata
storica sul Risorgimento italiano
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Preparazione dell'impresa |
Il
28 giugno del 1848, sbarcato a Genova, sfilò per le vie della
città, tra gli applausi della gente, alla testa dei suoi garibaldini..
Si incontrò con Carlo Alberto, per offrirgli il suo appoggio,
ma il re gli consigliò di andare a Torino, per accordarsi
con il ministro della guerra Franzini , per un eventuale inquadramento
della Legione nell’armata piemontese. Ma Frattini era un imbecille, per
lui Garibaldi non era un generale, ma solo uno sciabolatore e consigliò
a Peppino di andare a Venezia per prendere il comando di alcune piccole
imbarcazioni, consiglio che Garibaldi si guardò bene dal seguire.
Radetzky aveva battuto i piemontesi a Custozza e stava avanzando
rapidamente in Lombardia. Carlo Alberto, lo sconfitto della “fatal
Novara”, abdicava e abbandonava l’Italia come un malfattore,
mentre il nuovo re, Vittorio Emanuele II incontrava Radetzky per
discutere un armistizio ( 14 ). Mazzini dalla Svizzera lanciava
un proclama:
“ La guerra del re è finita, ora inizia quella degli italiani”. Si era creato un clima da “ 8 settembre”, con il re in fuga come Vittorio Emanuele III ed il degno tirapiedi Badogllio. Garibaldi incominciò la sua “guerra per bande”, la cosa che sapeva fare meglio, partendo da San Fermo, nei pressi di Como, senza grandi risultati e procurando un mare di grane ai piemontesi, agli svizzeri ed agli austriaci, per aver sequestrato due battelli sul Lago Maggiore, per cui dovette riparare in Svizzera per qualche settimana.. L’8 dicembre del 1848 la repubblica romana lo chiamò a Roma con i suoi legionari, così anche Peppino fece la sua bella marcia su Roma, non in treno, ma in diligenza, precedendo i suoi legionari. A metà strada, forse per imitare Mazzini, lancio anche lui un proclama, incitando tutti i popoli “a gettare oltre le Alpi tutto il sudiciume che infestava il paese, compreso Carlo Alberto, che il diavolo se lo porti ed i Borboni”, dichiarando decaduto il potere dei papi. Il 30 aprile fu tra i protagonisti della vittoriosa battaglia contro i francesi di Napoleone III, che proteggevano il papa, i quali, dopo due mesi si presero la rivincita, che costrinse Garibaldi a lasciare Roma con i suoi volontari, iniziando la drammatica fuga attraverso le paludi del Comacchio, durante la quale morì a 28 anni Anita, incinta al quinto mese e febbricitante per la malaria. Arrestato dal governo piemontese, dapprima emigrò in America , poi, nel 1854, ritornò a Nizza, acquistando, con i soldi che gli aveva lasciato il fratello Felice, l’isoletta di Caprera. Distaccandosi progressivamente da Mazzini , prese contatto con Cavour e con Vittorio Emanuele II, costituendo un nuovo corpo di volontari , i Cacciatori delle Alpi. Durante la seconda guerra d’indipendenza (1859), occupò Varese e sarebbe sicuramente arrivato a Trento, se non fosse fermato dal famoso telegramma del re, al quale rispose obbedisco”. Nell’aprile del 1860 a Palermo scoppia una sommossa popolare, generata dal malcontento. Nino Bixio andò subito da Garibaldi a Torino per convincerlo a parlare con Vittorio Emanuele II. Fu in quella occasione che il re inviò a Garibaldi la famosa lettera, declinando ogni responsabilità sul suo operato. Era intimamente favorevole al fatto che Garibaldi andasse in Sicilia, ma nel contempo voleva che rimanesse una documento, che dimostrasse che lui, come Ponzio Pilato, aveva la coscienza a posto e si lavava le mani ( 17-18 )per tutto quello che Garibaldi aveva in mente di fare. Pur di convincere Garibaldi a partire, Crispi falsificò un telegramma, per confermare che in Sicilia era in corso una rivolta popolare e che il popolo trionfante lo stava aspettando. Garibaldi, a questo punto, ordinò a Nino Bixio di mettersi subito in contatto con la società Rubattino per il noleggio di due piroscafi, il Piemonte ed il Lombardo. Ormai la notizia che si partiva per la Sicilia era di dominio pubblico e cominciarono ad affluire i volontari. Sul numero dei garibaldini gli storici non si sono mai messi d’accordo, sembra che ufficialmente fossero 1089 in tutto, il più giovane di undici anni, il più vecchio di settanta anni, già soldato di Napoleone. |
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