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Carrellata
storica sul Risorgimento italiano
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Garibaldi e la Giovine Italia | ![]() |
![]() Conobbe anche un marinaio di Oneglia, il Credente delle sue memorie (Giambattista Cuneo ?c) , che lo convinse a mettersi in contatto con Giuseppe Mazzini, l’aristocratico ideologo. Il loro non fu un incontro storico, perché Mazzini giudicò Peppino Garibaldi per quello che era, un ignorante ragazzetto che voleva aderire alla Giovane Italia. Mazzini gli raccontò che l’Italia era un vulcano che stava per entrare in eruzione e convinse Peppino a tornare a Genova, in quanto non sospetto alla polizia, per cercare nuovi proseliti. Mise a sua disposizione una discreta somma, che Garibaldi usò per invitare a pranzo e cena molta gente, in base al noto principio che a tavola si fanno i migliori affari , raccogliendo un buon numero di adesioni alla Giovane Italia, senza farne un mistero, ma soprattutto senza usare alcuna precauzione. Alla sera si riunivano in qualche locale non tanto per cospirare e preparare la rivoluzioni, ma soprattutto per ballare e fare festa. Si arruolò persino nella marina piemontese-sarda, con il proposito di impadronirsi della nave, ma ad un dato punto la polizia si insospettì e dovette fuggire in Francia, dove, appena arrivato, lesse sul giornale che a Genova l’avevano condannato a morte. La politica non l’interessava , non aveva ben capito che genere d’uomo fosse l’enigmatico Carlo Alberto, come del resto anche Mazzini non aveva capito chi era il ragazzo di 26 anni venuto da lui per aderire alla Giovane Italia. Aveva le idee confuse dai vari Barrault o dal Credente, che gli avevano montato la testa o forse pensava che il Piemonte fosse l’unica carta vincente per arrivare ad uno stato italiano. Non gli interessava che Carlo Alberto fosse un enigma e il suo successore Vittorio Emanuele un essere rozzo e ignorante, ma comprese che non c’era molto da scegliere, quello del Piemonte era sempre il Re di Coppe, l’unica carta da poter giocare, anche se di regale avesse ben poco. Non gli interessava che negli Archivi di Londra fosse documentata una strana conversazione tra Vittorio Emanuele e la regina Vittoria, seduta accanto a lui in un pranzo alla Corte d’Inghilterra, con il re d’Italia che la spaventava, senza pensare che anche lei era tedesca, affermando che avrebbe strangolato volentieri con le sue mani tutti gli austriaci, donne e bambini compresi e che la vista del sangue gli procurava un grande appetito. Garibaldi, condannato a morte a Genova, non aveva molte scelte. |
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