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Carrellata
storica sul Risorgimento italiano
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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Giovine Italia | ![]() |
![]() Ogni primavera, dal 18 al 22 marzo, Milano festeggia, con qualche tricolore e molte bandierine sui tram e sugli autobus, l’anniversario delle cinque giornate, quando il Feldmaresciallo Radetzky ( 3 ) lasciò la città con tutte le truppe. Radetzky era un galantuomo, perché, al termine della quinta giornata, preferì abbandonare la città piuttosto che sparare con i cannoni contro i milanesi, come invece fece nel 1898 il generale italiano Bava Beccarsi ( 4-5 ), più che altro per convincere Eugenia Litta, amante di Umberto I, che lui, generale Bava Beccaris, era uomo forte e risoluto. ![]() Probabilmente l’austriaco amava Milano più dell’italiano, l’amava di più dei milanesi, se non altro per rispetto verso la sua donna , la milanese Giuditta Meregalli, la quale, oltre che preparargli i suoi piatti preferiti, era anche la sua tenera amante. L’effimera cacciata dalla città delle truppe austriache, era costata seicento morti per parte, 1200 in tutto.Dei protagonisti, a parte Radetzky, ciascuno aveva una interpretazione diversa dell’avvenimento. Il conte Gabrio Casati sognava un Italia unita sotto i Savoia e per lui Carlo Cattaneo era una canaglia, perché pensava ad una Lombardia inserita nel “Commonwealth” austriaco. Carlo Cattaneo definiva il Casati un ciambellano pronto a farsi in due per servire sia la corte di Vienna che quella di Torino, i vari mazziniani sognavano una repubblica popolare, ![]() ![]() In una città dell’Unione Europea, nel 2002, è ancora opportuno esporre quelle bandierine sui tram ? Nel marzo del 1848 Carlo Alberto ( 6 ) aveva dichiarato guerra all’ Austria, ma, sconfitto a Novara, abdicò sul campo di battaglia a favore di suo figlio Vittorio Emanuele II ( 7 ). La nascita del regno d’Italia è stata il frutto del pensiero e delle azioni di tre uomini: Giuseppe Mazzini, l’ideologo, il conte Camillo Benso di Cavour, il politico ( 8 ) e Giuseppe Garibaldi, il mitico Che Guevara italiano, amato ed ammirato da tutto il mondo. Vittorio Emanuele fece ben poco, con loro non si comportò mai da vero amico, trattò Garibaldi come un’arancia, sono parole sue, che prima si spreme fino all’ultima goccia e poi si butta. Solo per merito loro la camera dei deputati poteva proclamare che il 16 marzo 1861 era sorto un nuovo regno di ventidue milioni di abitanti, il regno dell’Italia unificata. |
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