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Computers Dall'homo erectus all'homo religiosus  ... 
scritto inedito di: Milost Della Grazia
la neuroteologia...
Secondo il teologo  Julien Ries,  presidente del  Centro di  Storia delle Religioni dell’Università Cattolica di Louvain,  per religione si  intende un sistema di credenze, di riti e di pratiche relative a cose sacre , che uniscono in una stessa comunità coloro che vi aderiscono.
Durante gli scavi nella gola di Olduvai  e nella zona del lago Turkana gli archeologi trovarono dei crani di homo abilis, insieme a ciottoli tagliati da entrambi i lati, testimonianza di una cultura che risaliva  a circa due milioni di anni fa e definita olduvaliana, la quale presentava chiare  manifestazioni di intelligenza e di immaginazione, in quanto l’homo abilis , per costruirsi uno strumento, sapeva scegliere, in base al loro colore, i sassi di maggiore durezza. Questo homo abilis, anello tra gli ominidi e l’homo erectus, lo possiamo chiamare, per la sua cultura, anche homo simbolicus, che è
l’embrione dell’homo religiosus.
Per seguirlo nella sua evoluzione mi baserò sulle tesi dello storico delle religioni Rudolf  Otto, il quale nel 1917
pubblicò  un libro che divenne rapidamente un best-seller. Quando l’autore parla di religione, si riferisce a qualcosa di primitivo, radicato nel magico-mitico, che non può essere inteso mediante una valutazione teologica. Secondo l’autore
 il motivo per il quale nell’uomo primitivo nacque la religiosità va ricercata in una prima esperienza di angoscia e di orrore provata di fronte a qualcosa di insolito e per lui incomprensibile che lo sconvolse e lo terrorizzò (tremendum).
Per farci comprendere meglio il concetto, l’autore racconta  di una primitiva tribù germanica, la quale, di fronte ad un evento naturale come un temporale, ma sconvolgente per l’ irruenza dei lampi e dei tuoni,  immagina che in quel momento un essere superiore  percorre il cielo con un carro, battendo sulle nubi con un  martello gigantesco, facendo scaturire tuoni e fulmini. Per i primitivi membri di quella  tribù questo essere superiore diventò il dio delle tempeste Donnar, il più importante della mitologia germanica, del quale poi rimase un  ricordo perenne nella  lingua tedesca, Donnerstag, il giovedì, giorno del tuono.. Ottto fa notare che quella religiosità non è nata da uno stato di terrore o di angoscia,  bensì’ da una orgasmica intuizione del mistero.
La seconda esperienza è lo stupore, lo sbalordimento  e un  timore reverenziale di fronte a qualcosa di portentoso che lo induce alla venerazione (fascinosum, fede come esperienza del mistero). Rudolf Otto fa osservare come tremendum e fascinosum  sono la faccia positiva e negativa di un medesimo sentimento di assoluta dipendenza, come comune connotato  del religioso ( Schleiermacher citato da R. Otto ).
L’uomo osserva affascinato  tutto quello che lo  circonda, la bellezza della volta celeste, il sole che sorge e che tramonta, la luna e le sue fasi, gli astri che ruotano nel cielo, la pioggia ed i temporale, il fragore dei fulmini che incendiano i boschi, il calore del fuoco, i fiumi e le montagne, la natura  e gli animali che lo circondano, le stagioni che mutano ed il dolce risveglio della natura in primavera e si rende conto che tutto quello che esiste e si muove in un armonioso bioritmo è regolato da esseri superiori e da qui divinità per i corsi d’acqua, per le montagne, per le piante in una fase  animistica della sua evoluzione. Al tremendo ed al fascinoso si legano due altre esperienze fondamentali. 
La prima è la morte. L’homo erectus  ha imparato  a costruirsi  una capanna, crea utensili per tagliare le prede con una intuizione non solo funzionale ma anche  estetica, dimostrando la presenza  in lui di un principio organizzativo innato. Ha preso atto delle esigenze del suo corpo, il troppo caldo, il freddo, la sete, la fame, la stanchezza, il  sonno ristoratore dopo una faticosa giornata alla ricerca di cibo, comprende dopo un po’ anche il fenomeno dei sogni, all’alba osserva il verde della natura che lo circonda, contempla estasiato l’immensa  volta celeste, teme il fulmine, ma prova interesse per gi incendi che il fulmine provoca, impara ad accendere il fuoco e scopre che  la selvaggina è più saporita, se rosolata sul fuoco, assiste alla nascita ed alla morte del suo prossimo e comprende che anche lui dovrà morire,  è l’unico animale conscio dell’ineluttabilità della morte, prezzo che ha dovuto pagare per l’evoluzione del suo cervello.
 Come afferma  Herbert Spenser, una volta conscio di dover morire, nasce in lui, con un meccanismo di feed-back,  la speranza di una vita ultraterrena, dando origine alla sua religiosità che si manifesta nel culto dei  morti. 
Si  preoccupa  di proteggere il loro corpo, soprattutto della testa e per questo, siamo nel paleolitico medio e superiore,  usa regolarmente l’ossido di ferro, sostanza gialla che diventa rossa con il calore del fuoco, molto utile, dopo aver dipinto il cranio,  per allontanare ogni parassita e incastona  due conchiglie nelle orbite, simbolo della capacità di vedere anche dopo la morte.L’ aver deposto accanto al morto del cibo e delle suppellettili confermano la sua fede in una nuova vita  ultraterrena, generando in lui una prima e  rudimentale esperienza del sacro, per cui lui, homo erctus diventa homo simbolicus,  si avvale anche di un  linguaggio e  mediante  riti naturisti,  canti e danze, crea una comunione con il sopranaturale, diventando un homo religiosus. 
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