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Dall'homo
erectus all'homo religiosus ...
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
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la neuroteologia... | ![]() |
![]() Durante gli scavi nella gola di Olduvai e nella zona del lago Turkana gli archeologi trovarono dei crani di homo abilis, insieme a ciottoli tagliati da entrambi i lati, testimonianza di una cultura che risaliva a circa due milioni di anni fa e definita olduvaliana, la quale presentava chiare manifestazioni di intelligenza e di immaginazione, in quanto l’homo abilis , per costruirsi uno strumento, sapeva scegliere, in base al loro colore, i sassi di maggiore durezza. Questo homo abilis, anello tra gli ominidi e l’homo erectus, lo possiamo chiamare, per la sua cultura, anche homo simbolicus, che è l’embrione dell’homo religiosus. Per seguirlo nella sua evoluzione mi baserò sulle tesi dello storico delle religioni Rudolf Otto, il quale nel 1917 pubblicò un libro che divenne rapidamente un best-seller. Quando l’autore parla di religione, si riferisce a qualcosa di primitivo, radicato nel magico-mitico, che non può essere inteso mediante una valutazione teologica. Secondo l’autore il motivo per il quale nell’uomo primitivo nacque la religiosità va ricercata in una prima esperienza di angoscia e di orrore provata di fronte a qualcosa di insolito e per lui incomprensibile che lo sconvolse e lo terrorizzò (tremendum). Per farci comprendere meglio il concetto, l’autore racconta di una primitiva tribù germanica, la quale, di fronte ad un evento naturale come un temporale, ma sconvolgente per l’ irruenza dei lampi e dei tuoni, immagina che in quel momento un essere superiore percorre il cielo con un carro, battendo sulle nubi con un martello gigantesco, facendo scaturire tuoni e fulmini. Per i primitivi membri di quella tribù questo essere superiore diventò il dio delle tempeste Donnar, il più importante della mitologia germanica, del quale poi rimase un ricordo perenne nella lingua tedesca, Donnerstag, il giovedì, giorno del tuono.. Ottto fa notare che quella religiosità non è nata da uno stato di terrore o di angoscia, bensì’ da una orgasmica intuizione del mistero. ![]() L’uomo osserva affascinato tutto quello che lo circonda, la bellezza della volta celeste, il sole che sorge e che tramonta, la luna e le sue fasi, gli astri che ruotano nel cielo, la pioggia ed i temporale, il fragore dei fulmini che incendiano i boschi, il calore del fuoco, i fiumi e le montagne, la natura e gli animali che lo circondano, le stagioni che mutano ed il dolce risveglio della natura in primavera e si rende conto che tutto quello che esiste e si muove in un armonioso bioritmo è regolato da esseri superiori e da qui divinità per i corsi d’acqua, per le montagne, per le piante in una fase animistica della sua evoluzione. Al tremendo ed al fascinoso si legano due altre esperienze fondamentali. La prima è la morte. L’homo erectus ha imparato a costruirsi una capanna, crea utensili per tagliare le prede con una intuizione non solo funzionale ma anche estetica, dimostrando la presenza in lui di un principio organizzativo innato. Ha preso atto delle esigenze del suo corpo, il troppo caldo, il freddo, la sete, la fame, la stanchezza, il sonno ristoratore dopo una faticosa giornata alla ricerca di cibo, comprende dopo un po’ anche il fenomeno dei sogni, all’alba osserva il verde della natura che lo circonda, contempla estasiato l’immensa volta celeste, teme il fulmine, ma prova interesse per gi incendi che il fulmine provoca, impara ad accendere il fuoco e scopre che la selvaggina è più saporita, se rosolata sul fuoco, assiste alla nascita ed alla morte del suo prossimo e comprende che anche lui dovrà morire, è l’unico animale conscio dell’ineluttabilità della morte, prezzo che ha dovuto pagare per l’evoluzione del suo cervello. Come afferma Herbert Spenser, una volta conscio di dover morire, nasce in lui, con un meccanismo di feed-back, la speranza di una vita ultraterrena, dando origine alla sua religiosità che si manifesta nel culto dei morti. Si preoccupa di proteggere il loro corpo, soprattutto della testa e per questo, siamo nel paleolitico medio e superiore, usa regolarmente l’ossido di ferro, sostanza gialla che diventa rossa con il calore del fuoco, molto utile, dopo aver dipinto il cranio, per allontanare ogni parassita e incastona due conchiglie nelle orbite, simbolo della capacità di vedere anche dopo la morte.L’ aver deposto accanto al morto del cibo e delle suppellettili confermano la sua fede in una nuova vita ultraterrena, generando in lui una prima e rudimentale esperienza del sacro, per cui lui, homo erctus diventa homo simbolicus, si avvale anche di un linguaggio e mediante riti naturisti, canti e danze, crea una comunione con il sopranaturale, diventando un homo religiosus. |
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