![]() |
![]() |
Dall'homo
erectus all'homo religiosus ...
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
![]() |
|
![]() |
in Africa | ![]() |
![]() ![]() Percorrendo la pista Ngorongoro-Serengheti, all’ottantesimo chilometro, giriamo a destra e percorriamo dieci chilometri di pista sabbiosa per raggiungere la famosa Great Rift Valley, la “grande spaccatura “che parte dal Mar Rosso e dopo migliaia di chilometri arriva in Tanzania. ![]() La guida ci racconta la storia della scoperta di Olduvai da parte degli archeologi e ci fa esaminare e fotografare il materiale raccolto in tanti anni nella zona, esposto in un piccolo museo, circa trenta metri quadrati, gestito da una tribù di simpatici e variopinti Masai. Il villaggio ed il piccolo museo sono situati su di un altopiano ed a circa cento metri il terreno scende ripidamente verso il fondo per schiudersi in una piana nel cui mezzo troneggia un largo terrapieno rotondeggiante. Scendiamo lentamente, guardando accuratamente dove mettiamo i piedi, per evitare di calpestare un “serpente dei sette passi”, così chiamato, in quanto se ti morde, dopo sette passi sei morto. La guida conosce bene il luogo e la storia, ci fa osservare i vari strati dove gli archeologi hanno lavorato per molti anni, concludendo che nei vari strati di questo grande torrione è scritta tutta la storia della nostra umanità. Questa è la zona dove vivevano, milioni di anni or sono, i nostri antenati ominidi, chiamati Zinjanthropus boisei dall’archeologo Louis Leakey, che arrivò per la prima volta in questa valle, insieme a sua moglie Mary e continuò a scavare fino a che nel luglio del 1959 trovò un teschio di Zinjanthropus e nel 1960, in uno altro strato del torrione, il teschio di un homo abilis, confermando che questa valle era stata la culla dell’umanità. |
tel.02 9837517 Melegnano Via Castellini, 27 |