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Computers Dall'homo erectus all'homo religiosus  ... 
scritto inedito di: Milost Della Grazia
Homo erectus
Gli  scienziati cominciarono a litigare, spostando e modificando le varie date, ma ormai la genetica, attraverso lo studio del DNA, aveva confermato che tutta l’umanità discendeva dalla  popolazione di questa  parte dell’Africa. Fino a centomila anni fa l’homo erectus visse, evolvendo, in questa parte dell’Africa, poi, probabilmente per qualche catastrofe, dovette  spostarsi per trovare nuove fonti di cibo e situazioni climatiche migliori ed ebbe inizio, passo dopo passo, quela lunga marcia, con la quale9 occupò man mano prima tutta l’Africa poi tutto  il resto del mondo, varcando, trentamila anni fa, lo stretto di Berimg, a quei tempi costituito da un sottile ponte tra l’Asia ed il continente americano. La ricerca genetica ha dimostrato che il cromosoma Y di tutti i maschi del mondo discende da un solo cromosoma Y, quello dei nostri  ominidi di Olduvai e l’elemento più appariscente, il colore della pelle, variava dal bianco al nero a seconda della lontananza dall’equatore. Durante le Olimpiadi del 1936 a Berlino il negro Jesse Owen  vinse la medaglia d’oro, diventando l’uomo più veloce del mondo e quell'imbecille ed ignorante di Adolfo Hitler abbandonò lo stadio, profondamente stizzito. Nessuno dei suoi gerarchi ebbe il coraggio di spiegargli che sia lui, Adolfo Hitler che Jesse Owen erano proprio della stessa razza.
Dopo un giro d’addio per il Serengheti  raggiungiamo Laetoi, ad una quarantina di chilometri a sud della gola di Oldivai, in prossimità di una montagna vulcanica, il Sadiman, dove avvenne la più importante scoperta archeologica del secolo ventesimo, quando trovarono  le impronte lasciate da tre ominidi  3.7 milioni di anni fa. Immaginate una fresca mattinata, con un gruppo di tre ominidi, ai quali vien  voglia di fare una bella passeggiata a due zampe. Il terreno è umido per la pioggia e i tre ragazzi lasciano sul terreno tre lunghe serie di impronte, nette e parallele tra di loro. Qualche goccia di  pioggia cade sulla tiepida cenere depositata da poche ore durante l’eruzione di uno dei tanti vulcani allora attivi.. La lieve pioggia smette  di cadere e il terreno si trova nelle migliori condizioni per ricevere le impronte dei tre ominidi e di altri animali. Rispunta il sole che asciuga la cenere con le impronte, ormai diventate dure come la roccia. Il vento ricopre con sabbia e cenere fresca tutte le impronte fossilizzate, proteggendole, fino a quando un archeologo, che passava casualmente da queste parti, nel 1976 le scopre, perché il  vento che da  milioni di anni stava spazzando questo altipiano, erodendolo, aveva  portato in superficie quello che gli archeologi chiamano il paleosuolo.. 
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