![]() |
![]() |
Gli
imperatori del Sacro Romano Impero...
scritto inedito di: Milost Della Grazia |
![]() |
|
![]() |
Da Alberto II° a Massimiliano I° | ![]() |
![]() Il Casato degli Absburgo, con i domini riuniti geograficamente “come i tre lobi di un trifoglio,” andò incontro a ripetute divisioni, la più nota quella del 1379, che divise il Casato in due linee, una albertina ed una leopoldina, dalla quale si formerà con gli anni la Casa d’Austria, la cui impronta sarà un deciso spostamento verso oriente dell’asse dei possedimenti, baluardo contro la minaccia ottomana. Aberto II, figlio di Alberto il Paziente (1377-1404), cinse la corona imperiale per pochissimo tempo ed alla sua morte la corona di Bosnia e d’Ungheria passò a suo figlio Ladislao, con il quale si estinse la “linea albertina” e la corona imperiale andò a Federico III, figlio di Ernesto, duca di Ferro, il quale per primo ebbe il titolo di arciduca, creato da Rodolfo IV, e fu pure il primo Absburgo a scendere in battaglia contro i Turchi a Radkersburg nel 1418. Federico III duca d’Austria (1415-1493) Dopo la nomina a re di Germania, di Boemia e d’Ungheria, fu incoronato imperatore nel marzo del 1452 dal papa Nicolò V e fu l’ultima cerimonia del genere celebrata in Roma. Trascorse gran parte della sua vita a combattere contro lo strapotere dei principi, sia in Germania, che in Boemia. Fu sconfitto ripetutamente dagli Ungheresi di Mattia Corvino, il quale nel 1458 occupò Vienna. Federico III fu certamente uno dei personaggi più problematici degli Absburgo, sicuramente il più maltrattato dagli storici. Provava un grande disprezzo per l’umanità in genere ed era profondamente convinto della divina predestinazione della sua persona e della sua Casa, alla quale spettava di pieno diritto la Corona del Sacro Romano Impero e sotto questo punto di vista fu l’esecutore del testamento politico di Rodolfo IV e il vero fondatore dell’impero absburgico che per tre secoli non doveva subire interruzioni. Per comprendere i suoi difetti ed i suoi errori ci possono aiutare le parole di alcuni suoi scritti, specie un passo del suo diario, dove scrive: “Il vessillo d’Austria non è vittorioso e i miei antenati sono stati sconfitti ben tre volte,”parole dalle quali traspare un profondo scetticismo di fronte alla “fortuna delle armi” e la sua riluttanza a decidere le sorti della Casa sul campo di battaglia ed un grande desiderio di pace. Dava anche al proprio nome Federico “Friedrich” il significato di “ricco di pace”. Oggi lo definirei un “antieroe”al quale sarebbero andate a pennello le parole di R.M.Rilke: “Wer spricht von Siegen ? Uebersteh’n ist alles Chi parla di vittoria? Sopravvivere è l’essenziale”. D’altra pare non mi sento di criticarlo, perché anche Francesco Giuseppe, per il quale mio padre e i miei zii hanno tutti combattuto per Lui, sul mare o in Galizia, non amava le guerre, perché sapeva che si possono anche perdere. Diceva: le battaglie sono come le partite a scacchi, non importa chi ha vinto o chi ha perso, importante è come si è giocato o come si ha combattuto. Federico III cercava sempre di perseguire il proprio interesse politico, evitando ogni intervento militare, che lasciava gestire agli altri. Il suo capolavoro fu il matrimonio di suo figlio Massimiliano con Maria, erede del ducato di Borgogna, unione che estese ulteriormente le proprietà degli Absburgo e li condusse a una nuova era di grande prestigio. Federico morì nel 1493 a 78 anni, età rispettabile per quei tempi e suo successore fu l’unico figlio ![]() Alla nascita ricevette un nome insolito per un Asburgo. Mentre suo padre, Federico III, voleva chiamarlo Giorgio, nome di un santo guerriero, sua madre, Eleonora di Portogallo, donna molto fantasiosa, voleva chiamarlo Costantino, preconizzando per suo figlio un grande avvenire, ed aveva ottenuto dal papa Nicola V l’autorizzazione a modificare il suo nome da Eleonora in Elena, nome della madre del grande imperatore romano. Prevalse la volontà del padrino, il magnate ungaro-slavo Nikolaus von Ujlak, che volle dargli il nome di un santo che aveva trovato il martirio lottando, come lui, contro i Turchi San Massimiliano di Celje, l’antica città slovena Celia. A 18 anni sua padre gli fece sposare la figlia del duca di Borgogna, Carlo il Temerario, Maria di Borgogna, la più ricca ereditiera d’Europa e l’acquisizione della Borgogna diede un’impronta particolare alla dinastia asburgica, con un ritorno alla politica dell’Europa occidentale. La “Haus Oesterreich” divenne la “Maison d’Autriche” e Massimiliano chiamò Filippo il suo unico figlio, nome anche questo inconsueto per un Asburgo ed il suo primo nipote, chiamato Carlo come il nonno materno, passerà alla storia come l’imperatore sui cui domini non tramontava mai il sole. Elemento costante della politica di Massimiliano fu l’ostilità contro la casa regnante francese dei Valois. Nel 1492, dopo la morte precoce di sua moglie Maria, Massimiliano dovette cedere tacitamente la Borgogna alla Francia e si trovò implicato in varie guerre inconcludenti: contro Mattia Corvino d’Ungheria, che minacciava Vienna, contro i cantoni svizzeri, dei quali dovette riconoscere l’indipendenza, nel 1508 combattè contro Venezia, perdendo in un primo tempo Gorizia e Trieste, per riconquistarle dopo un anno, contro Francesco I di Francia, al quale non fu in grado di togliere Milano. Sull’esempio dei famosi mercenari svizzeri creò il corpo dei non meno famosi lanzichenecchi tedeschi, i quali nel 1514 sconfissero gli Svizzeri nella battaglia di Melegnano (13-14 settembre 1515). In quella occasione si riconciliò con il re di Francia Francesco I. Riunì sotto il suo impero tutti i vari rami degli Asburgo, anche grazie all’aiuto di Sigismondo del Tirolo, morto senza eredi, il quale l’aveva messo in contatto con i famosi banchieri Fugger, che lo finanziarono lautamente, anche perché aveva ereditato le terre di Sigismondo, ricche di miniere d’argento. Con un doppio matrimonio di due suoi nipoti assicurò agli Asburgo i regni di Ungheria e di Polonia, la riunificazione dei territori delle due linee leopoldine estese i suoi diritti sulla Bosnia. Nominò sua figlia Margherita governatrice dei Paesi Bassi, carica che mantenne fino alla sua morte nel 1530. Con l’estinzione dei conti di Gorizia ereditò il loro dominio su tutta la Val Pusteria fino a Lienz ed il Tirolo divenne il paese da lui preferito, dove andava regolarmente a caccia di camosci. Ad un dato punto aspirò persino alla corona di Svezia. Suo padre Federico III non fu un imperatore guerriero, ma anche suo figlio Massimiliano non amava molto le guerre e con la sua abile politica di matrimoni e di alleanze, estese i confini dell’Impero molto più che con le guerre, Impero del quale tentò di modificare la struttura con una buona amministrazione centralizzata, creando una forte monarchia tedesca. Ebbe anche il merito di aver fondato l’università di Vienna e di Ingolstadt, a pochi chilometri da Monaco di Baviera. Rimasto vedovo sognò di diventare il coadiuvatore del papa, anche se nel 1493, quando venne eletto imperatore, rifiutò decisamente la consacrazione da parte di Alessandro VI. Certamente scherzava quando, scrivendo a sua figlia Margherita, affermava che sperava di diventare santo dopo la sua morte, ma sicuramente nella sua mente c’era l’idea di unificare nella sua persona, come ai tempi di Bisanzio, la figura dell’ imperatore e quella di capo della chiesa, salendo anche sul trono papale. Qualche maligno scrisse che questo suo desiderio era legato alla prospettiva delle laute prebende che riceveva un papa, ipotesi non da scartare, perché Massimiliano era ossessionato dalla costante preoccupazione finanziaria, non ostante l’appoggio che godeva da parte dei famosi banchieri Fugger, tanto da guadagnarsi la nomea, da parte dei Veneziani, di “Massimiliano senza danari”. Comunque fu un vero imperatore, amico dell’alta borghesia, mecenate degli artisti e scrittore lui stesso, tanto che il Mittner, nella sua Storia della Letteratura Tedesca, gli concede una pagina intera, ricordando le sue opere: dal 1492 in poi una autobiografia, una specie di romanzo che dettò al suo segretario ed il famoso Theuerdank, pubblicato nel1517, poema in versi,nel quale racconta il suo viaggio per ottenere la mano di Maria di Borgogna. Theuer e Theuerlich erano termini usati a quei tempi per designare il cavaliere “senza macchia e senza paura”. Mente fantasiosa, fece curare gli antichi canti e le vecchie saghe germaniche, riesumando anche la leggenda, secondo la quale Priamo, fuggendo da Troia incendiata dai Greci, sarebbe arrivato fino in Germania, dando origine al suo Casato, per cui si riteneva superiore ai Romani, i quali pretendevano di discendere solo da Enea, antica saga frutto di un’epoca in cui l’ellenismo era l’espressione più alta dell’umanesimo europeo. Impegnò gli ultimi anni della sua vita a preparare la successione di suo nipote Carlo. Morì nel gennaio del 1519 e non fu sepolto nel grande mausoleo che si era fatto costruire nel Tirolo ad Innsbruck, per cui ritengo che riposi nel Kaisergruft, cioè nella Cripta Imperiale dei Cappuccini, nel cuore di Vienna, dove sono sepolti 12 imperatori, 16 imperatrici e un centinaio di arciduchi. NdR Massimiliano I° d'Asburgo non riposa nella Kaisergruft ma nella Georgskapelle di Wiener-Neustadt. |