..
Computers Gli imperatori del Sacro Romano Impero... 
scritto inedito di: Milost Della Grazia
Federico Barbarossa
.
Federico Barbarossa
Venne eletto imperatore nel 1152  a 27 anni e fu il primo esponente della dinastia degli Hohenstaufen  a cingere la corona imperiale. Questa dinastia, il cui nome derivava dal castello di Hohenstaufen in Svevia, era considerata imperiale nello spirito della legge salica, in quanto suo nonno, Federico di Staufen, aveva sposato Agnese, figlia di Enrico IV, con la quale si poteva risalire al sangue degli imperatori franchi. Grazie a questo matrimonio suo nonno nel 1079 era diventato duca di Svevia. Hanno calcolato che al tempo di Barbarossa in tutto l’impero esistevano circa 10.000 castelli feudali e che non vi era più alcuna possibilità di creare nuovi feudi. La grande massa di nomi nobiliari derivava sempre dal nome del castello abitato dalla famiglia ed il “von”, seguito dal nome del castello, sostituiva  quello che oggi è il cognome.  Federico Barbarossa, discendente per linea paterna dai Weiblingen  (ghibellino) e per linea materna dai Welf  (guelfo), si dimostrò subito dotato di grande iniziativa ed autorevolezza ponendo fine alle lotte interne, concedendo a Enrico il Leone, figlio di Enrico il Superbo, la Sassonia e la Baviera e risarcendo i Babenberg,  per la perdita di quest’ultima regione, con la trasformazione dei loro possedimenti  in ducato d’Austria, ereditario in linea maschile e femminile. Aveva scelto come suo collaboratore l’arcivescovo di Colonia, Rainaldo di Dassel, che l’aiutò nei suoi rapporti con la chiesa romana e lo convinse della potenzialità, sia culturale che economica, delle città del nord Italia, molto simili alle città tedesche della Renana, in particolare Milano e Come, ricche per l’artigianato tessile e Bologna, già nel 1088 sede di una università e centro europeo degli studi di diritto.  Per Federico l’autorità imperiale aveva due aspetti, uno politico, per il quale esercitava il suo dominio in tutto l’impero costituito dalla Germania, dall’Italia, dalla Borgogna e dalla Boemia ed un aspetto spirituale, per il quale era considerato il capo dell’occidente cristiano. Questo riconoscimento poteva avvenire solo con una incoronazione a Roma da parte del papa. Si convinse che la riconquista dell’Italia era essenziale per la ripresa della sua autorità imperiale, per cui, stabilizzata la situazione in Germania, iniziarono le sue discese in Italia per rinnovare la sua autorità in questa parte dell’impero, tentativo reso più facile dai contrasti che cominciavano a sorgere tra le città vicine a causa dello stesso sviluppo dei Comuni più importanti. Milano era in contrasto con Lodi e con Como per una concorrenza nel campo tessile e per problemi di accesso al Po, per cui Milano aveva raso al suolo Lodi. Firenze era in conflitto con Siena (battaglia di Montaperti), tutte contese che l’imperatore poteva utilizzare a suo vantaggio. La sua prima discesa in Italia avvenne nel 1154, chiamato dal papa Adriano IV, contro il riformatore religioso Arnaldo da Brescia, giudicato eretico. Federico si fece dapprima incoronare re d’ Italia a Pavia nel 1155, poi catturò  Arnaldo, consegnandolo ad Adriano IV, che lo fece bruciare vivo. Il papa in cambio lo incoronò imperatore a Roma, ma una ribellione popolare esplosa dopo l’esecuzione di Arnaldo e l’opposizione dei feudatari tedeschi obbligarono Federico a tornare subito in Germania. Nel frattempo erano apparsi in Europa i Comuni, in Germania, in Inghilterra, in Francia, nelle Fiandre, ma soprattutto in Italia, tipica forma di governo autonomo delle città, in antitesi alla vecchia autorità feudale, che trovavano spesso il loro punto di riferimento nel vescovo. Tutto questo faceva parte del programma teocratico che era stato di Gregorio VII e ripreso da Innocenzo III, nel tentativo di riunire tutta la cristianità sotto il supremo potere del pontefice. La seconda discesa di Federico Barbarossa ebbe luogo nel luglio 1158, quando convocò subito una assemblea dei delegati di tutti i vari Comuni, dei vassalli laici ed ecclesiastici italiani e tedeschi e di giuristi dell’università di Bologna, assemblea che si tenne a Roncaglia, cittadina nei pressi di Piacenza, scelta al posto di Pavia probabilmente perché più vicina a Bologna. In questa assemblea Federico discusse ed elaborò la “ Costitutio de regalibus” la quale riaffermava la sua autorità sui vari Comuni, sui vassalli italiani ed anche la superiorità dell’impero sul papato, considerato anche lui feudo dell’impero e stabiliva quali fossero le “regalie”, cioè i suoi diritti, dei quali i vari Comuni si erano man mano appropriati e cioè la riscossione di pedaggi, dei dazi da pagare per il passaggio lungo le vie pubbliche, per la navigazione lungo i fiumi ed i canali, per l’ingresso nei porti, l’emissione di monete, la facoltà di nominare magistrati per rendere giustizia, lo sfruttamento delle miniere d’argento, delle saline ed i proventi delle multe.  Naturalmente il documento fu ratificato dall’imperatore e dal giuramento di tutti i venuti. L’obbiettivo di Federico era quello di creare una monarchia basata sul diritto romano e sulle consuetudini feudali, come si era verificato in Francia ed in Inghilterra. La conseguenza di questa assemblea fu l’inizio di una lunga lotta tra l’imperatore, i Comuni ed il papato, quando risultò chiaro che la “Costitutio de regalibus” non era una semplice dichiarazione di diritto, una semplice formalità e nelle varie città si presentarono gli emissari dell’imperatore, che chiedevano la riscossione di tutti i tributi. Alcuni Comuni si rifiutarono di riceverli e la reazione di Federico fu spietata: durante la seconda discesa in Italia rase al suolo Crema (1159) e nel 1162, con un esercito di soldati tedeschi ed italiani, forniti dai feudatari a lui fedeli, assediò per due anni Milano, che era il Comune più ricco e più ribelle, radendola al suolo nel 1162.  Il rapporto tra il Barbarossa ed il Comune di Milano è ben descritto da Giosue Carducci nella sua ballata “Il Parlamento”, della quale riporto qualche strofa: "Sta Federico imperatore in Como / Allor fe’ cenno il console Gherardo, / e squillaron le trombe a parlamento / Signori milanesi il consol disse / la primavera in fior mena tedeschi / pur come d’uso. Fanno Pasqua i lurchi / ne le lor tane e poi calano a valle / Como è co’ i forti e abbandonò la lega / Il popol grida : L’esterminio a Como / Quale volete, milanesi ? mandar messi a Cesare o affrontar / a lancia e spada il Barbarossa in campo / A lancia e spada, tuona il parlamento, a lancia e spada il Barbarossa in campo." Morto Adriano IV, Federico pretese di nominare il nuovo papa, Vittore IV, mentre i Normanni ed i Bizantini davano il loro appoggio ad un altro papa, Alessandro III, divenuto il simbolo della resistenza contro l’imperatore.  La terza discesa ebbe luogo nell’ottobre 1163 e, mentre Federico era in Italia, scoppiò una rivolta feudale contro il sovrano normanno Guglielmo il Malo. I feudatari ribelli si rivolsero, per aiuto, al papa, a Federico Barbarossa ed all’imperatore di Bisanzio Manuele I Comneno, che inviò una spedizione in Puglia. Federico Barbarossa non potè intervenire, perché i suoi generali avevano giudicato l’impresa troppo rischiosa. Il papa ed il sovrano normanno stipularono un accordo, escludendo l’imperatore. Evidentemente il papa pensava che confinare sia a nord che a sud con l’impero germanico fosse troppo pericoloso per il papato, cioè come stare tra le due ganasce di una tenaglia.  La quarta venuta di Federico in Italia avvenne nell’ottobre del 1166, quando il Barbarossa, accompagnato da Pasquale III, un papa nominato da lui e successore di Vittore IV, si mosse contro Roma, ma una epidemia di colera decimò il suo esercito e trasformò la sua impresa in un fallimento. Federico Barbarossa scese nuovamente in Italia nel settembre del 1174 passando questa volta attraverso la Contea di Savoia, senza poter sfruttare le discordie dei Comuni, che anzi si erano associati nella Lega Lombarda, più di venti Comuni, tra i quali Milano, Lodi, Como, Bologna, Modena, Vercelli, Verona, Padova e Treviso. Avevano tracciato un programma comune ed a Pontida avevano fatto il famoso giuramento contro il Barbarossa. Anche il papa Alessandro III diede il suo pieno appoggio e la Lega, per sottolineare questa presa di posizione del pontefice, diede il nome di Alessandria ad un Comune di recente fondazione. Alcune strofe di G.Caducci : "/ Or si fa innanzi Alberto da Giussano / Milanesi, fratelli, popol mio / vi sovvien, dice Alberto da Giussano, calen di marzo? / vestiti i sacchi della penitenza, / co’ i piedi scalzi, con le corde al collo / c’inginocchiammo e tendevam le braccia / a lui d’intorno. Ei, dritto , in piedi, presso / lo scudo imperial, ci riguardava / muto, co ‘l suo diamantino sguardo. / Ecco, io non piango più. .. Venne il dì nostro / o milanesi, e vincere bisogna / Diman da sera i nostri morti avranno / una dolce novella, in purgatorio / e la rechi pur io. ".
Lo scontro decisivo avvenne il 29 maggio del 1176 nei pressi di Legnano e l’esercito dei confederati, comandati da Alberto di Giussano, inflisse una dura lezione alle truppe imperiali.  Federico Barbarossa, al quale durante il combattimento era stato ucciso il cavallo, si salvò a stento e perse questa battaglia per una errata valutazione strategica della situazione e per un inutile orgoglio, in quanto non aveva voluto accettare l’aiuto militare che gli aveva offerto Enrico il Leone.  Dopo lunghe trattative il 25 giugno del 1183 si giunse alla pace di Costanza, con la quale tutti i Comuni ottennero il riconoscimento dei loro diritti, soprattutto l’ autonomia, pur riconoscendo l’autorità imperiale ed accettando il pagamento di tributi.  Federico Barbarossa scese in Italia per l’ultima volta nel 1186 solo per concludere il matrimonio tra suo figlio Enrico con Costanza d’Altavilla, erede del re Guglielmo II, defunto senza eredi. La partita tra il papa, l’imperatore ed Comuni si chiuse in modo soddisfacente per tutti.  Terminò lo scisma iniziato con la nomina, ancora  al tempo di Enrico IV e GregorioVII. di un antipapa. Un concilio ecumenico del marzo 1179 eliminò il diritto di conferma da parte dell’imperatore per la nomina di un nuovo papa, i Comuni riconobbero la sua sovranità e l’imperatore la loro autonomia.
Federico Barbarossa tornò a dedicare tutta la sua attenzione alla Germania, riuscì ad esiliare il cugino Enrico il Leone, infeudando tutta la Sassonia e dando il ducato di Westfalia all’arcivescovo di Colonia ed il ducato di Baviera ad Ottone di Wittelsbach.
L’anno 1188 segnò il culmine del suo potere in Germania ed alla sua morte il figlio Enrico VI potè riunire sotto il suo scettro imperiale anche l’Italia meridionale.  Nel 1189 partì per la terza crociata, insieme al re di Francia Filippo II Augusto ed al re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone, proponendosi di riprendere Gerusalemme. Federico fu il primo a partiremo, attraversò i Balcani ed i Dardanelli a Gallipoli e nel maggio del 1190 sconfisse ad Iconio ( l’attuale Konya ) i Selgiuchidi, poi si diresse con il suo esercito verso la Cilicia, per raggiungere Gerusalemme. Era una giornata particolarmente calda e Federico si fermò per fare un bagno nel fiume Saleph, che poi avrebbe dovuto attraversare con tutte le sue truppe. Appena entrato in acqua, probabilmente perché aveva abbondantemente mangiato poco prima, si sentì male e morì annegato.  Il poeta tedesco Friedrich Rueckert, (1788-1866) è l’autore di una ballata nella quale racconta la leggenda del grande imperatore, Federico Barbarossa,  “ / er  ist niemals gestorben, / er lebt darin nochjetzt, / er hat im Schloss verborgen / zum Schlaf sich hingesetzt / ”, egli non è mai morto, ma sta riposando in una caverna nascosta in un bosco su di un alto monte della sua Svevia, pronto a svegliarsi quando la Germania fosse in grave pericolo ed avesse bisogno del suo aiuto. Ogni cento anni si sveglia per qualche attimo, si liscia la lunga barba, poi si riaddormenta ed i neri corvi fanno la guardia alla caverna e sorvegliano il suo riposo.  Federico Barbarossa ebbe due figli: Enrico VI (1165-1197) e Filippo (1178-1208), nominato vescovo di Wuerzburg all’età di 13 anni. A 17 anni lasciò la carriera ecclesiastica ed il fratello lo nominò marchese di Toscana. Morto Enrico VI fu eletto re di Germania nel 1198, ma venne ucciso, il giorno prima dell’incoronazione, da Ottone di Wittelsbach, che sosteneva la candidatura di Ottone di Brunswick.
.inizio pagina

Visitatori dal 22 aprile 2004
AdCComputers
tel.02 9837517
Melegnano Via Castellini, 27
webmaster@melegnano.net