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Fra le braccia di Hitler
scritto inedito di: Milost Della Grazia
All’epoca delle sanzioni,  la Francia e l’Inghilterra  lo buttarono  tra le braccia di  Hitler, che continuava ad  annettersi territori già tedeschi  (il seme della seconda guerra mondiale fu l’umiliante trattato di pace imposto nel 1918 alla Germania), fino al grosso problema di Danzica, città tedesca in territorio polacco.  Hitler, nel settembre del 1939, lo risolse come Alessandro Magno a  Gordio, con una divisione corazzata che entrò in Polonia. L’Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla Germania, dicono per salvare la Polonia, che nel frattempo veniva occupata  metà dai tedeschi e metà da Stalin, grazie al famigerato patto di non aggressione Ribbentrop- Molotov.  Le divisioni corazzate tedesche arrivarono in quattordici  giorni a Parigi, lasciando nella sacca di Dunkerque mezza armata inglese. In Italia cominciarono ad agitarsi, tutti temevano che Hitler  si potesse sedere da solo al tavolo della pace e qualcuno scrisse che fu l’Inghilterra a chiedere a Mussolini di entrare in guerra, per fare da intermediario, come a Monaco, alle trattative di pace. Se la storia è vera, cosa molto poco probabile,  ne conservava le prove nella sua famosa cartella, poi sparita quando lo uccisero.  Mussolini  inventò la cinica storiella  della  necessità di avere cinquemila  morti  per partecipare al banchetto finale e con tutto il popolo in delirio che gridava “guerra, guerra” il 10 giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia ed all’Inghilterra.  Fu l’iniziò della catastrofe, perché gli italiani volevano si  la guerra, ma volevano anche vincerla senza farla ed erano in attesa che Hitler desse la mazzata finale all’ Inghilterra. Qualche generale italiano fece il possibile per perdere le errate iniziative belliche di Mussolini, che si era messo a fare lo stratega.  Badoglio, l’8 settembre, prima di fuggire con il re, chiese l’armistizio con due milioni di soldati ancora in armi, causando immani  tragedie come quella di Cefalonia e con una flotta quasi  intatta che ad  Alessandria d’Egitto aveva fatto miracoli.  Iniziò la guerra civile e nacque la RSI e la“resistenza”, altra religione laica nata dalla decomposizione del fascismo. Mussolini e la Petacci fecero la nota fine, con  la folla festante che sputava ed urinava sui due cadaveri, scaraventati poi per terra, non perché  Mussolini era stato il Duce per venti anni, ma perché lo odiavano in quanto li aveva delusi non essendo stato capace di vincere la guerra.  Gli italiani a questo punto accettarono l’antifascismo con la stessa leggerezza con la quale avevano accettato il fascismo,  che non è stato inventato da Mussolini,  ma è nato come contraltare al marxismo e come reazione della società capitalistica all’avanzata del proletariato, cercando entrambi di attirare il favore delle masse.  In Italia prevalse allora questo nuovo movimento di destra, il quale ad un dato punto, per progredire, inventò il Duce. Non furono gli antifascisti o  i partigiani o gli anglo-americani, ancora lontani, a far cadere il fascismo, furono gli stessi fascisti, riuniti nel Gran Consiglio il 25 luglio 1943, firmando l’ordine del giorno di Dino Grandi a decretarne la fine. Qualcuno  pagò con la vita il suo gesto coraggioso, non per colpa di Mussolini, che aveva accettato la situazione, lasciando che la  sua Milizia, accampata sulle scale del palazzo del Gran Cosiglio, continuasse a dormire, ma per colpa del re, che volle arrestarlo a Villa Savoia, offrendo a Hitler lo spunto per liberarlo e prendere in mano la situazione.  Tutto questo dimostra che nel fascismo convivevano due anime e quella migliore aveva trovato la forza di ribellarsi.
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