Arrivo
a Rovaniemi, graziosa cittadina con 29.000 abitanti, costruita in gran
parte dal architetto finlandese Alvar Aalto. E’ un centro antichissimo,
già ricordato in alcuni documenti del 15° secolo, punto d’incontro
di boscaioli e di mercanti. D’inverno la temperatura può scendere
a 45 gradi sotto zero. E’ la patria di Santa Claus, di Babbo Natale, con
un vero e proprio ufficio postale, che riceve ogni anno migliaia
di lettere di bambini da tutte le parti del mondo. Riprendo la mia strada
verso nord e da un grande cartello vedo che ho oltrepassato il il circolo
polare artico. Il paesaggio collinoso si fa sempre più spoglio,
sono passato dalla taiga alla vera tundra lappone. Ho notato che la strada,
sempre ampia e perfettamente asfaltata, in alcuni tratti, particolarmente
rettilinei, si allarga ulteriormente e comprendo che è diventata
un pista d’atterraggio d’emergenza. Il sole è sempre una spanna
sopra l’orizzonte, guardo il contachilometri e mi rendo d’aver guidato
per più di mille chilometri. Sono nei pressi di Ivalo, piccola località
all’estremo sud del lago di Inari. Supero il paese e dopo pochi metri
infilo una stradina che scende verso una radura sul lago, dove avevo
notato la presenza di alcune tende di lapponi. Spengo il motore e decido
di passare qui la notte. Scendendo verso il lago incontro alcuni
lapponi con i loro costumi variopinti, cappelli rossi ed ampie vesti colore
blu intenso, ornate in cintura ed ai polsi da passamaneria impreziosita
da fili dorati. Mi chiedo se questo è il loro costume abituale o
solo quando sono in attesa di qualche turista che vuole fotografarli.
Sono affabili, cercano il contatto umano e forse la loro socievolezza è
legata alle lunghe notti invernali passate in solitudine nelle loro tende.
Mi siedo accanto a loro e mi offrono dei bastoncini di carne di renna seccata
e la loro grappa. Ricambio il dono con alcune lattine di birra che mi erano
rimaste. Qualcuno parla un po’ di inglese e cerco di comprendere
qualcosa dei loro discorsi che si fanno sempre più interessanti
man mano che la grappa riscalda il nostro sangue. |