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La
fine di Mannerheim
vista con gli occhi di: Milost Della Grazia |
La
sproporzione tra i due eserciti era enorme, un soldato finlandese ogni
mille soldati russi, ma Mannerheim non si perse d’animo. Montanelli racconta
che da quel momento non lo vide più nessuno, perchè dirigeva
la resistenza da una località segreta. L’unica cosa che trapelava
di lui era che ogni mattina, non ostante i 72 anni, faceva la sauna, immergendosi
poi in una vasca piena di ghiaccio. Secondo Stalin e Molotof
l’armata russa avrebbe dovuto raggiungere Helsinki in poche ore,
invece Mannerheim fece il miracolo ed i russi rimasero bloccati sulla sua
linea per quasi quattro mesi, finche i finlandesi finirono le munizioni.
I russi avevano carri armati difettosi, non conoscevano il terreno, non
avevano bussole e la fanteria andò all’attacco a ranghi serrati,
come nelle battaglie dell’ottocento, per cui a Tolmajarvi l’ottava armata
russa venne praticamente distrutta da pochi battaglioni del colonnello
Talvela. Alla base di tutto stava il profondo marasma dell’armata russa,
devastata dalle grandi purghe staliniane, per cui, secondo i dati dello
storico tedesco Garthoff, tre marescialli, quindici generali d’armata,
centodieci di divisione, furono epurati ed in gran parte fucilati.
Ma Stalin non poteva perdere la faccia e mobilitò tutte le
forze russe ed il 13 marzo 1940 la guerra ebbe termine perché i
finlandesi avevano esaurito le munizioni.. Mannerheim nel suo proclama
al popolo finlandese, prima di arrendersi, affermò:”Non è
necessario sperare nella vittoria per combattere con coraggio.”.
Dopo la firma dell’armistizio tornò alla sua dacia e di lui non
si seppe più nulla fino all’agosto del 1944, quando il Parlamento
lo elesse presidente della repubblica. Quando la Germania iniziò
l’operazione “Barbarossa”, aprendo le ostilità contro la Russia,
Mannerheim ebbe il buon gusto di non approfittare della situazione, occupando
Pietroburgo. Quando ad 84 anni comprese che stava morendo si trasferì
in una clinica svizzera a Losanna, non per essere curato meglio, ma per
morire in pace, sottraendo ad occhi indiscreti lo spettacolo della sua
morte. Morì il 28 gennaio del 1951 e fu sepolto, con
tutti gli onori, nel cimitero Hietaniemi
di Helsinki il 4 febbraio dello stesso anno. Nel suo stemma nobiliare, sotto la corona, Mannerheim aveva inciso il motto: “ Candida pro causa ense candido” cioè “ Un’arma pura per una causa pura”. |
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