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La famiglia Viscontea
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  La famiglia viscontea
Nel periodo dei Visconti, che va da Matteo I° (+1322) a Filippo Maria (+1447), Melegnano fu coinvolta in vasta misura nelle vicende locali milanesi, regionali lombarde, in avvenimenti nazionali fino alle grandi ambizioni e lotte sul terreno politico e militare, con i risvolti nell'economia e nei settori sociale, religioso ed artistico. Il ramo genealogico dei Visconti, con i quali Melegnano fu in stretto rapporto, è riportato più sotto. Per dare un'idea in estrema sintesi delle difficoltà e della tristezza anche di quei tempi, basti osservare che Matteo morì scomunicato, Galeazzo fuggiasco, Luchino avvelenato, Matteo II° ucciso dai fratelli, Bernabò in carcere, Giovanni Maria trucidato, Filippo Maria maledetto da tutti. Ma, nonostante questa tetra visione sulla fine di ogni membro della famiglia Visconti, per oltre un secolo si sviluppò un intenso e complesso cammino storico nel quale si manifesta non solo la storia di Milano, ma la storia dei Visconti e del loro ducato, cioè della dinastia che era al comando. In tale storia entra anche Melegnano come componente della vita ducale e della famiglia che reggeva il potere. Anzi, possiamo dire che Melegnano potrebbe essere un esempio in piccolo di ogni forma del dominio visconteo in ogni campo: amministrativo, politico, economico e sociale, religioso ed artistico, proprio per gli interventi diretti su Melegnano da parte dei Visconti ed anche per la presenza folta di uomini melegnanesi nel movimentato groviglio di interessi.

Gli atti amministrativi
L'organizzazione centralizzata del dominio rese più efficace l'intervento per la manutenzione della rete di strade e di acque nella Bassa Milanese. Difatti nel 1313 fu concesso ai monaci di Chiaravalle il permesso di scavare un fosso luogo la strada per Melegnano, tra Rogoredo e San Martino. Si afferma che “...strata de Mellegnano, Communis Mediolani, que valde est utilis dicto Communi, pro negotiacionibus et salle et aliis que ducuntur per ipsam stratam ad civitatem Mediolani...” che, tradotto, significa: la strada di Melegnano, del Comune di Milano, è assai utile al detto Comune, per l'approvvigionamento sia del sale sia di altre merci che entrano in Milano attraverso la stessa strada. Melegnano fu la frequente dimora dei Visconti. Qui potevano continuare il controllo e l'amministrazione delle loro terre e le azioni della loro politica. Un altro figlio di Matteo, Giovanni, che divenne arcivescovo di Milano, da Melegnano inviava molte lettere diplomatiche e di un certa importanza politica, specie negli anni 1351-1352.  Alla morte di Matteo II° (28 settembre 1355) i fratelli superstiti si divisero i poteri e così “ civitas et comitatus Mediolani pro medietate divisa remansit et castra comitatus. Nam castra Modecie, Vigleveni et Albiate habuit dominus Galeaz, castra autem Melegnani Pandini et Vapri habuit prefatus dominus Bernabos...”. Si dice che la città ed il contado di Milano furono divisi per metà, e lo stesso avvenne per i castelli che erano fuori Milano: Galeazzo ebbe i castelli di Monza, Vigevano ed Abbiate, mentre Bernabò ebbe i castelli di Melegnano, Pandino e Vaprio d'Adda. 
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