Una vera e propria indagine linguistica si è avuta solo nel 1700 con i Fratelli Schnegel, ma solo nel 1912 si ebbe un'identificazione delle lingue parlate al mondo in nove gruppi distinti: bantù-sudanese, camito-semitico, caucasico, indo-europeo, uralo-altaico, indo-cinese, aravidico-australiano, munda-polinesiaco, amerindiano.
L'analisi linguistica o meglio glottologica si basa sull'analisi dei fonemi componenti le parole e sulle strutture grammaticali delle varie lingue.  Bisogna tener comunque conto che alle analogie per derivazione si aggiungono le analogie per contatto, cioè due lingue possono avere inflessioni e vocaboli comuni anche solo per la frequentazione dei due popoli e non solo perchè un popolo deriva storicamente da un altro. 
Un'analisi dei dialetti italiani ci fa capire come in determinati areali si formino delle variazioni costanti che determinano una variante pur restando la lingua, in questo caso il dialetto, comune come radici o espressioni grammaticali. Nel toscano ad esempio la c iniziale diviene una acca aspirata, nel romagnolo il suffisso ino diventa oin, nel milanese la terminazione are dei verbi si tronca in un à e così via. Per le lingue si può confrontare il gotico con il tardo latino, dove vediamo: piscis latino che diventa fisks (f al posto della p) che si riscontra anche in pater che diventa fadar. Possiamo derivarne una regola che conferma però anche la derivazione dell'una lingua dall'altra o la contaminazione dell'una lingua con l'altra.

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