Ambrogio si pensa sia nato verso il 330, da famiglia romana,
probabilmente a Treviri, dove il padre che era pretorio
dell'impero aveva la sua residenza. Si racconta che Ambrogio ancora in fasce
venne avvolto da uno sciame d' api che tuttavia non gli fece nessun danno.
Si narra inoltre che il padre considerò il fatto come un segno della
futura grandezza del figlio. Alla morte del padre, la famiglia ritornò
a Roma dove Ambrogio cominciò la preparazione per accedere alle magistrature
pubbliche. Ambrogio compì gli studi di retorica insieme al fratello
Satiro e iniziò la carriera statale a Sirmio (Mitrovica, in Jugoslavia)
come avvocato della prefettura Italiana, Illirica e Africana. Gracile ma
volitivo e pratico, divenne una delle figure più eminenti del suo
tempo, infatti il prefetto Sesto Petronio Probo lo fece nominare (370) governatore
delle provincie di Liguria ed Emilia, con sede a Milano. Il suo governo
fu talmente apprezzato dal popolo che, nel 374, quando morì il vescovo
ariano Aussenzio, imposto dall'imperatore Costanzo nel 355, cattolici e
ariani, dopo prolungati e aspri dissensi, si accordarono per eleggere vescovo
Ambrogio che anche in quelle circostanze aveva mostrato raro equilibrio.
Inizialmente Ambrogio fu talmente sorpreso che, per sottrarsi all'incarico,
fuggì fuori Milano. Ma dopo averci pensato decise di accettare. In
quell'occasione, il neo vescovo si spogliò di ogni bene terreno a
beneficio della Chiesa. (E' pura leggenda il racconto del ragazzo che, gridando
improvvisamente "Ambrogio vescovo" avrebbe persuaso l'assemblea). Vitaliano
I confermò la nomina vincendo ogni resistenza di Ambrogio. Ambrogio
era catecumeno: il 30 novembre 374 fu battezzato, nella settimana seguente
ricevette gli ordini, il 7 dicembre era
consacrato vescovo. Data la sua impreparazione prese
come guida il prete Simpliciano, che fu poi suo successore. Studiò
intensamente l'esegesi biblica e il dogma, applicandosi ad una predicazione
incessante con uno stile sempre chiaro e alieno da soverchie disquisizioni
dogmatiche. Questo atteggiamento gli guadagnò la stima dell'imperatore
Graziano che lo fece suo consigliere. Ambrogio lo persuase (378) a richiamare
i vescovi cattolici banditi da Valente, poi a proibire i culti pubblici
pagani ed eretici (379), e finalmente a stabilire la fede cattolica romana
come unica religione pubblica dell'impero (380). Segno di questo
orientamento fu la rinuncia, da parte dell'imperatore, al titolo di "Ponteficus
Maximus", e la rimozione dell'altare della Vittoria della curia del Senato;
il che provocò la violenta protesta di Simmaco contro Ambrogio.
Così diventò di colpo il campione contro il paganesimo e
l'arianesimo. Dopo la morte violenta di Graziano (383), il
dodicenne Valentianiano II° era sotto l'influsso di sua madre Giustina,
ariana, rivelatosi subito ostile ad Ambrogio benchè questi ne avesse
salvate le sorti persuadendo l'usurpatore Massimo a rimanere nelle Gallie
e a rinunciare all'occupazione dell'Italia (384). Giustina chiamò
a Milano il vescovo ariano Mercurio di Durostorum in Meisa (il quale prese
il nome simbolico di Aussenzio precedessore di Ambrogio) e chiese per lui
una basilica (385). Ambrogio fu una delle più grandi e belle
figure della cristianità: uomo di governo, pastore d'anime, maestro,
apostolo, difensore dei popoli e poeta. E' annoverato insieme ad Agostino,
Girolamo e Gregorio, fra i quattro massimi dottori della Chiesa latina.
Morì a Milano nel 397. |