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Azzone Visconti
 
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Figlio di Galeazzo I° Visconti, fu Signore di Milano nel 1329, venne a morte il 16 agosto 1339. Si sposò con Caterina di Savoia Vaud dalla quale non ebbe figli.
Così ne parla Paolo Giovio: "Azzone, di valor di guerra e d’altissimo spirito, di costante ingegno facilmente eguale a Galeazzo suo padre, ma di efficace prudenza e di lunga fortezza d'animo invitto, molto simile a Matteo suo avolo, fu quello che con la sua mirabil virtù rilevò lo stato della sua famiglia ch'era caduto; e ciò fece egli ancora con tanta felicità, che ricuperata la signoria, ampliò grandemente in pochi anni i confini del suo imperio. Ma da principio gli intervennero di molte avversità; perciocchè nato ed allevato in esilio, passò la fanciullezza e l'adolescenza senza alcuna certa lode. E finalmente essendo oggimai fatto uomo, messo dal padre alla guardia di Piacenza, ed andando egli con grandissima fretta a Milano per soccorrere lo Stato loro, quasi che ruinato, nello spazio d'un'ora perdè quella città guadagnata con tante fatiche, che gliela tolse Vergusio Lando, il quale armato con una valorosa banda d'uomini d'arme del Legato cardinale, e con una gran quantità di fuorusciti, v'entrò dentro; e per non s'incontrare nelle genti d'Azzone, le quali uscivano contra lui che veniva, fece diversa strada da loro; e tanta fu la prestezza di Vergusio quando entrò dentro, che Azzone avendo avuto breve spazio da fuggire, a fatica scampò dalle mani de' nimici, ajutandolo in ciò grandemente la madre, la quale pensatosi un consiglio non meno improvviso che utile cioè spandendo alcuni sacchetti di ducati d'oro su la soglia della casa, ritardò alquanto a raccoglierli coloro che volevano entrare."  Diventato Signore di Milano generale e perpetuo, con proclama dell'assemblea  e del Podestà di Milano, Azzone, con abilità politica riuscì ad evitare un nuovo diretto contrasto con il papato, che non voleva sentir parlare di vicariato imperiale, ed accettò di essere qualificato vicario papale. I suoi dieci anni di governo di Milano erano serviti a riunire attorno ad essa tutte le città ambrosiane, il suo sepolcro in San Gottardo è circondato da figure rappresentanti tutte le città da lui recuperate al dominio milanese.
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