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De bello gildonico pag. 5
Claudius Claudianus
223.  Circulus ut patuit Lunae, secuere meatus
224.  Diversos: italas senior tendebat in oras:
225.  At pater, intranten Pontum qua Bosporos arctat,
226.  Arcadii thalamis, urbique illapsus Eoae.
227.  Quem simul ut vidit natus, (nam clara nitebat
228.  Cynthia) permixto tremuerunt gaudia fletu;
229.  Complexuque fovens, quos non speraverat, artus,
230.  O mihi post Alpes nunc primum reddite, dixit, 
231.  Unde tuis optatus ades? Da tangere dextram ,
232.  Qua gentes cecidere ferae: quis tale removit
233.  Praesidium terris? Ut te mortalia pridem
234.  Implorant, lugentque pium, fortemque requirunt!
235.  Cui pater in tales rupuit suspiria voces:
236.  Hoc erat? In fratres medio discodia Mauro
237.  Nascitur; et mundus, germanaque dissidet aula?
238.  Gildonisque salus tanti sit palma furoris?
239.  Scilicet egregius morum, magnoque tuendus,
240.  Et cuius meritis pietas a fratre recedat!
241.  In primo genitore, (vide) civilecalebat
242.  Dissidium: dubio stabant Romana  sub ictu.
243.  Quis procul Armenius, vel quis Maeotide ripa
244.  Rex ignotus agit, qui me non iuvit euntem?
245.  Auxilio fovere Getae, venere Geloni.
246.  Solus at hic, non puppe data, non milite misso,
247.  Subsedit, fluitante fide: si signa petisset
248.  Obvia, detecto submissius  hoste dolorem.
249.  Restitit in speculis fati; turbaque reductus,
250.  Libravit geminas, eventu iudice, vires,
251.  Ad rerum momenta cliens, seseque daturus
252.  Victori: fortuna simul cum Marte pependit. 
253.  Et si non cupidis essem praereptus ab astris,
254.  Exemplum sequerer Tulli, lauiandaque dumis
255.  Impia diversis raptarem membra quadrugis.
256.  Germani nunc usque tui responsa colebat:
257.  En, iterum calcat. Tali te credere monstro,
258.  Post patrem fratremque, paras? Sed magna rependit
259.  Inque tuam sortem numerosas trantulit urbes.
260.  Ergo fas pretio cedet? Mercede placebit
261.  Seditio? Taceo, laesi quod transfuga fratris,
262.  Quod levis ingenio: quamvis, discrimine summo,
263.  Proditor apportet suspensa morte salutem,
264.  Nusquam gratus erit: damnamus, luce reperta, 
265.  Perfidiam: nec nos patimur committere tali
266.  Hoc genus emtori: cives cum moenibus offert?
267.  Hoc vendit patriam. Plerique, in tempus abusi, 
268.  Mox odere tamen: tenuit sic Graia Philippus
269.  Oppida. Pellaeo libertas concidit auro.
270.  Romani scelerum semper sprevere ministros.
271.  Noxia pollicitum domino miscere venena
272.  Fabricius regi, nudata fraude, remisit,
273.  Infesto quem Marte petit; bellumque negavit
274.  Per famuli patrare nefas: ductosque Camillus
275.  Trans murum pueros obsessae reddidit urbi.
276.  Traduntur poenis alii, cum praelia solvant;
277.  Hic manet, ut moveat; quod respuit alter in hostem
278.  Suscipis in fratrem? Longi pro dedecus aevi!
279.  Cui placet Australes Gildon condonat habenas;
280.  Tantaque mutatos sequitur  provincia mores.
281.  Quaslibet ad partes animus nutaverit anceps:
282.  Transfundit secum Libyam, refluumque malignus
283.  Commodat imperium. Mauri fuit Africa munus.
Appena il disco lunare si scopre, essi seguono vie diverse: l’avo si volge alle spiagge italiche mentre il padre, entrando nel Ponto (51) per quella parte che il Bosforo restringe (52), si introduce nella capitale orientale (53) e nel letto di Arcadio. E appena il figlio lo scorge al chiarore luminoso della luna, la gioia si mescola al pianto; stringendo tra le braccia quelle membra che mai avrebbe sperato di rivedere, dice: “O tu che ritorni per la prima volta dopo aver conquistato le Alpi, da quale luogo ti mostri ora, tanto desiderato dai tuoi figli? Lasciami toccare questa mano che ha sbaragliato popoli così feroci. Chi ha rapito alla terra un baluardo così grande? Come prima, il mondo ti invoca, piange l’uomo giusto e reclama il valoroso!”
Il padre interrompe questi sospiri così dicendo: “Ma è proprio vero? Tra i fratelli nasce la discordia per colpa di un mauro e tutto l’universo, insieme alla casa dei due fratelli, è in armi? La salvezza di Gildone sarà il premio di un simile furore? Ma è così fornito di egregie virtù, quell’uomo, da essere difeso con tanto ardore, che per i suoi meriti scompare l’amore fraterno? Vedi come si è comportato con tuo padre: infuriava la guerra civile e Roma stava aspettando il colpo fatale. V’è stato forse un lontano re dell’Armenia (54) o delle rive meotidi (55) che non mi abbia aiutato quando mi sono rivolto a lui? I Geti mi offrirono il loro aiuto, i Geloni (56) i loro guerrieri. Soltanto costui non si mosse serbando una fedeltà ormai infida, senza avermi fornito alcuna nave né mandato un solo soldato. Meno avrei da dolermi se avesse seguito insegne in marcia contro di me, da nemico dichiarato. Ma quegli restò spettatore degli eventi, lontano dal trambusto, tenendo in equilibrio due forze e aspettando il verdetto della sorte, pronto a sottomettersi al vario mutare della fortuna umana per consegnarsi al vincitore. Per lui il destino dipendeva da Marte.
Se il cielo geloso non mi avesse rapito alla terra, imitando Tullio, farei tirare da cavalli spinti in senso contrario e strappare sui rovi le membra del barbaro.58 Fino ad oggi egli ha rispettato gli ordini di tuo fratello, oggi li calpesta. Come! Infedele a tuo padre, a tuo fratello, questo mostro otterrebbe la tua fiducia? Ma forse egli ti ripaga e sottomette città in gran numero alle tue leggi. Così la giustizia cederà all’interesse? Così per il profitto si applaudirà la perfidia? Devo aggiungere che ha oltraggiato, abbandonato tuo fratello, che il tratto distintivo del suo carattere è l’incostanza? Sebbene in un pericolo estremo sospenda il mio trapasso e prolunghi i miei giorni, quel traditore non mi riuscirà mai gradito: aborrisco il tradimento al quale debbo la vita! No, non mi fiderò mai di un uomo del genere. Che egli trovi un acquirente, gli offra abitanti e città, gli venda la sua patria. Questo crimine può essere utile, il suo autore è presto detestato. Così Filippo conquistò la Grecia e la libertà soccombette all’oro del macedone. (58) Per il ministro di misfatti Roma non ebbe mai che disprezzo: il mostro che promise di dare una coppa avvelenata al suo padrone, Fabrizio lo rimandò smascherato a Pirro, suo rivale sui campi di battaglia, e rifiutò, per por fine alla guerra, la mano di uno schiavo (59); e Camillo, dopo aver condotto oltre le mura i fanciulli, li riconsegnò alla città assediata. (60)
Vengono condotti al supplizio uomini capaci di metter fine alle battaglie e costui vive per suscitarle; quello che altri disdegnerebbe di fare contro il nemico, tu lo intraprendi contro il fratello? Vergogna della nostra epoca! Se gli aggrada, Gildone concede in dono la Libia e una provincia così grande è costretta a seguirne i capricci: da qualunque parte oscilli il suo animo incerto, quel perfido trascina con sé la Libia, incurante del resto dell’impero.  L’Africa è un regalo di quel Mauro.
 
NOTE
51 Regione dell’Asia Minore sul Mar Nero, fra la Bitinia e l’Armenia.
52 Importante via d’acqua tra il Mar Nero e il Mediterraneo, è lo stretto fra il Mar Nero e il Mar di Marmara,. Derivò il suo nome dal greco (guado del bue) probabilmente perché in qualche punto esso era così stretto che il bestiame poteva attraversarlo. Secondo una leggenda la dea Io, cambiata in vacca, lo attraversò a nuoto. 
53 Costantinopoli, l’odierna Istanbul.
54 Regione dell’Asia, divisa dall’Eufrate in due parti disuguali: Armenia maior e Armenia minor. Era uno stato - cuscinetto fra l’impero romano e quello partico.
55 Il Mare d’Azov, chiamato palude Meotide dai Romani, la più lontana regione allora conosciuta a nord est.
56 Tribù scitica o sarmatica intorno al fiume Boristene (oggi il Don) nell’odierna Ucraina.
57 Allusione alla pena dello squartamento tramite due quadrighe lanciate in opposte direzioni, che re Tullio Ostilio decretò per il traditore Mezio Fufezio, dittatore di Alba, il quale, alleatosi con lui nella guerra contro gli abitanti di Fidene e i Veienti, manovrò nascostamente contro il re romano. Livio, I, 27 segg.
58 In epoca romana era assai diffusa la convinzione che Filippo II, re di Macedonia e padre di Alessandro il Grande, avesse conquistato la Grecia più con la sua ricchezza che con le armi.
59 Allusione all’episodio nel quale C.Fabricius, combattendo contro Pirro e i Sanniti, rifiutò di avvelenare il re dell’Epiro come propostogli da un servo di quello. Fu celebre per la sua incorruttibilità e frugalità.
60 Episodio attribuito a M.Furio camillo durante l’assedio di Veio.

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