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Tracce di Presenza gotica in Italia e nel Riminese

II presente saggio storico - linguistico è estratto da una più ampia ricerca dell'Autore sulle invasioni barbariche in Italia e in Romagna.
I Goti erano solo valorosi guerrieri, ricchi soprattutto di un patrimonio di leggende e storie orali, i quali dovettero affidare il racconto delle loro gesta alla penna di Romani come Cassiodoro, autore di una storia dei Goti andata perduta, o Jordanes, goto romanizzato, loro storico sulla scorta dell'opera di Cassiodoro, o addirittura di Greci come Procopio, storico ufficiale dei Bizantini durante la guerra gotica.
Più percettiva è, al solito, la lingua che ancor oggi conserva le tracce di questo dominio anche perché i Goti, con l'unica eccezione di Amalasunta, parlarono esclusivamente il loro idioma e mai il latino, così che questo venne a registrare diversi prestiti soprattutto in quel campo militare che era dominio dei barbari.
Sono di origine ostrogota sostantivi come arengo, astio, loggia e loggione, stia, stecca, fiasco, nastro, stanga, forra. Anche la toponomastica attuale reca tracce gotiche: quasi tutti i nomi con desinenza in ‘ ingô ' sono da far risalire agli ostrogoti mentre altri ricordano più direttamente questo popolo. In questo senso basta menzionare città e paesi come Goito (MN), Goido (PV), Gòdega (TV), Godo (RA) e Gottolengo (BS), mentre Rovigo risale al nome proprio Hrôteigs (= Vittorioso), Vidigulfo (PV) a Widwuljs e Roasenda (VC) a un Hrôdasindis (1) .
A tutt'oggi è possibile rilevare anche un influsso visigoto, e quindi precedente, laddove le parole italiane di derivazione gotica sono presenti anche in francese e spagnolo.
Sono quindi certamente di origine visigota i termini come banda e bandiera (bandwô), guardia e guardiano (wardja), albergo (haribairgô) che in origine significava "campo dell'esercito", elmo aspo, rocca e spola.
Infine può essere interessante rilevare che in Europa si era conservato fino a metà del XVI secolo, secondo le testimonianze, un dialetto di origine germanico-orientale, che proveniva direttamente dall'erulo; tanto più interessante è il fatto in quanto si credeva estinta la lingua gotica a partire dal VII - VIII secolo. Si trattava del cosiddetto gotico di Crimea, parlato appunto in questa penisola e direttamente risalente agli insediamenti goti sul Mar Nero.
E a Rimini cos'è rimasto del dominio gotico che in quel periodo, poco più lungo di un mezzo secolo, si è tanto spesso alternato con quello romano-bizantino?
Sarebbe interessante ritrovarne le tracce nei diversi settori di ricerca anche dopo tanto tempo e tante sovrapposizioni culturali, ma l'impresa è ardua, quasi impossibile, e anche laddove abbiamo notizia di costruzioni di chiese o di edifici sacri risalenti al V e VI secolo, possiamo tranquillamente ascriverli, come quasi tutti quelli ravennati dello stesso periodo, alla sfera artistico-culturale bizantina.
A questo periodo, peraltro così avaro di testimonianze, bisogna far risalire la costruzione della chiesa dei SS. Andrea e Donato, per opera di Galla Placidia, di quella di S. Croce, eretta dalla patrizia riminese Timotea e di quella di S. Michelino in Foro.
L'unico edificio riminese sacro del VI secolo ancora visibile nella zona è la chiesa di S. Michele in Acervoli presso S. Arcangelo.
E questo è tutto quanto possediamo, poiché gli scavi effettuati finora, mai sistematici, non hanno messo in luce dirette tracce gotiche. Invano percorriamo la città cercando di rievocare la sua immagine in quei due secoli: è indubbio che il tessuto urbano riminese rimase allora sostanzialmente romano-bizantino e che i Goti, forniti di una cultura enormemente inferiore e in numero assai limitato rispetto alla popolazione italica, non ne intaccarono la struttura.
Vien da pensare però che quei barbari, se anche non hanno eretto personalmente chiese e basiliche, se non hanno potuto cambiare fisicamente la città, in qualche altro modo abbiano purtuttavia dovuto lasciare qualche orma.
Qui da noi essi hanno vissuto, avranno intrecciato relazioni con la popolazione romana o almeno, visto che le due stirpi tendevano a vivere separatamente, qualche ceppo gotico stabilitosi a Rimini sarà pur sopravvissuto nel corso dei secoli, romanizzandosi durante la lunga dominazione bizantina susseguente e l'occupazione longobarda e franca.
Proviamo allora, per ritrovare qualche tenuissimo filo che ci faccia risalire fino ai Goti, a rivolgerci all'onomastica. Si è già detto dell'influsso gotico sulla lingua in generale e sulla toponomastica italiana: bisogna ora cercare di vedere quali tra i cognomi più frequenti e tipici della zona riminese siano di origine germanica e separare, fin dove ciò sarà possibile, lo strato franco-longobardo posteriore da quello gotico, tenendo presente però che nei secoli dal VI al IX le tre lingue dovevano avere ancora sufficienti punti di contatto e che quindi una radice longobarda potrebbe essere quasi la stessa anche in gotico.
In realtà non è agevole stabilire di che epoca e da quale lingua germanica provengano i prestiti latini che sono poi passati nell'italiano: qualche punto fermo può essere fissato soltanto attraverso il criterio storico-geografico integrato da quello linguistico. Così ci possiamo orientare se sappiamo che in gotico manca generalmente l'Umlaut o che il longobardo ha preso parte, a differenza del gotico, alla seconda rotazione consonantica (2. Lautverschiebung).
Tra i cognomi riminesi a più alta frequenza quelli chiaramente di origine germanica sono all'incirca una trentina: ben poco di fronte a tanti altri di derivazione classica, cosa, questa, che testimonia lo scarso peso sociale che ebbero nella nostra città e in Italia le invasioni visigote e ostrogote, pur tanto importanti dal punto di vista politico.
I cognomi di origine germanica a Rimini, peraltro diffusi in forme regionali in tutta Italia, evidenziano comunque immediatamente quel tipo di civiltà guerriera che apprezzava sommamente le qualità belliche come le uniche degne di un uomo, unitamente al coraggio individuale e nella quale l'iperbole di queste doti è sempre rappresentata da una immagine di animale forte e invincibile.
Così in ASTOLFI troviamo la radice germanica haist = violenza, forza, combattività e got. wulfs = lupo (ted. Wolf); i cognomi BALDI, BALDACCI, BALDAZZI, BALDUCCI, BALDINI, BALDININI, DELLA BALDA ci riportano addirittura alla radice gotica baltha = audace, titolo della stirpe reale visigotica da cui scaturì Alarico, mentre BENZI risale al termine bandwô = bandiera, sul quale si modella anche PANDOLFINI che ritorna come secondo termine a wulfs e significa all'incirca "guerriero valoroso".
La forza riappare nei cognomi BERARDI, BERNARDI dalla radice .beran = orso (ted. Bär) più l'aggettivo got. hardus = duro, forte (ted. hart); anche un'altra qualità riaffiora nei cognomi BERTI, BERTINI, BERTOZZI: quella dell'essere "guerriero illustre, splendente", in quanto essi risalgono a nomi propri di tradizione gotica come Umberto - Lamberto e altri che si rifanno all'aggettivo germanico . bertha che significa appunto "splendente, illustre, famoso".
Lo strumento bellico per eccellenza è presente in BRANDI, dal germa nico .branda = spada risplendente, mentre l'importanza in quel mondo di un libero di fronte a un servo, di chi gode di tutti i diritti rispetto a chi non ne ha alcuno, balza evidente nei cognomi CARLINI, CAROLI ove il sostantivo germanico .karla significa appunto "uomo libero" e poi in seguito anche "funzionario di corte".
Quest'uomo dai pieni diritti, quindi anche coraggioso e forte, ritorna in FRANCA, FRANCHINI risalenti all'etimo germanico franka = coraggioso, libero, dai pieni diritti e in LODOVICHETTI da aat. (antico alto tedesco) Hluodovic che significa "famoso in battaglia", mentre la forza si riafferma in MAINARDI, da .magin = potere, forza (ted. Macht), unito al solito hardus = duro, forte.
L'attaccamento alla patria del germano, del resto così irrequieto e vagabondo, viene attestato da RIGHETTI, RIGHINI che vengono dal nome proprio Haimiric , composto da .haimi = patria (ted. Heimat) e dal gotico reiks = re, potente, signore (ted. Reich). Questo nome proviene dalla tradizione ostrogota e francone che ci danno forme come Haimeric e Haimiric , da cui poi Heinrich ed Enrico.
Un bagliore dell'antica forma assembleare germanica è presente nel cognome RINALDI, dal germanico ragan/ragin = consiglio, decisione, assemblea (ted. Rat) e waldaz = potente, capo, signore; mentre il culto sacro del corvo, come messaggero tra uomini e dei, viene attestato nel cognome ROCCHI da hroc (nei nomi propri come Hrokhardus), radice onomatopeica del gotico hruk = corvo, ghiandaia (ted. Rabe). Unica eccezione, in questo panorama di combattimenti, armi, forza fisica e coraggio, sono i cognomi che si rifanno ad alcuni colori, come BIANCHI, BIANCHINI, DEL BIANCO, DELLA BIANCA; essi vengono dall'aggettivo "bianco" che è un prestito dal germanico (ted. blank); uguale origine ha anche il cognome BRUNI con la sua variante BRUNETTI (ted. braun): in realtà, poiché tali aggettivi risalgono alla terminologia delle cavallerie barbariche e al colore dei cavalli, sono anch'essi in certo modo collegabili con eventi bellici. Naturalmente questi cognomi di origine gotico-francone-longobarda, diffusi in tutta Italia, non significano in modo assoluto una discendenza diretta dall'elemento germanico e ancor meno sono una prova della costituzione a Rimini di ceppi gotici; troppe sono state le sovrap posizioni e i mutamenti etnici che si sono innestati sul tronco originario. Essi vogliono soltanto essere una testimonianza della penetrazione germanica nell'onomastica riminese e italiana (2).

( 1 ) Nota bibliografica: 
E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Vicenza 1978. 
E. Finamore, I nomi locali italiani, origine e storia, Rimini 1980. 
( 2 ) "I nomi e i cognomi che li riflettono (i nomi aspecifici di tradizione germanica), sin dall'epoca d'inizio del processo di fissazione del cognome, non hanno ormai più alcun valore connotativo etnico..." (De Felice, op. cit. pag. 18)

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