Olga dunque passa i suoi primi anni avvicinandosi al suo primo mestruo, che qui è verso i 13 o 14 anni, e impara quanto c’è da imparare persino a fare il commercio al mercato, come si faceva a quei tempi. Vorrebbe imparare forse a scrivere, come ha visto fare quei mercanti persiani e greci che ogni tanto passano dalle sue parti con i loro strani e ricchi vestiti, ma non riesce a trovare l’insegnate giusto e perciò dovrà rassegnarsi al suo analfabetismo: terrà i conti e la memoria delle cose da fare come fanno i variaghi, incidendo tacche e rune magiche sui bastoncini!
Olga trovò invece il maestro ciudo che le insegnò ad andare sugli sci e sui pattini da neve, a guidare la slitta e a governare i cavalli … Probabilmente Olga sapeva andare a cavallo e ne aveva un esemplare tutto per sé. Questi animali a quei tempi non erano però più grandi di un asino o di un odierno pony e si cavalcavano badando a non far strisciare i piedi per terra.
Nella Chiesa di Santa Sofia a Kiev c’è un affresco risalente all’XI sec. in cui è rappresentato un cacciatore d’orsi su uno di questi cavallini: si vede chiaramente che se le gambe del cavaliere fossero abbandonate e distese, toccherebbero il suolo frenando la corsa della bestia! Questa razza di cavalli, conosciuta col nome di cavallino lituano, durò fino al 1600 quando a poco a poco cedette ai più grandi cavalli norici o arabi.
Il cavallo era molto diffuso in quelle lande sia per il tiro che per l’aiuto nei lavori dei campi, ma anche quale carne da macello, visto che appare nelle pietanze del figlio di Olga e delle tavole del Medioevo russo e forse Olga portò con sé a Kiev qualche buona e speciale ricetta per fare lo stufato di carne equina per il suo caro marito.
Ormai Olga è in età da marito, quando un bel giorno si trova a passare da quelle parti Igor sulla via da Novgorod verso il Sud e gli capita di dover attraversare il fiume. Chiama il primo battello e, guarda caso!, il battelliere è una ragazza per di più molto carina: la nostra Olga che con la sua barca traghettava a pagamento!
Quando Igor la ebbe guardata bene e quando si accorse dell’avvenenza e della grazia di lei, se ne invaghì subito e cercò in tutti i modi di farle la corte, mentre lei era occupata coi remi, per averla per una notte. Olga però, anche se attratta dal nobile portamento di Igor, oppose un netto rifiuto a tutte quelle profferte, perchè voleva molto di più di una notte d’amore, anche se sapeva bene quanto difficile fosse diventare la moglie di un principe …
La storia però non finì lì, perché Igor non sembra che la dimenticasse più e quando Oleg, il suo protettore, cominciò a parlargli di trovar una moglie feconda e nobile, Igor colse a volo l’occasione per impuntarsi a far venire a Kiev proprio lei, Olga la Bella, della quale aveva conservato non solo il ricordo delle sue bellezze, ma anche nome e indirizzo, diremmo noi oggi!
Un bel giorno quindi a casa di Olga si presentarono gli incaricati del principe comunicando che Igor figlio di Rjurik chiedeva la sua mano e la invitava pertanto a recarsi subito a Kiev!
Chi non sognava a Pskov di andare a Kiev almeno una volta nella vita? Nel Sud dal dolce clima caldo, dagli inverni luminosi e tiepidi, dove si va a caccia sulle pendici delle montagne, nei boschi di castagni, di ciliegi e di noci? Chi non sognava di andare in sposa al gran principe di Kiev?
Olga perciò quasi non crede ai suoi occhi quando questi forestieri venuti dal Sud si presentarono ai suoi con i regali e le loro richieste, ma fu felicissima e si preparò di buon grado a partire.
Prima di partire Olga lasciò la sua slitta alla vicina dicendole:
“Verrò a riprendermela quando sarò principessa e vi ricompenserò per questo favore che mi fate di conservarmela!”
Così Pskov perdeva la sua fata bella per sempre!
Certo questa è un’altra vecchia leggenda che si racconta Pskov su Olga … ma perché non credere? Anzi sembra che la slitta fu vista ancora moltissimi anni dopo dal monaco compilatore della CTP, Nestore, che ci dice che, quando passò da quelle parti per raccogliere notizie sul passato delle Terre Russe e su Olga, la slitta era ancora mostrata ai turisti curiosi.
Il racconto romanticamente ci piace, però più prosaicamente possiamo solo riconoscere qui un vecchio costume slavo, in cui il principe o una persona di riguardo “prenotava” nella campagna una bambina per il proprio harem personale, pagando ai genitori di questa la somma pattuita e venendo a prelevare la bimba quando questa era ormai nell’età giusta per diventare moglie, amante o concubina.
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