Prendete una carta geografica della Regione Baltica fra San Pietroburgo e il Golfo di Riga. Se guardate ad Est noterete la città di Novgorod (in russo Nòvogorod Velìkii ovvero Novgorod la Grande per distinguerla dalle altre piccole o grandi Novgorod più a Sud come Nizhnii Novgorod o Novgorod Severskii etc.). Se poi col dito seguite la direzione verso Sudovest incontrerete un lago, molto più grande del Lago di Garda, che sui nostri atlanti è chiamato Lago Peipus. Il lago in questione si estende da Nord a Sud per circa 160 km fra l’odierna Estonia e la Russia ed è diviso in tre bacini: Il Bacino Settentrionale chiamato dai russi Lago dei Ciudi (in russo Cjùdskoe Ózero) dal nome di un’antica popolazione finnica oggi scomparsa e dagli Estoni Peipsi Järv. Da questo bacino esce l’emissario del lago, il fiume Narva (anticamente Nàreva dal nome di un altro popolo finnico locale, i Nèrevi, anche questo scomparso) che sfocia nel Mar Baltico, dividendo presso la sua foce la città estone di Narva dal forte medievale russo di Ivangorod, antica – ma ancora oggi importante - base militare. Andando verso Sud, c’è poi il Bacino Centrale chiamato dai russi Tjòploe Ozero (ovvero Lago Caldo) e dagli Estoni Lämmi Järv e finalmente il Bacino Meridionale o Lago di Pskov. Il Lago di Pskov prende il nome dalla città che lo domina e che a sua volta prende il nome dal fiume che l’attraversa: la Pskovà. Quest’ultimo fiume confluisce nell’immissario principale del lago, il fiume Grande (in russo Velìkaja Rekà) proprio davanti alla collina rocciosa dove già nel sec. Vi o VII d.C. sorse il primo nucleo della moderna Pskov, un avamposto fortificato, colonia di Novgorod, che a quel tempo si chiamava Pleskov (Pleskov, poi Pskov, e in estone Pihkvi sono tutti toponimi di etimo oscuro). Se dovessimo credere alle leggende che circolavano sul nostro personaggio, sembra addirittura che la stessa Olga abbia fondato la città, perché si racconta infatti che, mentre lei faceva una passeggiata in questa zona paludosa sotto la collina di Pleskov, dalle nere nubi del cielo improvvisamente scoccarono tre intensissimi raggi di luce che illuminarono proprio la confluenza dei due fiumi da noi appena nominati e Olga esclamò: “Ecco dove si costruirà (la chiesa della Santissima Trinità per) la grande e gloriosa città che si chiamerà Pleskov!” … ma sono le solite favole che si attribuiscono ai personaggi importanti nei luoghi dove essi sono nati! Pskov, insieme alla vicina Izborsk, è un crocevia mercantile molto importante già nel X sec. perché si trova proprio nella zona della raccolta delle pelli e pellicce (vaio, zibellino, ermellino, etc.) e poi del miele, della cera e del legno. Le barche dei mercanti scandinavi provenienti dalle rive del Mar Baltico o via terra da Novgorod, dopo una lunga traversata via mare dalla lontana terra scandinava di Götland, ad esempio, ma financo dall’Inghilterra, nelle loro rotte verso Oriente e il Sud, a Pskov s’immettono nella corrente del Fiume Grande, lo risalgono fin quasi alle sorgenti e poi, con vari trasbordi, giungono finalmente a Vitebsk. Di là si prosegue per Smolensk, sul grande fiume Dnepr e quella è ormai la via che porta ai caldi mercati del Mar Nero. Questa è una delle tante varianti della cosiddetta Via dai Variaghi ai Greci (o dai Greci ai Variaghi, a seconda della direzione di marcia!), famosissima rotta nell’Alto Medioevo per i trafficanti di quelle parti. E’ questo un itinerario di ca. 500 km che, a parte le varianti e la durata, è molto faticoso da percorrere oltre che complicato dai continui ostacoli naturali come le paludi, le marcite impenetrabili, etc. (ancora oggi la zona è selvaggia e racchiusa in uno dei tanti Parchi Nazionali russi e bielorussi), ma per il commercio di quei tempi, molto remunerativo! Possiamo perciò immaginarci il mercante che dal Mar Baltico deve raggiungere il Mar Nero: La maggior parte del viaggio lo farà sul mare. Arrivato a Narva o a Làdoga (oggi Stàraja Làdoga o Ladoga la Vecchia) con la sua nave a vela di tipo danese, a bordi molto bassi e chiglia piatta, trasferisce il suo carico sui paròmy slavi (diventati famosi successivamente, perché usati nelle incursioni dei pirati slavi Vendi che infestarono il Baltico in tempi posteriori) e giunge a Pskov o a Novgorod. Lungo il ricchissimo sistema di fiumi interni finalmente comincerà a scendere verso il Sud. I convogli che così si formano, risalgono quindi le correnti o navigano con esse e i paromy si trascinano a forza di braccia dalle rive oppure si spingono e si guidano sperticando sul fondo melmoso. Quando poi il fiume finisce o non è più navigabile oltre, si arriva in una zona che fa da spartiacque fra una corrente e l’altra, chiamato in russo volok. Sui voloki ci sono sempre pronti dei rulli di legno sui quali si pone il parom con tutto il suo carico e lo si spinge fino all’altra corrente. Si riprende quindi a navigare con o contro la corrente dell’altro fiume. A prua c’è il pilota che starà attento ad evitare le secche e a poppa il timoniere che cercherà di non far girare su se stessa l’imbarcazione. Certo, si può ricorrere ai cavalli dei contadini quando c’è da andare controcorrente, ma questi ricattano i mercanti con le loro erosissime richieste: Meglio evitare e risparmiare!
In questa zona fra i maggiori frequentatori del X sec., ci troviamo gruppi di giovani maschi d’origine scandinava che sono chiamati in modo diverso dai locali abitanti.
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