A questo punto qualche settimana dopo arriva da Mosca un ambasciatore che, riferendosi alle solite e ripetute tradizioni che spiegavano perché Novgorod avrebbe dovuto sottoporsi a Mosca, nella Vece proclama in nome di Giovanni che Mosca non avrebbe mai permesso che il “proprio territorio novgorodese” passasse nella mani d’un altro sovrano, e peggio che mai, nelle mani di Casimiro!
All’Arcivescovo invece separatamente giunse la lettera di Sua Santità Filippo che lo avvertiva che darsi nelle mani di Casimiro significava abbandonare la vera fede russa lasciata in eredità da Bisanzio e che quindi si rischiava di diventare semplicemente degli eretici.
Questi tentativi calunniosi furono comunque pubblicamente smentiti e respinti dalla Vece che rispose al messo di Mosca: “Noi non siamo un territorio demaniale di Mosca. Monsignor Grande Novgorod da sempre è stata una terra libera ed indipendente! Monsignor Grande Novgorod si governa da sè!”
A quanto sappiamo quando i legati moscoviti ritornarono con questa risposta da Giovanni, il Principe non fece una piega, ma dopo qualche giorno mandò ancora un'altra ambasciata. Stavolta la portava un suo fido e nobilissimo bojaro: Giovanni Toropkov figlio di Teodoro.
In breve il messaggio era: “O Terra Mia, non staccarti dalla vera fede ortodossa. Togliete dalla vostra mente, o novgorodesi, questo cattivo pensiero. Non correte nelle braccia dei latini e venite invece da me che vi accoglierò come vostro sovrano e vi governerò come era nella nostra tradizione di famiglia!”
Il lettore non deve meravigliarsi della ripetitività degli argomenti perché in realtà ciò nascondeva la debolezza stessa dei moscoviti e il timore di non riuscire ad inglobare Novgorod senza dover ricorrere a troppe spese militari. Giovanni di fronte al problema politico di abbattere il potere della Vece e dei bojari in quel momento storico aveva questi unici mezzi: i proclami e il riferimento a chissà quale tradizione da lui scoperta nelle Cronache e cose simili! Naturalmente lo sosteneva nell’intento il Metropolita, visto che Novgorod era la più grande e più ricca eparchia della Metropolia di Mosca …
Michele Olelkovic’ intanto, avendo evidentemente sperato di scendere spesso in campagne militari qui a Novgorod e riuscire quindi a costruirsi una certa ricchezza, stanco di essere usato da Marta solo quale tramite per trasmettere lettere e notizie a Casimiro e saputo che suo fratello Simeone è morto, decise di lasciare la città per impedire a Casimiro di porre sul trono a Kiev un suo uomo. Sulla via per il sud, chissà per quale ragione vendicativa, saccheggiò Russa con grande scandalo per i novgorodesi antimoscoviti.
Questo allontanamento di Michele però non significava il rifiuto di Casimiro di proteggere Novgorod poiché sappiamo che il re infatti si sta già movendo ed ha mandato un suo ambasciatore all’Orda d’Oro per convincere questi Tatari a muovere contro Mosca.
Allo stesso scopo il partito dei Borezkii hanno contattato il Gran Maestro dell’Ordine Livonico contro Pskov che rimane l’anello debole pericoloso nella lotta per l’indipendenza da Mosca.
E’ l’inverno del 1470 quando Novgorod comincia ad essere preoccupata per lo strano silenzio di Casimiro Jagellone e la responsabilità di Marta nei confronti della città aumenta di giorno in giorno e tutti cominciano a temere il peggio, non tanto perché non condividevano le idee della bojara sull’indipendenza e sull’onore della libertà novgorodese, quanto invece pensando alle rappresaglie che si stavano preparando.
Occorreva dunque un impegno sicuro e chiaro da parte di Casimiro e Marta cominciò a mandare un ambasciata dopo l’altra chiedendo che il Re rispondesse e non solo a parole, ma con i fatti concreti.
Mandò forse in quei giorni la famosa lettera a Casimiro nella quale sono contenuti i fondamenti di libertà di cui aveva da sempre goduto Novgorod e che il figlio di san Vladimiro di Kiev, Jaroslav, aveva concesso per iscritto.
Ecco il testo della lettera “finale” a Casimiro, come è riprodotto dallo storico N. Karamzin:
“Onorevole Sovrano! Re di Polonia e Gran Principe di Lituania, abbiamo concepito un accordo con il nostro Arcivescovo Teofilo, con i nostri posadniki, con i nostri tysjazkii, con i nostri bojari, con i nostri “borghesi”, con i nostri mercanti e con tutta la città, Monsignor Grande Novgorod. Per stipulare questo accordo ti abbiamo mandato in Lituania il posadnik Atanasio figlio di Eustachio, il posadnik Demetrio figlio di Isacco (questo è il figlio di Marta)… fra i borghesi c’era Panfilio figlio di Selifonte, Cirillo figlio di Giovanni… per informarti, onorevole sovrano, che Monsignor Grande Novgorod con questa lettera benedetta riconosce di mantenere nella Cittadella il proprio namestnik con non più di cinquanta uomini armati. Al namestnik è concesso partecipare e ad emettere sentenze nella casa di Santa Sofia, insieme al posadnik, sui delitti compiuti da bojari, borghesi, giovani cittadini, come pure sulla gente dei villaggi, secondo le nostre leggi e il namestnik non pretenderà altro in questo esercizio della sua funzione di giudice oltre quanto assegnatogli dalla legge. E’ invece vietato al namestnik di prendere parte al processo e al giudizio nei tribunali dei tysiazkii, in quelli della Chiesa e dei Monasteri. Al funzionario del namestnik è concesso di vivere nella Cittadella e di raccogliere la tassa insieme col posadnik e trattenere quel che ti è dovuto. Al tìun (questo era una specie di sottocapo al servizio del namestnik) è concesso agire solo all’unisono coi nostri funzionari. Se il principe di Mosca scenderà in campagna contro di noi allora tu, onorevole signore e re, oppure in tua assenza la rada (consiglio dei nobili) lituana ci fornirà immediato aiuto. Rzhev, Grandi Anse, il pogost di Holm rimane terra novgorodesi, ma l’usufrutto sarà pagato a te, onorevole sovrano. Il cittadino novgorodese in Lituania sia giudicato secondo la vostra legge e il lituano a Novgorod secondo la nostra, senza alcuna particolare misura restrittiva… A Russa avrai in concessione ben 10 saline e per i giudizi e i processi che farai in quei luoghi riceverai quando è già stato fissato nelle nostre ordinanze in passato. Onorevole re, non deportare i nostri cittadini, non comprare villaggi, non comprare schiavi né riceverli in dono, nè gente tua né lituani, e a noi non nasconderai le somme che incasserai. Ai legati, ai namestniki e alla gente tua non sia concesso trasportare roba con i carri fuori dal nostro territorio alcunché e l’amministrazione delle aree del territorio potrà essere gestita solo dai nostri funzionari. A Grandi Anse avremo invece i funzionari doppi, uno per conto tuo e uno per conto nostro, non si potrà fare un processo ad un uomo di Toropez nelle terre di Novgorod. A Mercato Nuovo e a Volok Lamskii avrai il tuo tiun, mentre toccherà a noi avere il posadnik. I mercanti lituani potranno lavorare con i tedeschi solo per il tramite dei nostri mercanti. La Corte di San Pietro e quello dell’Hansa non è sottoposta a te e tu non potrai chiuderla. Tu, onorevole sovrano, non impedirai mai il culto della nostra fede ortodossa e il nostro Arcivescovo lo faremo consacrare dove vorremo, a Kiev o a Mosca. Mai farai costruire una chiesa latina nei nostri territori. Se riuscirai a farci far pace con Mosca, Novgorod te ne sarà grata ed un segno materiale di gratitudine sarà di cederti il tributo che noi raccogliamo ogni anno nei Quinti, ma non per sempre, soltanto per quell’anno. Per confermare questo accordo ti preghiamo di baciare la Croce senza inganno e i nostri legati faranno lo stesso in nome della nostra città, Monsignor Grande Novgorod!”
Ci scusiamo col lettore per il lungo testo, ma esso ci dice e ci conferma quali erano i diritti di cui Novgorod godeva da sempre e che poi perderà quando sarà inglobata nel Granducato di Moscovia. Nella lettera inoltre non si capisce perché e in virtù di quale convenienza la Lituania dovrebbe prestare aiuto a Novgorod o considerarla una parte delle Terre Russe da tenere sotto la propria protezione. Certamente ci sono alcuni diritti di riscossione che vengono “concessi” a Casimiro, ma sembrano troppo pochi… per cancellare l’idea che sia meglio conquistare e assoggettare Novgorod, più che “proteggerla”!
D’altra parte come mai tali proposte non sono fatte pari pari a Mosca? E’ vero! Mosca da anni va dicendo che Novgorod è un demanio suo perché il Principe di Mosca ha ereditato questo territorio come discendente di Rjurik, di san Vladimiro etc., ma Novgorod non ha mai tentato di negoziare seriamente su questo piano, mantenendosi sempre ambiguamente a metà strada…
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