Non ci fermeremo qui a seguire Giovanni nelle sue campagne per contenere l’esuberanza militare dei Tatari di Kazan’ contro i territori moscoviti e torneremo invece ai rapporti con Novgorod (mentre si attende l’esito dell’ambasceria moscovita a Roma).
Ricorderemo che con Basilio II Novgorod aveva stipulato un accordo in cui Mercato Nuovo ritornava sotto la sovranità novgorodese e che gli altri territori, ancora occupati da Mosca, sarebbero stati reintegrati nei Quinti rispettivi. Ricorderemo anche che quest’ultima parte dell’accordo alla fine non era stata rispettata e così Novgorod, basandosi sulla tradizione, cominciò a sequestrare carichi e tasse raccolte in nome di Mosca dai funzionari di Giovanni, a disprezzare con parole e con fatti i funzionari stessi, tentando con tutti i mezzi di mettere Mosca in cattiva luce per liberarsi della sua presenza in quelle terre, in qualche modo.
Giovanni, come al solito, attese che la faccenda si estremizzasse prima di intervenire con delle mosse definitive e così, quando a Mosca si presentò il posadnik in carica, Basilio figlio di Anania, per affari di stato, Giovanni non lo ricevè nemmeno, benchè questo insistesse a dire ai bojari di corte che non sapeva nulla di che cosa si potesse lamentare il Gran Principe e che la Vece non gli aveva dato alcuna istruzione a riguardo.
Giovanni gli disse di riferire ai suoi concittadini che se non avessero riconosciuto le loro colpe, non sarebbero mai stati giustificati da lui per quello che avevano fatto mettendo piede nelle sue terre e sulle sue acque ed inoltre che il nome del Principe di Mosca doveva essere trattato con deferenza e con serietà e che si dovevano rispettare le promesse fatte baciando la croce a suo tempo, pena la perdita di qualsiasi protezione da parte di Mosca in qualunque caso! Disse anche che “La pazienza ha un limite e che la mia è già finita!”
Erano quelle parole foriere di guai…
E non furono solo parole, poichè Giovanni mandò una lettera a Pskov dicendo che, se i novgorodesi avessero continuato a comportarsi anche con la loro città in modo non consueto né consono al passato, che si unissero a lui ora che si accingeva a punirli adeguatamente. Pskov però non aveva intenzione di scontrarsi apertamente con la sorella maggiore e così mandarono i loro plenipotenziari a Novgorod per avvisare della tempesta che si stava preparando da parte di Mosca.
Novgorod rispose che invece si armasse insieme a loro e scendesse in campagna contro Mosca. La risposta di Pskov fu laconica: “Vedremo!” , ma allo stesso tempo si mandò a dire a Mosca invece che Pskov era pronta ad aiutare Giovanni, se chiamata.
Intanto anche a Novgorod succedono alcuni eventi inspiegabili che causano la paura e lo spavento della gente perché presagiscono alla fine del mondo. Ad esempio campane che si misero a suonare per loro conto, sangue che usciva dalle tombe dei Monsignori morti, ed altri casi strani e, come abbiamo detto, tutti pensarono che questi fossero tutti segni del cielo della fine prossima. Non solo, ma ricominciò a circolare la voce che Giovanni III potesse essere l’Anticristo!
Questo però non spinse i novgorodesi, persone pratiche e inclini solo a fare i conti, a chiudere la città e mettersi ad aspettare il Giorno del Giudizio come preannunciato, anzi!
Come abbiamo visto ormai da tempo fra Novgorod e Mosca ci sono litigi sui confini e sui territori che l’una parte accusa l’altra di occupare illegittimamente. Il partito lituano gioca agevolmente su queste annose contese e continua ad attizzare odio verso Giovanni e il suo regime dispotico.
Una parte importante in queste operazioni “ideologiche” l’ebbe proprio la vedova di quell’Isacco Borezkii, posadnik, che abbiamo visto negoziare per la fortezza di Porkhov, qualche capitolo prima.
Costei, di nome Marta, era figlia del bojaro Simone Loscinskii ed era già stata sposata una prima volta con il bojaro Filippo, un ricchissimo personaggio novgorodese filo-lituano e amante della modernità a tutti i costi. Rimasta vedova Marta aveva sposato poi Isacco Borezkii. La famiglia Borezkii era molto altolocata a Novgorod. Il fondatore della dinastia era il posadnik (1401) Andrea figlio di Giovanni ed aveva adottato questo “cognome” dal villaggio di Borok al quale facevano capo tantissimi terreni di sua proprietà nella zona della media Dvina.
Da Isacco Marta aveva avuto due figli, già adulti negli anni di cui parliamo. Poi era morto anche Isacco…
A questo punto la vedova Marta aveva deciso di prendere nelle sue mani il potere a Novgorod attraverso il solito metodo di pilotare la Vece con il partito lituano che lei ormai dominava e così aveva fatto nominare posadnik il suo figlio maggiore Demetrio, sebbene in realtà le redini della politica poi le tirasse sempre lei.
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