E’ bene a questo punto abituarsi da subito alla durezza di Giovanni, suo figlio e successore, e a questo scopo riportiamo il giudizio dello storico Kostomarov che ci è sembrato il più attinente.
“Il figlio di Basilio, Giovanni… dovette seguire la strada già tracciata e continuare quello che era già iniziato nella vita di suo padre. Le penose vicende vissute da suo padre instillarono nel suo carattere l’odio per qualsiasi traccia di libertà dei principati e delle loro Veci. Fu un uomo dai costumi morali rigidissimi, con una fredda ragione e un cuore aspro, autoritario e non disposto a cambiare piani precedenti per raggiungere i suoi scopi, chiuso ed estremamente prudente. Nelle sue azioni si nota la costanza anche se accompagnata dalla lentezza. Non si distinse per audacia o coraggio, ma cercò sempre di sfruttare al meglio le circostanze. Non si faceva distrarre dal traguardo prefisso e proseguiva deciso solo quando vedeva che l’evento era ormai maturo e che il successo era ineluttabile. Il radunare le terre russe possibilmente e stabilmente intorno alla sua Mosca fu il compito lasciatogli da suo padre e quindi la sua politica… Insieme all’ingrandimento territoriale Giovanni volle dare al suo stato una struttura rigidamente monocratica e sopprimere qualsiasi segno di precedente divisione e libertà sia politica che personale e che il potere del monarca fosse sempre l’unico motore di tutte le forze dello stato e quindi rendesse tutti i sudditi schiavi suoi personali, dai più vicini parenti fino all’ultimo contadino. A questo scopo Giovanni pose delle solide fondamenta sulle quali i suoi successori completarono e continuarono a costruire.”
Giovanni ha evidentemente capito che se vuole disfare il tessuto di influenze politico-economiche delle Terre di Novgorod deve cominciare dalle “colonie”, soprattutto da Pskov. L’occasione giunge quando quest’ultima città, non contenta del namestnik mandato da Mosca, rimandano costui a casa e fanno richiesta di sostituirlo.
Quando gli ambasciatori di Pskov gli si presentarono, Giovanni non li ricevette per tre giorni, il tempo di far sbollire la sua ira per questo atto offensivo verso un suo uomo e riflettere sulle misure da prendere! Finalmente ipocritamente ammise che se Pskov voleva un altro namestnik che lo indicassero e l’avrebbe concesso. Tutta questa messa in scena in sé era una dimostrazione che Giovanni non era stato costretto a ritornare sulle sue decisioni, bensì aveva concesso per magnanimità!
Questo modo di fare di Pskov favorì un’ulteriore evoluzione dell’ostilità latente fra questa città e Novgorod che risaliva alla vecchia richiesta di avere un proprio arcivescovo indipendente.
Già dopo l’”accordo” con Monsignor Basilio il clero di Pskov aveva creato delle nuove strutture per la gestione sia “delle anime” sia delle proprietà ecclesiastiche. Il rappresentante dell’Arcivescovo già ora era un prete di Pskov e non più mandato da Novgorod. Tutto il clero poi si era raggruppato in congregazioni liturgiche che facevano capo ad una chiesa sinodale nella quale si svolgevano le funzioni quotidianamente, tenute solo da parte dei preti membri e queste chiese erano diventate già quattro, a partire dalla cattedrale della Santissima Trinità. L’amministrazione dei beni ecclesiastici invece era stata affidata a personale laico e non più al dispensiere (kljuc’nik) della cattedrale e tutto questo era stato sancito dalla Vece locale, con tanto di firma del posadnik. L’ultimo passo da compiere era la nomina di un vescovo o arcivescovo locale.
Quando questa richiesta fu rivolta anche a Giovanni, questi si trovò davanti ad un dilemma: Se favoriva Pskov e lasciava che il Metropolita nominasse un vescovo separato da Novgorod, ciò avrebbe inimicato la Chiesa di Novgorod e l’avrebbe spinta al gesto estremo di operare uno scisma legandosi o al Metropolita “lituano” di Kiev o ricorrendo all’autocefalia. Se invece rifiutava a Pskov la concessione, avrebbe avuto contro quella città e il suo piano di indebolire e sfaldare il dominio novgorodese sarebbe fallito.
Il Metropolita trovò una soluzione intermedia: nominò un Archimandrita (una figura gerarchica intermedia) per la Chiesa di Pskov che rispondesse solo a lui, senza che costui in realtà avesse poteri effettivi e contrari di fronte all’Arcivescovo novgorodese, e, quando Novgorod chiese a Giovanni di mandare delle truppe per riportare Pskov alla ragione verso il suo Monsignore, il principe rispose evasivamente.
Dunque le tensioni che si stavano accumulando erano sempre più numerose e circostanziate.
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