Dicono le Cronache che in Basilio rinacque l’odio verso Novgorod e per questo motivo mandò alla città una lettera di biasimo per aver da sempre accolto tutti i nemici di Mosca. La missiva significava naturalmente una sola cosa: Mi preparo ad attaccarvi militarmente, se non mi fate le vostre scuse e mi pagate la tassa nera!
E’ il 1456! Già verso febbraio l’armata raccolta da Mosca si muove verso Mercato Nuovo che, come al solito, viene subito occupata. Basilio poi manda l’avanguardia verso Russa con un ordine ben preciso: Raccogliete qualsiasi cosa di valore e mandatela a sud! Mosca ha bisogno di tanti soldi…
I novgorodesi avevano una propria armata specializzata: la Cavalleria, e quando apparivano questi terribili uomini in sella, di solito vincevano su qualunque avversario. Dunque quella volta, mentre i due generali moscoviti sono occupati a Russa a saccheggiare (anche dalle proprietà dirette della Chiesa), ecco che appaiono ben 5000 cavalleggeri al comando del namestnik di Suzdal. Purtroppo i cavalli non potevano facilmente muoversi, data la posizione occupata dai moscoviti fra mucchi di neve e fiumiciattoli gelati in superficie ma pericolosi da attraversare, e quindi procedevano con fatica contro il nemico. In più, siccome i moscoviti con i loro archi avevano avuto l’ordine di risparmiare le frecce e quindi sparare ai cavalli invece che ai cavalieri, ne venne fuori una tal confusione fra le cavalcature ferite che i novgorodesi disarcionati furono completamente sbandati! Molti bojari che appunto erano il nerbo maggiore della cavalleria, caddero così prigionieri. Fra di essi c’era Michele Tucia, il posadnik in carica! Il namestnik invece riuscì a tornare in città e raccontò tutto l’accaduto alla Vece che rimase in seduta tutta la notte finchè non si decise di mandare dei corrieri a Pskov per chiedere aiuto.
La città sorella non indugiò e mandò un suo contingente, ma questo naturalmente non arrivò in tempo viste le condizioni della strada lungo la riva sinistra della Scelon’ in pieno inverno.
I novgorodesi ricorsero allora alle trattative. Fu messa insieme una grandiosa ambasciata, a capo della quale fu posto Monsignor Eutimio, e mandata in direzione di Mercato Nuovo. Basilio era ormai giunto ad un centinaio di verste dalla città e si era fermato nel villaggio di Jazhelbizi e in quei giorni stava riflettendo su come continuare la campagna. Battere Novgorod nelle condizioni in cui si trovavano sia Basilio sia la grande città del nord, significava perdere molti uomini e molti mezzi e rischiare di non trovare più niente da portar via come bottino di guerra. Insomma, quando Monsignore apparve con la sua ambasciata, Basilio era già pronto a trattare.
Ed anche stavolta a Novgorod costò caro: 8500 rubli d’argento! E questo sarebbe stato poco, se non si aggiunge che furono imposte alcune limitazioni agli usi e alle prerogative della Vece della città, sotto il controllo ispettivo di un funzionario moscovita.
D’ora in poi i giudizi emessi dal namestnik (di Mosca, naturalmente!) non dovevano più essere riconfermati dal posadnik. Inoltre coloro che Mosca cacciava non potevano più essere accolti dai novgorodesi come era accaduto finora (compreso il namestnik di Suzdal) e infine, dulcis in fundo!, che Novgorod pagasse la tassa nera (certamente non ora, ma non appena Mosca ne avesse avuto bisogno) senza troppe chiacchiere!
E le lamentele dei novgorodesi sugli sconfinamenti e sui sequestri di alcuni territori di confine? Di questo non si parlò in dettaglio, sebbene si dichiarasse in generale che ogni villaggio conquistato dai moscoviti dovesse essere restituito al più presto al suo Quinto! Alla fine, come sappiamo dalla storia seguente, i territori ex novgorodesi di Bezhezk, Volok Lamskii ed altri rimasero per sempre in mano moscovita.
Insomma questo accordo fu una cocente sconfitta per la libertà di cui la repubblica aveva goduto finora e segnò molti punti a favore del partito che si batteva contro Mosca.
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