Siamo sempre sulla Riva del Mercato e curiosi ci avviamo proprio verso il mercato che già da molte ore sarà occupato dai banchi e dai mercanti che hanno fretta di concludere gli affari per poter poi partire col convoglio che aspetta giù al porto. C’è di tutto al mercato, ma i grandi affari non si fanno qui perché i mercanti medi e grossi vendono solo all’ingrosso e presso i loro depositi. Qui si portano i campioni e, se il cliente decide di comprare, si va a casa del mercante presso il suo deposito o al porto dove ci sono anche suoi magazzini e si compra, pagando in contanti o con altre merci. Gli affari più importanti si fanno con la Corte di San Pietro o di Sant’Olaf perché costoro hanno sempre grossi e numerosi clienti da servire all’estero.
Ecco la Corte di Jaroslav con lo spiazzo antistante fatto come una pedana sopraelevata qualche palmo dal suolo e là la Chiesa di san Nicola. Qui sulla pedana si insedia il posadnik che per questo viene chiamato “alla pedana” (stepennyi) se è in carica e “vecchio” (staryi) se ha ceduto il suo posto ad altri. Ecco la Chiesa di san Giovanni dove di solito sono custoditi pesi e misure che vengono confrontati in caso di contestazioni e liti. E poi ci sono taverne e locande e banje pubbliche per chi non ha la propria in casa o non ama far le abluzioni da solo.
La Riva come vediamo è tutta circondata di mura e anche le porte si aprono e si chiudono ad ore ben determinate e i soldati che fanno la guardia ti guardano sempre con attenzione. Il flusso di solito sul Ponte Vecchio e dalla Riva di Santa Sofia verso quella del Mercato anche perché non a tutti è concesso di salire verso il Detinez. Il Detinez si apre solo per le grandi festività religiose come Pasqua o Natale o altre ancora e allora tutti accorrono a Santa Sofia per attendere alla funzione dell’Arcivescovo e baciare le sante icone.
Al mercato ci sono anche spettacoli in piazza di acrobati, di giocolieri, di monaci che raccontano avventure e parabole e qualche volta c’è un grande pranzo in piazza offerto nelle occasioni speciali da ricchi personaggi.
L’impiantito è di solito fatto con tronchi di legno allineati in parallelo con le commessure riempite di argilla e d’inverno è scivoloso perché l’acqua gela.
Il porto è fuori le mura e tutto sulla riva destra e le navi sono tante che talvolta sostano persino sotto il Ponte Vecchio. Qui le guardie sono più numerose perché c’è gente da tutte le parti del mondo e i doganieri che devono esaminare la merce che entra e quella che esce con meticolosità per recuperare i balzelli e le tasse.
I bojari non si vedono così spesso al mercato perché fanno tutti gli affari in casa propria sull’altra riva e così anche l’Arcivescovo che rimane sempre chiuso nei suoi appartamenti o in visita nei monasteri lontani. E’ invece interessante lo spettacolo delle visite del Metropolita che arriva qui col suo numeroso seguito di preti e diaconi o del Bacio della Croce del namestnik o l’eventuale visita di altri grossi personaggi pubblici, anche stranieri.
Sui canali in mezzo alla città poi si possono vedere le lavandaie che battono i panni lungo l’acqua corrente con i nuovi saponi che sono arrivati dall’Occidente e poi c’è tutta una pletora di mendicanti, di storpi, di persone strane e sole, pellegrini e soldati senza ingaggio, ma questi non sono ammessi in città e perciò si nascondono negli angoli delle strade o si rifugiano nelle piccole chiese perché è proprio la Chiesa che si prende cura di loro, di fronte alla cinica indifferenza delle classi abbienti.
Tuttavia ci sono anche le occasioni per far baracca quando le Corporazioni dei diversi mestieri fanno festa in pubblico nelle strade dove i mestieri hanno sede.
Ad esempio quando nel 1135 il namestnik Vsevolod sottoscrisse un nuovo Manuale di Comportamento (Rukopisanje, v. oltre) che, confermando i diritti acquisiti dai mercanti bojari, fissò nello stesso documento anche le regole per la gestione della più potente corporazione novgorodese, quella dei Cerai con sede nella chiesa di san Giovanni.
Questa Congrega aveva la sua festa che cadeva l’11 settembre e in quel periodo il Consiglio della Congrega ordinava ben 70 enormi ceri da offrire al santo protettore e in quel giorno l’Arcivescovo era invitato ad officiare. A monsignore andavano 1 grivna per il servizio e una ricca pezza di stoffa finissima. Poi si dava inizio alla festa in piazza che fra balli e pranzi luculliani durava ben tre giorni (spesa: 32 grivne!).
La Riva di Santa Sofia, quella aristocratica, è tutta dominata dalle chiese che i bojari si fanno costruire vicino alla loro usad’ba e le case naturalmente sono più ricche e più adornate e non c’è la concitazione delle case della Riva opposta in queste strade, spazzate e ben tenute. Qui quando si passano le Porte per entrare si è sempre controllati dai guardaportone…
Le cinte di mura di notte chiudono le proprie porte e ognuno rimane chiusa all’altra.
Per la notte Novgorod aveva anche un’illuminazione stradale, in verità non molto efficace, ma almeno abbastanza per vedere dove mettere i piedi.
L’illuminazione maggiore invece era sulle porte e sulle torri delle mura.
In città di sera, salvo le feste comandate, non c’è molto da fare perché qui diventa subito scuro, anche d’estate, e bisogna tornare a casa, a meno che non si abbia qualche compagnia e un luogo dove far bisboccia bevendo e accogliendo donnine allegre, danzatrici o spogliarelliste. Allora sì! Si tira fino al mattino, sollevando talvolta le lamentele del vicino che vuol dormire.
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