Non dobbiamo pensare che chiunque potesse mettersi a suonare la campana per chiamare la gente all’adunanza, né che la vece si riunisse a date fisse e regolarmente durante l’anno. In realtà questa assemblea si riuniva solo quando ce n’era bisogno e tale bisogno era determinato dalla gravità delle istanze mosse a partire dai cantoni fino a giungere a quelle che interessavano la famiglia del posadnik o l’Arcivescovo.
Per la verità le piccole istanze era già risolvibili attraverso le veci cantonali che e esistevano e funzionavano sotto la presidenza del capocantone (starèz), ma quelle grandi che toccavano gran parte della cittadinanza venivano portate all’attenzione del consiglio ristretto dei bojari che i tedeschi che frequentavano la città chiamavano Consiglio dei Signori (Herrenrat) e a Novgorod (e a Pskov) Gospodà.
Questo Consiglio preparava la questione da discutere in tutti i suoi punti salienti nell’arcivescovado e poi indiceva la vece che doveva accettarla o respingerla.
Come si votava? Non si votava come intenderemmo noi oggi e neanche alzando la mano o scrivendo un si o un no e versandolo nell’urna. Si deliberava per grido! In altre parole si considerava approvata la soluzione proposta se l’intensità dei gridi degli astanti era più alto dei gridi contrari “ad orecchio” (non c’era l’applausometro!). Talvolta però la questione diventava talmente controversa da portare le fazioni di opposto parere alle mani e alle armi.
Caratteristico di Novgorod era che in tal caso le fazioni si raggruppavano in due gruppi di manifestanti che si scontravano violentemente dei quali il gruppo che raccoglieva le classi inferiori si schierava sulla Riva del Mercato e l’altro si ritirava lungo il Ponte Vecchio. A questo punto cominciava lo scontro che poteva durare a lungo, se non intervenivano fattori diversi a fermarlo. L’Arcivescovo ad esempio, quando veniva a sapere di quale piega stava prendendo la vece, usciva da Santa Sofia ed interveniva sul ponte con la sua autorità e con l’esposizione delle sante icone, davanti alle quali tutti si prostravano e gli animi si calmavano!
Anche il namestnik, da qualsiasi città fosse mandato e accettato, partecipava al Consiglio dei Signori invece di starsene sempre in panciolle a godersi la vita. Costui di solito era stato incaricato da un principe anziano (quasi sempre il proprio padre), signore di un'altra città della Terra Russa, e mentre era a Novgorod cercava con varie attività politiche sottobanco di creare un partito che lo sostenesse ai fini di permettere al principe di cui era il luogotenente, l’assoggettamento della città. Si formavano così partiti filo-moscoviti (con Mosca) o filo-tveristi (con Tver) o filo-lituani etc. i quali nelle veci facevano sentire la loro voce, sobillati e istigati dal namestnik che favoriva volentieri i disordini di cui abbiamo parlato prima.
Fu proprio la vece che cambiò il modo di compensare il namestnik. La città non darà più un tributo (dan’) di cui una parte a Kiev e un’altra al namestnik, ma farà una donazione speciale (dar) per il mantenimento di costui durante il periodo d’ingaggio. La donazione consisteva nell’usufrutto della produzione di alcuni villaggi e dei diritti di raccolta di alcune foreste e laghi, dove era concesso al principe di esercitare pesca, raccolta, apicoltura etc. etc. …solo finché rimaneva in carica! Né al namestnik al quale era stato interrotto il contratto o l’aveva completato, era permesso portare con sé la quota di ricavi rimasta, andandosene via!
Il territorio dal quale il principe riceveva il suo dar era una parte del territorio chiamato l’Oltrevolhov ossia un’area al di fuori dei Quinti in cui quasi sicuramente non si trovavano né pellicce né altri prodotti d’alto prezzo che la città gelosamente commerciava! D’altronde, ammesso che il principe avesse trovato tali prodotti nel territorio assegnatogli, ossia fra il lago Seligher il fiume Lovat’, non aveva poi il diritto di trafficarli, se non tramite un mercante riconosciuto (chiamato tradizionale ossia in novgorodese posc’lyi) di Novgorod!
Questa era Novgorod
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