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Computers Monsignor Grande Novgorod
scritto di: Aldo C. Marturano
Pogosty, Pirati e Jaroslav
Altre rotte novgorodesi correvano invece verso il sud, lungo i grandi fiumi russi quali il Dnepr, il Volga e il Don principalmente. Se il Dnepr era quasi tutto sotto controllo russo, Il Volga e il Don, nei tratti più bassi erano invece erano sotto il controllo di altri popoli non russi. Abbiamo parlato di traffici in direzione nord-sud poiché agli albori della storia russa Novgorod appare come il maggior “produttore” di merci di lusso del nord Europa e conseguentemente si spiega la necessità per questa città di avere un vasto territorio intorno, se voleva ricavare dai raccoglitori locali una quantità quasi costante di quelle merci ogni anno. Purtroppo, a quanto ci consta, la “raccolta” attuata da Novgorod era un vero e proprio “commercio di rapina a mano armata” benché questo tipo di sfruttamento delle risorse non fosse a quei tempi molto diverso da quello che esisteva anche in altre plaghe d’Europa! A parte dunque le considerazioni etiche, possiamo subito immaginare che, essendo il territorio da controllare praticamente immenso, Novgorod aveva bisogno di “basi logistiche” ben definite, all’interno di esso. Esse erano chiamate pogosty, dove si tentava di coltivare qualcosa per la sussistenza invernale della guarnigione e di acculturare la gente locale per farla collaborare con più entusiasmo! Queste postazioni si rianimavano in primavera quando si facevano le spedizioni… di rapina all’interno e si svuotavano d’inverno! Molti pogosty si trasformarono in tutta una serie di colonie in questi gelidi spazi in gran parte desolati e, quando arrivarono a queste latitudini anche i monaci, si fondarono numerosi Monasteri, ancor oggi in piedi… I novgorodesi in questa loro azione colonizzatrice giunsero persino alla scoperta di Terranova nell’Artico (Nòvaja Zemljà) già nel XI sec. Nelle Cronache infatti si narra di un certo Ghiuriata Rogovic’ che mandò alcuni suoi uomini sul fiume Pjeciòra per poi proseguire lungo il fiume Jugrà fra i Samojedi degli Urali. Costoro raccontarono ai novgorodesi che più a nord sulle rive del grande Tre (l’Artico) c’erano altissimi monti, ai piedi dei quali vivevano delle genti dalla lingua strana che però fornivano pellicce di altissima qualità e le scambiavano per lame d’acciaio di poco prezzo! A parte dunque questo importante episodio, la colonizzazione serviva soprattutto a raccogliere notizie sulle aree dove trovare sempre più prodotti da trafficare, per poi verificarle e sfruttarle, durante la stagione più conveniente. E’ notevole che le genti che i novgorodesi incontrarono nel nord erano quasi tutti di etnia finnica, benché portassero vari nomi che le Cronache ci hanno tramandato. Alcuni di questi popoli esistono ancor oggi, benché in gran parte russificati, ma di altri si conserva appena il ricordo, come abbiamo detto, nelle saghe islandesi e qui leggiamo che specialmente i loro dei e i loro sciamani facevano grandissima impressione con le loro trances e coi loro riti misteriosi. Addirittura, proprio a causa di ciò, la regione dei Grandi Laghi Nordici era chiamata dagli Scandinavi la Terra dei Maghi (Jotunheimr). Novgorod, a dispetto di quello che raccontano alcune Cronache, non raccoglieva la merce da rivendere sempre in modo pacifico, ma ricorreva spesso e volentieri alle armi e i poveri finni in questi casi funesti dovevano abbandonare il villaggio, lasciando tutto quello che avevano raccolto nelle mani degli avidi pirati novgorodesi… oppure perire o, peggio che mai, esser catturati per esser venduti schiavi! E non era solo nelle terre finniche che ciò avveniva, poiché abbiamo notizia che queste scorrerie piratesche di Novgorod fossero condotte anche lungo il Volga. Questi ultimi pirati fluviali novgorodesi che improvvisamente apparivano dal folto dei canneti o degli alberi delle rive, possedevano delle velocissime, ma capacissime, imbarcazioni chiamati usc’kui e Mosca (ma anche gli altri principi del Volga) dovettero combatterli per mantenere sicuri i traffici verso il sud. In altre occasioni i colonizzatori novgorodesi addirittura fondarono altre repubbliche di per sé indipendenti, come la famosa Repubblica di Vjatka sul fiume omonimo che durò oltre due secoli intatta (perché irraggiungibile!) dalle grinfie di Mosca. Gli avvenimenti che in seguito racconteremo, certamente ci aiutano ad immaginare che il Grande Nord delle Terre Russe fu dominato economicamente senza dubbio alcuno proprio da Novgorod… finché non apparvero i Cavalieri Teutonici. Questi, attestatisi sul Mar Baltico, con perseveranza costrinsero la repubblica a recedere pian piano e a condividere i traffici e in parte anche gli interessi politici con le nuove città-porto di Riga e di Reval (oggi Tallinn) protette dai Cavalieri… Siamo ormai nel XIII sec. quando si stabilizza la situazione baltica. A Novgorod ormai si è formata una società borghese ben stratificata e molto particolare che già da qualche secolo collabora con gli stranieri, specialmente tedeschi (frisoni) che vengono d’oltremare. Prima di vedere a quali traguardi questa evoluzione portò l’intera città, dobbiamo chiederci, come e quando Novgorod si emancipa dalla servitù di Kiev e in seguito potremo esaminare la sua azione politica quando si barcamenerà fra le diverse potenze politiche che man mano sorgeranno nella Pianura Russa. La Rus di Kiev è sicuramente il primo stato organizzato della Pianura Russa che cerca di unificare sotto un solo sovrano le diversissime realtà etniche e geografiche dell’immenso e poco penetrabile territorio. Questo stato era chiaramente basato sul forte e tenace legame fra le due città, una a nord e l’altra al sud del percorso “dai Greci ai Variaghi” e tale legame esisteva finché il potere esercitato rimaneva indiviso o sotto un solo sovrano o attraverso un sistema repressivo organizzato unitariamente. Con le condizioni comunicative del tempo fisicamente ciò poteva avvenire solo con visite periodiche del sovrano nelle due città o, ad esempio, se il padre regnasse nella città maggiore e il figlio in quella minore, con fiducia reciproca. Quest’ultima soluzione era stata quella voluta da Vladimiro, quando aveva destinato Jaroslav a Novgorod, ma poi quest’ultimo, allettato dalle promesse dei novgorodesi di creare uno stato tutto proprio, aveva rotto il legame di alleanza “filiale” col padre e per poco non si era scontrato con lui. Infatti Vladimiro era morto prima della rottura col figlio e Jaroslav così aveva potuto insediarsi a Kiev eliminando quanti più concorrenti potesse. La Rus di Kiev si era dunque ricompaginata, ma… Novgorod non ne era diventata la capitale! Jaroslav per quest’ultimo problema trovò una soluzione, che risultò poi provvisoria, in cui Novgorod era suo feudo personale, amministrato direttamente da lui e senza una vera dipendenza da Kiev. Un palliativo insomma, alle velleità novgorodesi di indipendenza! Per mantenere questa sua posizione Jaroslav si affidò al lavoro capillare della Chiesa, ma anche, e soprattutto, finanziando e appoggiando le fazioni che stavano dalla sua parte. La politica più incisiva di Jaroslav fu diretta verso l’esterno dell’asse Kiev-Novgorod alla ricerca del riconoscimento del suo stato da parte di tutti i vicini a tutti i livelli. Ambasciate e relazioni commerciali, matrimoni dinastici e talvolta anche alleanze militari e guerre furono le sue più intense attività. Tutto ciò però costava e l’unico cespite per la Rus di Kiev era il traffico commerciale internazionale nel quale il peso commerciale e politico maggiore era proprio Novgorod. Per questa ragione lo stesso Jaroslav fece delle concessioni importanti alla “grande fattoria” del nord già nel 1015, sebbene poi facesse registrare nelle Cronache che queste concessioni erano state date quasi per farsi perdonare un atto inutilmente crudele perpetrato contro i bojari qualche anno prima, implicitamente riconoscendo il peso politico dei bojari novgorodesi.

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